Non passa in Veneto la legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito. Il voto della norma, proposta dall'associazione 'Coscionì, non ha passato i primi due dei 5 articoli complessivi, che richiedevano il sì della maggioranza assoluta. Il secondo, in particolare, è un articolo 'fondamentalè della legge, per cui il presidente Roberto Ciambebetti ha proposto il rinvio in commissione, che è stata poi approvata dall'assemblea. La discussione e il voto hanno visto la spaccatura del centrodestra, con Fdi e Fi contrari, il presidente Luca Zaia e parte della Lega favorevoli, come le opposizioni.
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La posizione di Zaia
«Mi spiace che qualcuno abbia dato une lettura errata, ovvero che la legge discussa in Veneto 'istituiva il fine vità.
«La legge non passa a parità di voti, 25 contro 25, e torna in commissione - osserva Zaia - questa è la democrazia. Dopodiché domani mattina i pazienti terminali, alla luce della sentenza del Consulta del 2019 possono chiedere l'accesso al fine vita. È la prova provata che questa pdl non serviva ad autorizzare il fine vita, ma stabiliva i tempi per le risposte». «Massimo rispetto per i consiglieri, ci mancherebbe - aggiunge - soprattutto su un tema etico è fondamentale che tutti abbiano libertà di pensiero e di espressione. La mia parte politica ha lasciato totale libertà di pensiero e di espressione, penso che lo si potrà evidenziare dalle votazioni». «Spero che a livello nazionale si affronti il tema, - conclude Zaia - o nella direzione di dire 'cerchiamo di normare il fine vita a tutela della libera scelta e dei casi estremì oppure che si vada nell'altra direzione, si faccia una legge per negare il fine vita. Ma un amministratore come il sottoscritto deve essere laico nell'approccio. Spero che non si sia partigiani nell'affrontare questo tema, e non ci siano fazioni. Io oggi ho detto che quando parlo penso a chi è a casa o su un letto di ospedale, che deve avere messaggi assolutamente chiari».