Inzaghi riabbraccia Ancelotti:
«Carletto esempio da imitare»

Inzaghi riabbraccia Ancelotti: «Carletto esempio da imitare»
di Bruno Majorano
Mercoledì 17 Luglio 2019, 07:00
3 Minuti di Lettura
Inviato a Pinzolo

Per fare l'elenco dei trofei messi in bacheca da Pippo Inzaghi si correrebbe il rischio di impiegarci una settimana. E da quando ha smesso di giocare per dedicarsi alla panchina il suo approccio al lavoro è praticamente rimasto immutato: concentratissimo e attento a ogni singolo particolare. Nell'arco di qualche settimana si è presentato al Benevento e come nuovo allenatore ha subito battuto il suo amico Carlo Ancelotti nell'amichevole della scorsa settimana contro il Napoli a Dimaro.

Niente male come esordio.
«I risultati ora non contano nulla. Avevo paura della partita perché quando giochi contro squadre così importanti corri il rischio di spendere molte energie e di incappare in brutti infortuni».
 
Ma inutile negare che tra lei e Ancelotti ci sia un legame forte: in cosa prova ad assomigliargli da allenatore?
«Premetto che ognuno deve essere se stesso, copiare qualcuno diventa difficile. Ma detto questo, credo che Carlo sia straordinario nella gestione. Non ho mai sentito un solo giocatore parlar male di lui, anche chi non ha giocato o giocava poco. Nel mio piccolo proverò a fare quello che ha fatto lui».

Vi sentite spesso per qualche consiglio?
«Ovviamente sì e adesso finalmente siamo più vicini geograficamente penso e spero che ci vedremo spesso. Solitamente se ho un dubbio gli chiedo un consiglio che spesso si rivela molto utile».

Descriva il vostro rapporto in un fotogramma.
«Il 2007 per me e per lui è stato straordinario. A parte le 3 coppe vinte e i miei 5 gol nelle 3 finali. Ma è giusto dire che non abbiamo vissuto solo vittorie e che anche gli insuccessi li abbiamo vissuti col sorriso sulle labbra».

In questo momento a Napoli si parla tanto di attaccanti: che ne pensa di Milik?
«Mi piace molto e penso anche che il parco attaccanti del Napoli sia già importante. Poi non so se Ancelotti abbia altro in mente».

Restiamo sul tema allenatori ma entriamo in famiglia: che rapporto ha con suo fratello Simone?
«Penso che sia tra i tecnici più importanti d'Europa. Abbiamo un grandissimo legame e da uno come lui c'è solo da imparare. Mediamente ci sentiamo 2 o 3 volte al giorno e ci scambiamo tante opinioni».

Veniamo a lei e al suo Benevento: ha accettato l'ennesima sfida ripartendo dal basso.
«Non sono uno che è solito fare distinzioni di categoria: serie A, B o C per me non cambia. Quando trovo l'ambiente giusto mi piace dare tutto me stesso».

E a Benevento come si sente?
«Sono arrivato da poco e già vedo l'atmosfera giusta».

Vigorito dice che lei lo ha stregato: come?
«Cerco di fare dei fatti e sono sempre me stesso. Quando ci siamo incontrati gli ho spiegato il mio modo di lavorare e gli ho fatto capire che per me il Benevento era una grande occasione».

Anche merito del direttore sportivo Pasquale Foggia?
«Ero sicuro che prima o poi avrei lavorato con lui. Siamo legati da una grande stima oltre che da una grande amicizia. E poi ero curioso di conoscere Vigorito che mi aveva fatto una grande impressione. Così è scattata la scintilla giusta».

Da cosa è rimasto colpito di lui?
«Innanzitutto il progetto e poi il corteggiamento che il Benevento mi ha fatto negli anni. Sia quando andava bene che quando andava meno bene. Il presidente è eccezionale: starebbe sempre con noi e ha una passione incidere. E poi è stimolante sentire un presidente che ti dice Grazie. Ora voglio solo renderlo orgoglioso».
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