Salernitana, progetto rilancio:
due mancini per innescare Calaiò

Salernitana, progetto rilancio: due mancini per innescare Calaiò
di Nicola Roberto
Lunedì 11 Febbraio 2019, 12:00
3 Minuti di Lettura
La qualità e l'esperienza per uscire dal vicolo cieco in cui si è infilata: la Salernitana deve alzare la testa per tornare a vedere la luce in fondo a un tunnel lastricato di errori ed omissioni, di scelte che suonano come bocciature e di altre che sanno di compromessi. Djavan Anderson, ad esempio, non è un trequartista, ma viene impiegato da tempo in quel ruolo per consentirgli di accumulare minuti e presenze e per mitigare, forse, quel malumore più volte dichiarato tanto da aver preso in considerazione in più circostanze l'ipotesi di lasciare la Salernitana già a metà stagione. Milan Djuric e Augustin Vuletich non sembrano, invece, essere in cima alle preferenze di Angelo Gregucci per quanto riguarda l'attacco che è ancora sterile ed improduttivo, come dall'inizio della stagione, ma ora può quanto meno contare sulla confidenza con la porta avversaria di Emanuele Calaiò. L'ex Parma non è il solo uomo di esperienza a cui Gregucci sta meditando di affidarsi per raddrizzare la prua di una nave che non riesce a trovare la giusta rotta e continua a ondeggiare tra il pericolo di sprofondare nel buco nero della crisi (quattro sconfitte nelle ultime cinque gare interne sono qualcosa in più di un campanello di allarme) e la possibilità di riavvicinarsi alla zona playoff che resta a distanza non proprio incolmabile più per effetto degli scivoloni altrui che per propri meriti.
 
L'esperienza e la qualità non fanno rima con la freschezza della carta di identità nella rosa granata, visto che, oltre a Calaiò, i due calciatori di maggior talento sono Alessandro Rosina, classe '84, e Davide Di Gennaro, classe '88. Due mancini, due lussi per la categoria se solo avessero dalla loro anche la condizione fisica. Rosina è stato a lungo fuori nella prima parte di stagione, ma ha comunque realizzato due reti facendo meglio di Jallow, Djuric e Vuletich messi insieme. Di Gennaro ha raccolto pochi gettoni di presenza, intervallati da piccoli e grandi acciacchi e, soprattutto, non ha mai dato e avuto, al tempo stesso, l'impressione di essere e di sentirsi al centro di un ben preciso progetto tecnico. Troppo «muscolare» la visione tattica di Colantuono per far sì che l'ex Cagliari potesse sviluppare geometrie e fraseggio partendo dalla cabina di regia, ma, del resto, s'è rivelata troppo ardita, per non dire cervellotica o, semplicemente, figlia dell'ennesimo e dannoso compromesso, l'idea di schierarlo da mezz'ala. Passato dalla tribuna al campo e viceversa, sostando spesso in infermeria, Di Gennaro ha provato ad accendere la luce negli spezzoni contro Lecce e Benevento quando c'era ben poco da difendere. Nel 3-4-2-1 la sua presenza dal primo minuto resta problematica, visto che la Salernitana non è squadra in grado di imporre il suo gioco e, dunque, non sembra immaginata su misura per un calciatore che sa esaltarsi in un contesto di qualità, in cui il possesso della palla e la capacità di farla girare siano capisaldi irrinunciabili.

Tuttavia, per poter irrorare la vena realizzativa di Calaiò, uno che ha il vantaggio rispetto agli altri attaccanti della rosa di conoscere i segreti del mestiere e, dunque, i tempi di smarcamento e i movimenti finalizzati a mettersi nelle condizioni ideali per calciare verso la porta, Gregucci ha bisogno di qualcuno che sappia far arrivare il pallone là davanti. Di Gennaro e Rosina ci hanno provato contro il Benevento: testa alta, nessuna paura di tentare il dribbling o il passaggio filtrante, la ricerca con gli occhi del terminale offensivo più pericoloso, ossia Calaiò, magari non sempre coronata da successo. Eppure, qualcosa s'è visto anche se solo a tratti. Di sicuro, come l'ex Parma, nemmeno Rosina e Di Gennaro hanno nelle gambe i novanta minuti, per cui l'idea di partenza di Gregucci potrebbe essere quella di sfruttare in corsa il loro estro o di promuovere una sorta di staffetta con tanto di cambio di modulo se necessario, perché la Salernitana deve sbloccarsi e tornare a segnare per poter pensare di vivere un finale di stagione a colori anziché grigio e senza emozioni. E, forse, in un contesto che premi la qualità più che la quantità potrebbe trovare posto anche Orlando, rimasto alla manciata di minuti concessagli contro il Pescara prima di un nuovo oblio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA