Pescara, il sogno tramonta
finisce l'era di Zemanlandia

Pescara, il sogno tramonta finisce l'era di Zemanlandia
di Camillo D'Angelo
Lunedì 5 Marzo 2018, 06:57 - Ultimo agg. 11:22
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Il Pescara esonera Zdenek Zeman. Il 70enne allenatore di Praga paga i risultati negativi dell’ultimo periodo, la crisi d’identità della squadra, ma anche i rapporti ormai deteriorati tra lui e il presidente Sebastiani. A guidare il Pescara sarà Massimo Epifani, 43 anni, pescarese doc, tecnico della Primavera biancazzurra, un passato da calciatore con la maglia del Delfino negli anni ’90 (ha giocato anche con Chieti, Teramo, Giulianova, Foggia, Rimini, Grosseto). Si è dimesso anche il ds Peppino Pavone, da sempre legato al tecnico di Praga.
Anche Zeman viene dunque esonerato in piena “zona Sebastiani”. I cambi di allenatore della nuova gestione del Pescara (quella del post fallimento, dal 2009) degli ultimi anni sono arrivati sempre nella parte finale della stagione o nelle settimane successive al mercato di gennaio. Prima furono Galderisi (marzo 2009) e Cuccureddu (gennaio 2010), esonerati durante le presidenze Caldora e De Cecco, poi Bergodi (marzo 2003, prima di lui Stroppa diede le dimissioni in autunno), Marino (febbraio 2014), Baroni (maggio 2015), Oddo (febbraio 2017) e ieri Zeman, esoneri questi decisi dal presidente Sebastiani.  
Tra il numero uno del club e il boemo non è mai stato vero amore. L’addio di Zeman dopo la promozione del 2012 per dire sì alla Roma aveva scavato un profondo solco tra le parti. Ci aveva provato diverse volte a ricucire i rapporti e a riportare Sdengo a Pescara, il presidente, senza mai trovare l’intesa. A giugno del 2015 era praticamente fatta, ma l’exploit di Oddo nei playoff fece guadagnare al giovane allenatore la panchina per la stagione successiva. E il boemo, che aveva dato la disponibilità dopo ripetuti incontri, ci rimase male al punto da rilasciare frasi velenose nei confronti del Pescara: «Sebastiani insisteva per riportarmi a Pescara e per questo ho detto no ad altre società che mi cercavano, ma mi è stata fatta una proposta indecente per allenare gratis», disse il 16 giugno 2015 alla Gazzetta. La replica di Sebastiani fu pesante: «Eviterei anche di rispondere, è vergognoso ciò che dice. Evidentemente non ho capito in questi anni questo allenatore e soprattutto la persona».
Una guerra che ha radici lontane e non è nata certo la scorsa estate, all’inizio del ritiro precampionato. Zeman un anno fa aveva accettato la proposta di rimpiazzare Oddo più per togliersi la soddisfazione di tornare a 70 su una panchina di serie A, che non per cancellare le incomprensioni con il presidente. Per questo, ha firmato un contratto per un anno e mezzo e ha poi cercato di raddrizzare la rotta in questa stagione pur sapendo che le sue linee guida per la costruzione della squadra erano state rispettate solo in piccola parte. La crisi che ha portato all’esonero di ieri, però, si è aperta ufficialmente lo scorso 16 dicembre, prima della partita casalinga contro il Novara: alla vigilia del match, dopo una settimana di voci su un possibile esonero (già in quei giorni si parlava della possibile promozione di Epifani, di Roberto Stellone o di Domenico Di Carlo, come nelle ultime ore), Zeman aveva raccontato le sue verità, parlato di dimissioni rassegnate dopo il mercato estivo e non accettate dalla società, di programmi e vedute molto diverse rispetto al presidente. Che aveva replicato parlando di conferenza stampa “di m...” del suo allenatore. Da lì la guerra mediatica con il presidente, inizialmente attenuata da qualche buon risultato e dalla speranza di iniziare la volata playoff. Ieri l’ultimo atto: Zemanlandia stavolta ha chiuso i battenti.
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