Salernitana, Ventura si sfila:
«Mai parlato con il club»

Salernitana, Ventura si sfila: «Mai parlato con il club»
di Pasquale Tallarino
Giovedì 23 Maggio 2019, 13:00
3 Minuti di Lettura
«Sono stato molto vicino alla Salernitana in passato, vicinissimo. Adesso, però, è un'altra storia. Non c'è niente e non ho parlato con nessuno». Dalla sala Tritone dell'Hotel Mediterranea, l'albergo dove per curiosa coincidenza risiedeva fino a qualche giorno fa Leonardo Menichini, attuale tecnico granata, forte di una clausola che determinerà il rinnovo automatico del suo contratto con la Salernitana in caso di salvezza in Serie B, l'allenatore Giampiero Ventura non ha dribblato le domande sul proprio futuro e quello dell'ippocampo ma ha «stoppato» il flirt, le voci, le suggestioni di primavera.

«Sono stato a pranzo in città - ha detto l'ex commissario tecnico, ospite di Cento X 100 Granata - mi hanno parlato delle vicissitudini della Salernitana e delle difficoltà che sta attraversando ma nessuno mi ha chiesto di dare inizio qui al nuovo secolo della squadra della vostra città. Mi sembra senza fondamento qualsiasi tipo di discorso. È un argomento che nasce e finisce in un secondo». Resta comunque una finestra socchiusa, perché resta immutata la stima professionale, reciproca, tra Ventura e Lotito. Il co-patron granata e consigliere federale, infatti, è stato uno dei sostenitori della «prima ora» di Giampiero Ventura in Nazionale. Poi è andata malissimo e dopo l'eliminazione dell'Italia ad opera della Svezia nei playoff per la qualificazione al Campionato del Mondo, Ventura ha pagato dazio, per tutti. Oggi (domani chissà) il legame con la Salernitana e con Salerno è solo la conferenza-relazione che Giampiero Ventura ha condotto gomito a gomito con Calaiò, centravanti granata. «Ho le foto di quando ha battuto un calcio di rigore. Avevo i capelli come Little Tony - ha scherzato Ventura - e adesso vedete come mi ha ridotto». Il riferimento è al calcio di rigore sbagliato da Calaiò durante Napoli-Fermana in Serie C. L'errore costò la panchina a Ventura, sostituito da Reja. Le proponessero la panchina della Salernitana tra un po' di tempo, se la sentirebbe di accettare? La nuova domanda - secondo tentativo ravvicinato di strappargli un'ammissione, un gradimento - è rimbombata in conferenza. Ventura ha sorriso: «Siamo qui per Gipo Viani, un pezzo di storia della Salernitana. Al di là di ogni speranza o aspirazione, direi di chiudere così la giornata, senza ulteriori riflessioni».
 
Ieri, infatti, era la festa di Viani, indimenticato allenatore granata, e del Vianema. Allenatore, calciatore, dirigente, commissario tecnico della Nazionale, mastro Giuseppe «Gipo» Viani ha legato per sempre il suo nome alla Salernitana. Qui a Salerno ha creato il suo «laboratorio» calcistico, inventando il Vianema, «nato con l'idea di non prendere botte dalle squadre più forti», studiato vedendo le reti dei pescatori con l'introduzione del libero che era il centravanti Piccinini, arretrato in difesa per far avanzare Buzzegoli. Il figlio di Gipo, Giorgio Viani, un «bambino trasferitosi a Salerno all'età di 10 anni, quando il papà fu ingaggiato dal presidente Mattioli», era presente ieri in città per partecipare alla tre giorni organizzata in preparazione ai festeggiamenti per il centenario della Salernitana. Con un mucchietto di stuzzicadenti, ha simulato quello che Gipo spiegava nella trattoria La Rosetta ai giornalisti Gigi Amaturo, Alfonso Carella, Vincenzo Barone, Giuseppe Raffaele Pastore, Italo Santoro. Anni dopo, sulla tovaglia blu della Sala Tritone dell'Hotel Mediterranea, Giorgio Viani ha spezzato gli stuzzicadenti e ha fatto quello che fece Viani, insomma ha spiegato la storia, spalle alle teche che custodivano il pallone utilizzato durante Roma-Salernitana, stagione 1947-1948, e le scarpette da gioco appartenute al tedesco Willy Kargus, il primo straniero della Salernitana, nel 1922. Giorgio Viani ha partecipato ad un affollato incontro, insieme non solo a Giampiero Ventura, ex ct della Nazionale. Presenti anche Salvatore Avallone, team manager della Salernitana che ha ricordato di aver cominciato a giocare da «libero staccato», l'arciere Emanuele Calaiò, centravanti dei granata, i familiari di Margiotta, Valese e Volpe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA