Meloni torna da Vox. Lo schiaffo a Ursula: «Cambiamo l’Europa»

Meloni in video alla convention dei “patrioti”: «Ue stanca e in declino»

Secondo le prime informazioni l'autore del gesto è stato accompagnato in caserma anche se nei suoi confronti non c'è ancora un'accusa precisa
Secondo le prime informazioni l'autore del gesto è stato accompagnato in caserma anche se nei suoi confronti non c'è ancora un'accusa precisa
di Andrea Bulleri
Lunedì 20 Maggio 2024, 00:16 - Ultimo agg. 21 Maggio, 22:55
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«Buenos días patriotas!». Giorgia Meloni torna in versione «mujer, madre, cristiana». Almeno per lo spazio di un quarto d’ora, tanto quanto dura il videomessaggio che la premier invia alla convention di Vox, il partito dei nazionalisti spagnoli guidato dall’amico Santiago Abascal, riunito nell’ex plaza de toros madrilena di Vista Alegre per lanciare l’assalto a Bruxelles. E nonostante la posa ben più istituzionale rispetto a tre anni fa (quella era l’epoca del tormentone «Yo soy Giorgia, soy una madre, soy cristiana», mentre stavolta la premier parla davanti a uno sfondo tricolore), anche in questo caso la leader dei Conservatori europei gioca tutto in attacco.

Bacchetta l’Ue, un continente «stanco, remissivo, viziato» che «sta vivendo una fase di grande incertezza, di declino», anche a causa delle «ricette folli della sinistra europea». E soprattutto assesta un manrovescio a Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione di cui Meloni aveva tutto sommato apprezzato le strizzate d’occhio a destra negli ultimi mesi. Invece, la bocciatura è senza appello: «La legislatura europea 2019-2024 è stata contrassegnata da priorità e strategie sbagliate», tuona la premier, che gli organizzatori di Vox elogiano come «la donna che ha trasformato la politica italiana» (anche se proiettato sul palco il suo nome si trasforma in “Georgia”).

Nel mirino finiscono l’immigrazione illegale e le teorie gender contro la famiglia, tra gli obiettivi invece svetta la difesa di imprese e agricoltori dai concorrenti che non hanno regole.

Per questo, suona la carica Meloni in un fluente spagnolo, «vogliamo e possiamo costruire un'Unione diversa e migliore: siamo il motore del rinascimento del nostro continente». E «quando la storia chiama – infiamma la platea – quelli come noi non si tirano indietro: cambiamo Madrid e cambiamo Bruxelles». Una svolta che per la premier non può che passare dallo stop alle «maggioranze innaturali e controproducenti» che fin qui hanno dettato legge a in Ue, quelle che finora hanno tenuto insieme socialisti di centrosinistra e popolari di centrodestra.

L’AVVICINAMENTO
In prima fila ad applaudirla, anche se su alcuni passaggi con più convinzione che su altri, c’è Marine Le Pen, la madrina del Rassemblement National francese. Che come Matteo Salvini, a Bruxelles siede nel gruppo di Identità e democrazia, lo stesso dell’Afd tedesca. E che si avvia, sondaggi alla mano, a diventare il primo partito di Francia alle prossime elezioni, con un potenziale bottino di una trentina di seggi al Parlamento Ue. I conservatori di Vox l’hanno invitata a Madrid. E lei ha risposto intervenendo di persona, sul palco. È anche per questo che Meloni sceglie la strada del videomessaggio: una photo-opportunity tra le due avrebbe rischiato di causare incidenti con l’alleato leghista. Che infatti fa subito sue le parole dell’arcinemica di Macron, contro il presidente francese e contro von der Leyen.

Ma se la distanza fisica tra le due resta, quella politica si riduce parecchio. Tanto che Le Pen, che solo due mesi fa aveva tuonato contro Meloni («ci dica chiaramente se sostiene von der Leyen alla presidenza della Commissione, perché noi non lo faremo mai»), stavolta spende parole al miele per la premier: con lei «ci sono punti in comune», assicura. «Non è questione di persone ma di libertà, Meloni e Salvini hanno a cuore la libertà». E «non c'è dubbio – aggiunge la leader dell’ultradestra francese – che ci siano delle convergenze per la libertà dei popoli che vivono in Europa».

Un avvicinamento che si spiega anche con l’intenzione di Le Pen di incidere di più nella politica dell’Ue, ora che il suo gruppo a Bruxelles si avvia a essere più corposo. E, in prospettiva, di accreditarsi come candidata credibile alla presidenza francese. Condizione per cui un ponte coi conservatori di Ecr potrebbe tornare utile. E chissà che l'incrocio soltanto virtuale di Madrid non possa trasformarsi in qualcosa di più concreto tra qualche mese nei palazzi del potere europeo.

LE POLEMICHE
Sul palco di Vox, intanto, sfilano uno dopo l’altro i leader nazionalisti e conservatori. C’è Viktor Orban (in collegamento), c’è una delegazione di trumpiani. C’è Javier Milei, il cui attacco alla moglie di Pedro Sanchez (che il presidente argentino definisce «corrotta») fa esplodere un caso diplomatico tra Madrid e Buenos Aires, con la Spagna che richiama l’ambasciatrice.

Un parterre di ospiti che fa scatenare gli attacchi dell’opposizione. Affonda Elly Schlein dal Pd: «Meloni, in mezzo a nazionalisti, franchisti e amici di Trump ci attacca dicendo che la sinistra cancella l'identità. Intanto lei cancella la libertà degli italiani, perché se hai un salario da fame o non ti puoi curare non hai più libertà. Per noi la questione sociale sarà sempre al centro», chiosa. Si infiamma anche Carlo Calenda: «La premier bercia contro l’Ue mentre gli adulti parlano di Georgia». Critica anche Raffaella Paita di Italia viva: «La presenza di Meloni alla convention di Vox indebolisce l'Italia e la colloca ai margini della politica europea: la premier non sceglie i conservatori e i moderati ma gli xenofobi e i sovranisti».

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