«Levatevi un po' di storia da dosso»,
è bufera sul tecnico dell'Avellino

«Levatevi un po' di storia da dosso», è bufera sul tecnico dell'Avellino
di Marco Ingino
Martedì 20 Novembre 2018, 12:00
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Un patron che non parla mai e un allenatore che parla troppo. La comunicazione non sarà il solo problema di questo Avellino, che resta a cinque punti di distanza dalla vetta della classifica occupata dal Trastevere, ma sicuramente è uno degli aspetti che contribuisce a creare equivoci. Se Gianandrea De Cesare, allergico da sempre a telecamere e taccuini ma coerente con uno stile che si porta dietro da anni, resta in silenzio e non chiarisce dallo scorso agosto se l'investimento dei 4 milioni di euro era riferito alla spesa da sostenere nella stagione corrente o nelle prossime tre, Archimede Graziani non perde invece occasione per alimentare il dibattito tra i tifosi. L'ultima chiosa dell'allenatore di Carrara, esaltatosi oltre modo per la vittoria sulla Vis Artena, ha urtato non poco la suscettibilità di un popolo biancoverde da sempre fiero e orgoglioso della propria storia: «Avete il palato fine - ha detto in un intercalare - ma se vi levate di dosso un po' di storia, forse, tornerete tutti normali». Quanto basta per far scoppiare la rivoluzione sui social e sui marciapiedi con tifosi inviperiti che sono arrivati a chiedere addirittura la testa del tecnico.
 
La polemica è stata talmente forte che l'allenatore l'ha percepita fin nella sua Carrara da dove, ieri pomeriggio, ha sentito l'esigenza di far diramare un comunicato per chiedere scusa. Evento già raro se si pensa che, in ogni sconfitta, la colpa è sempre ricaduta quasi esclusivamente sui calciatori e mai sul suo operato: «Mi spiace che le mie parole siano state male interpretate - ha scritto Graziani - ma non erano assolutamente rivolte al pubblico o ai tifosi dell'Avellino Calcio. Più di ogni cosa, mi preme sottolineare che assolutamente non volevano essere lesive verso la gloriosa maglia biancoverde e tutto ciò che essa rappresenta e ha rappresentato nella storia della città e dell'intera Provincia. La mia affermazione, rivolta unicamente ai giornalisti in sala stampa, si riferiva esclusivamente alle letture tecniche ed alle disamine sugli errori in campo commessi da me e dai miei ragazzi, in una categoria che non appartiene a questa piazza. Pertanto l'invito a scrollarsi la storia di dosso verteva sulla necessità di interpretare il campionato secondo altri concetti tecnico-tattici rispetto a quelli a cui la piazza è sempre stata giustamente abituata. Se le mie parole sono risultate offensive per qualcuno me ne scuso profondamente: siamo tutti consapevoli della storia che rappresentiamo ogni giorno, ed ogni giorno lavoriamo tutti per far sì che questa storia torni a risplendere in alto, ovvero dove Avellino, la sua provincia e la sua splendida tifoseria meritano di essere».

Su un concetto bisogna assolutamente concordare con il tecnico. La colpa dell'ennesimo equivoco è della storia, ma non di quella biancoverde. Quando ad agosto è stato annunciato il suo nome, infatti, in tanti si sono chiesti chi fosse questo Carneade della panchina non avendo trovato traccia del suo operato nemmeno su Wikipedia. Alla prova del campo e alla luce delle iniziali difficoltà nella costruzione della rosa, va comunque dato atto a Graziani che il suo bilancio da allenatore non è poi da buttare a differenza del suo score di comunicatore che evidentemente, malgrado una tesina presentata sull'argomento a Coverciano, lo ha colto impreparato nel vedersi ogni volta attorniato da tanti giornalisti che, probabilmente, non aveva mai visto così numerosi in tanti anni di onorata carriera tra i dilettanti. Insomma, mai come in questo momento e con il mercato alle porte di un campionato che si può tranquillamente vincere investendo qualche centinaia di migliaia di euro in più, sarebbe il caso di invertire i ruoli facendo parlare il patron e tacere il mister.
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