Deserto Napoli: spalti deserti
nella notte senza gol col Torino

di Francesco De Luca
Domenica 17 Febbraio 2019, 23:43
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Dopo quasi tre mesi (0-0 con il Chievo il 25 novembre) Napoli senza gol al San Paolo. Tante occasioni e zero reti nello stadio vuoto, scivolando a -13 dalla Juve: la sfida del 3 marzo con la capolista a Fuorigrotta varrà solamente per l’onore.

Il primo tempo contro il Toro di Mazzarri è stato vigoroso, giocato con attenzione e concedendo niente all’avversario. Ma, come a Firenze otto giorni prima, è stato anche all’insegna dei frequenti errori sotto porta, in particolare Milik ha sbagliato tutto quello che poteva. A spingere la prima linea c’erano tutti gli azzurri, perfino Malcuit (brillante sulla fascia destra) e Koulibaly (insuperabile davanti a Ospina). Nella ripresa il copione non è cambiato: attacchi a testa bassa, con il Torino che seguendo la dottrina mazzarriana si chiudeva a riccio. Un tiro al bersaglio, i palloni respinti da Sirigu e dal palo (quello di Insigne, che si è prodotto in una serie di tiri a giro sul secondo palo per provare a beffare il portiere), una pressione costante che non ha prodotto l’auspicato effetto. Ancelotti le ha provate tutte, ha inserito Verdi e Mertens, però questo travaglio di oltre novanta minuti non ha prodotto il gol. Questione di sfortuna ma anche di poca freddezza e precisione in una fase del campionato non ha nient’altro da dire. Gli stimoli ci sarebbero pure, ma i gol no.

Vuota la porta di Sirigu, vuote le tribune del San Paolo. La sollecitazione di De Laurentiis dopo le scarse presenze registrate al San Paolo nelle prime partite del 2019 - meno di 20mila spettatori per Lazio e Sampdoria - non è stata raccolta perché a Fuorigrotta si sono presentati in 21mila. Desolante per Ancelotti, abituato a dirigere le sue squadre in stadi esauriti, e per gli azzurri, che hanno tentato di opporsi finché è stato possibile alla furia della Juve. Si è aperto il dibattito su queste assenze ed è stato riproposto il tema del sofferto rapporto tra il presidente e una parte della tifoseria. Ma, se è tale, lo è anche nei momenti belli e in questi anni ne sono vissuti tanti, in uno stadio pieno. E allora il problema qual è? La lettura più corretta e semplice è questa. Il campionato che non offre prospettive pesa su questo allontanamento, che è fisico e non affettivo perché resta solido il feeling con questo gruppo di giocatori che è stato escluso dalla Champions per la differenza di un gol e ha blindato il secondo posto in campionato. Risultati significativi. L’eventuale avvicinamento alla Juve - molto complicato per i capitali che il club investe - deve essere pianificato da De Laurentiis più che da Ancelotti, che in questi mesi ha sfruttato le risorse a sua disposizione. Il tema degli investimenti da fare, e assicurati dal presidente pochi giorni fa Zurigo, verrà messo sul tavolo più in là anche se le linee programmatiche sembrano già chiare perché ispirate ai percorsi del passato: calciatori giovani, anche con un costo del cartellino elevato ma dallo stipendio contenuto per non squilibrare il monte-ingaggi.

La giornata di campionato ha vissuto l’ennesima puntata del romanzo popolare che riguarda l’Inter, Icardi e Wanda Nara (l’ex capitano era in tribuna al Meazza ma non è sceso negli spogliatoi dopo la vittoria e Spalletti lo ha rimproverato) e il caso-Var in Spal-Fiorentina. Regolamento applicato alla lettera, intervento dell’arbitro Pairetto al video su richiesta dell’ineffabile Mazzoleni soltanto quando il gioco si è fermato: quindi un gol annullato alla Spal e un rigore concesso alla Fiorentina. È il regolamento, signori. Ma la comica di Ferrara rappresenta l’occasione per una revisione del protocollo perché così si bruciano le emozioni, passando da un 1-2 a un 2-1. Non è mai troppo tardi.
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