Cento scosse in meno di ventiquattro ore: la nuova faglia del Molise fa paura

Cento scosse in meno di ventiquattro ore: la nuova faglia del Molise fa paura
di Mariagiovanna Capone
Sabato 18 Agosto 2018, 08:00 - Ultimo agg. 18:56
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Cento scosse in meno di ventiquattro ore. La sequenza sismica di Campobasso non dà tregua agli abitanti dei centri molisani da Campomarino fino a Guardialfiera e in molti continuano a dormire fuori casa, nelle auto o nei centri allestiti dai sindaci nelle palestre o nei campi sportivi. La possibilità che possa continuare così ancora per alcune settimane è piuttosto elevata mentre gli studiosi non sono in grado di ipotizzare se (e tantomeno quando) ci sarà un altro evento sismico intenso.

Finora sono tre i terremoti forti che hanno interessato l'area. Il primo di magnitudo 4.6 alle 23.48 del 14 agosto, seguito da uno sciame sismico di circa 15 scosse di intensità bassa. Giovedì invece due terremoti: il primo alle 20.19 di magnitudo 5.1, il secondo alle 22.22 di magnitudo 4.4 entrambi nella zona di Montecilfone. E poi uno sciame sismico, che ancora sussiste, composto da oltre cento scosse, con magnitudo da 3.5 e 0.9 e profondità sempre molto elevate.
 
La sismologa dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Concetta Nostro elenca quanto finora è a conoscenza degli esperti. «Prima di tutto è importante chiarire che non si tratta della stessa faglia del sisma che colpì San Giuliano di Puglia del 2002. Ma di un'altra faglia con comportamento simile a quella di 16 anni fa». Le dichiarazioni a caldo del presidente dell'Ingv Carlo Doglioni, sono state frettolosamente, ed erroneamente, sintetizzate. La sequenza sismica di Campobasso ha origine quindi da una «faglia trascorrente, ossia faglie in cui prevale il movimento orizzontale, simile a quella di San Giuliano ma simile a tante altre che insistono in questa zona, che ha un regime tettonico molto diverso da quello appenninico».
 


La Sala sismica dell'Ingv sta registrando ogni spostamento proveniente dalla faglia, quasi sempre originato a profondità molto elevate, ma sulla sua evoluzione gli scienziati ci vanno coi piedi di piombo. «Ci vuole tempo per comprendere e approfondire questa faglia, anche perché mancano i dati storici che fornirebbero informazioni importanti da associare a quelli odierni. Oltre al terremoto del 1456 che devastò anche quest'area del Molise, non abbiamo nient'altro, non abbiamo evidenze di terremoti storici importanti, a esclusione di quello del 2002». Tutta questa zona prima della tragedia di San Giuliano non compariva neanche come zona sismica, anzi era perfino non classificata. Dopo il 2002 rientra in una zona con medio alto rischio sismico, ma intanto le costruzioni abitative non essendo obbligate al regime antisismico, potrebbero essere meno adatte a reggere questo tipo di sollecitazioni.

Poche le informazioni, proprio perché l'Ingv sta studiando il fenomeno e servirà del tempo prima di capire di più della faglia che sta provocando i terremoti. «L'area appare molto attiva» prosegue Nostro. «Dopo un terremoto di magnitudo 5.2 è naturale che ci sia una sequenza sismica, che potrebbe durare settimane o mesi. Ci aspettiamo altri terremoti ma non siamo in grado di dire quanto intensi ed escludere che possa essere anche più forte di quello di giovedì sera».

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