«Ucraina, conflitto lungo; l’Ue sia più responsabile per difesa e sicurezza»

L’ambasciatore tedesco in Italia Hans Dieter-Lucas: «Sostegno per tutto il tempo necessario»

Hans-Dieter Lucas col direttore di Pompei Zuchtriegel
Hans-Dieter Lucas col direttore di Pompei Zuchtriegel
Gianni Molinaridi Gianni Molinari
Venerdì 1 Marzo 2024, 23:51 - Ultimo agg. 2 Marzo, 16:52
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Due giorni di visite e incontri a Napoli e in Campania per l’ambasciatore tedesco Hans-Dieter Lucas di recente ritorno dalla Conferenza della Sicurezza di Monaco.

Ambasciatore, due anni di guerra in Ucraina cosa hanno insegnato?

«Putin vuole porre fine all’Ucraina come stato indipendente. Dal suo punto di vista è in un conflitto di principi con l’Occidente. A questa sfida dobbiamo reagire in primo luogo sostenendo l’Ucraina politicamente, economicamente e militarmente per quanto sarà necessario. In secondo luogo dobbiamo prepararci a un conflitto sul lungo termine, e dobbiamo noi stessi rafforzare ulteriormente la nostra capacità di difesa, investendo maggiormente, cosa che stiamo già facendo ma è un compito per tutta l’Europa»

L’elezioni presidenziali negli Stati Uniti, con le dichiarazioni di Trump ma anche un sentiment molto diffuso nella popolazione americana, rimettono in gioco il modello della difesa Atlantica basato sulla deterrenza militare e atomica americana. Ma i passi per un “pilastro” più forte della difesa europea stentano.

«Abbiamo un interesse strategico ad avere sempre al nostro fianco gli Stati Uniti come la maggiore potenza militare nel mondo. Al tempo stesso è chiaro che Usa si stanno orientando di più verso l’area del Pacifico, quindi noi europei dobbiamo assumere maggiormente la responsabilità per la nostra sicurezza e difesa indipendentemente dalle elezioni negli Usa. È incoraggiante il fatto che quest’anno per la prima volta, dopo tanto tempo, venti stati della Nato raggiungeranno il 2% del Pil per la spesa militare. Sarà un processo lungo e bisogna mettere a disposizione le risorse finanziarie necessarie. E soltanto se l’Europa sarà in grado di agire sul piano della difesa e della politica estera sarà nel lungo termine un partner attraente per gli Stati Uniti».

La Germania ha preso la difesa di Israele dopo la strage del 7 ottobre. Con uguale chiarezza ha chiesto una tregua umanitaria a Gaza. Così come tutto l’Occidente. Perché Israele non ascolta i suoi alleati rischiando di alienarsi il favore delle opinioni pubbliche? E cosa si può fare ulteriormente?

«Il punto di partenza è che Israele ha diritto di difendersi da Hamas e dal terrorismo.

D’altra parte la situazione a Gaza è fonte di grande preoccupazione, quindi il diritto di Israele deve essere affiancato da un atteggiamento molto chiaro di protezione della popolazione civile. Il Cancelliere Scholz al telefono con Netanyahu ha ribadito il diritto alla difesa, ma anche il rispetto del diritto internazionale e la ministra Baerbock ha chiesto a Israele di indagare a fondo sulle terribili morti di civili durante la distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza. Insieme con i nostri alleati europei e agli Stati Uniti chiediamo una tregua umanitaria. Abbiamo espresso altresì grande preoccupazione per i coloni violenti della Cisgiordania. Ci siamo adoperati in Europa per sanzioni contro i questi coloni che aggrediscono la popolazione cisgiordana».

A giugno si vota per il nuovo Parlamento Europeo. L’attuale il modello di governance attuale dell’Unione che prescrive l’unanimità cosa ne ha ingessato l’azione e fatto perdere molte occasioni. Un’Unione più veloce è condizione indispensabile per affrontare le grandi crisi e svolgere un ruolo.

«Penso che dopo le elezioni europee dovremo riflettere su come affrontare le due sfide fondamentali della governance e dell’allargamento che sono due questioni strettamente connesse. È chiaro che un Ue allargata ai Balcani occidentali, all’Ucraina e alla Moldova funziona in modo diverso di come ha funzionato finora. Ma anche senza l’allargamento dobbiamo riuscire a prendere decisioni più rapidamente cosa che non abbiamo fatto ultimamente. Concretamente stiamo lavorando per arrivare a votazioni a maggioranza qualificata su politica estera e di sicurezza. Abbiamo creato un gruppo di Stati europei tra cui l’Italia che sta lavorando per raggiungere questo risultato».

Germania e Italia, le prime due potenze manifatturiere europee, hanno economie integrate e oggi devono affrontare le sfide della transizione ecologica e dell’intelligenza artificiale.

«Si tratta di sfide strategiche. L’Ue ha già posto condizioni per la transizione. Anche la Germania ha fatto molto. Ma dobbiamo accelerare. Germania e Italia hanno rafforzato la collaborazione nell’ambito del piano d’azione recentemente firmato a Berlino dove è stato inserito il progetto del corridoio che trasporterà idrogeno verde dall’Africa all’Italia, all’Austria e fino alla Germania. Ed è un progetto molto importante. Sull’intelligenza artificiale bisogna anzitutto definire la questione regolatoria, poi concedere sufficienti spazi all’innovazione. Il regolamento Ue sull’Ai è un passo avanti importante per tutto il mondo, dato che è il promo quadro normativo multilaterale. La questione dei finanziamenti per il sostegno con gli investimenti è altrettanto cruciale: se penso alle enormi somme di denaro investite negli Stati Uniti ma anche la Cina, mi rendo conto che l’Europa deve investire molto di più per evitare di restare indietro. Invece dobbiamo mantenere la nostra eccellenza nell’ambito tecnologico».

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La Germania è molto presente in Campania e nel Mezzogiorno con aziende di primo piano. Ci sono ancora molte opportunità come la Zona economia speciale e nelle aree interne hanno disponibilità di aree industriali infrastrutturate, non potrebbe essere questo l’inizio di una rinnovata stagione di investimenti?

«È sempre necessario che ci siano buoni presupposti, condizioni quadro per la sicurezza degli investimenti e che ci siano incentivi. Le risorse messe a disposizione del Pnrr anche nel Mezzogiorno danno grandi opportunità anche per le imprese tedesche sia in settori consolidati come l’aerospazio e l’automotive, sia in altri settori come le energie rinnovabili e il digitale che sono importanti nel Sud e offrono grandi opportunità. Nell’ambito del piano di azione italo-tedesco abbiamo deciso di rafforzare la cooperazione economica. Abbiamo formato cinque gruppi di lavoro fra i ministeri italiani e tedeschi che si occuperanno di temi concreti. Quest’anno verrà anche organizzato un forum industriale per sviluppare altre possibilità di collaborazione.

La questione Goethe: l’istituto che ha un ruolo importante nella cultura della città e nelle relazioni ha chiuso i corsi di lingua tedesca dal 1 febbraio 2024.

«La decisione è stata dolorosa e anche il Goethe non l’ha presa con leggerezza, ma è parte di un processo di ristrutturazione mondiale. Dobbiamo ora gestire questa decisione e intendiamo fare di tutto affinché il lavoro importante del Goethe possa proseguire a livello sostanziale. Sia il programma culturale sia l’insegnamento della lingua per noi sono molto importante. È nostro interesse che la lingua e la cultura tedesca continuino a essere insegnate a Napoli e in Italia. Di questo ho parlato con il sindaco Manfredi e continueremo a rimanere in contatto per vedere come proseguire».

L’epilogo giudiziario che ha escluso colpevoli della morte di Lavinia Trematerra travolta all’interno di un hotel a Monaco ha lasciato grande amarezza. La famiglia ha ricordato che in due anni non è arrivato alcun messaggio di cordoglio né dall’hotel né dalle autorità tedesche.

«Non conoscevo questo fatto. Sulle decisioni di un tribunale non posso fare commenti dato che il potere giudiziario è indipendente. È un evento molto tragico: quando muore un bambino è la cosa più terribile che possa accadere, una perdita tremenda per la famiglia. Anche se sono già passati due anni, vorrei esprimere le mie più sincere condoglianze».

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