Anastasio, il trionfo a X-Factor
e la dedica a Diego Maradona

Anastasio, il trionfo a X-Factor e la dedica a Diego Maradona
di Enzo Gentile
Venerdì 14 Dicembre 2018, 08:14 - Ultimo agg. 12:46
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Un minuto di silenzio iniziale per i ragazzi di Corinaldo, morti solo perché volevano ascoltare un po' di musica. Poi i ragazzi di «X Factor» hanno intonato «Heroes», sognando di essere loro - Anastasio, Naomi Rivieccio, i Bowland e Luna - ad essere eroi «just for one day», anzi solo per una notte. Tutto in una notte, o la va o la spacca. Dal cordoglio per una strage stupida come chi spruzza spray al peperoncino bagnando di sangue quella che doveva essere una festa, alla gara, perché lo show doveva continuare, perché al Mediolanum Forum il talent show di Sky viveva una delle finali più strane, arrivata al termine di una delle edizioni più strane, con cambio di giudice/coach in corsa e uno strafavorito (per merito), Anastasio, almeno a sentire i bookmaker, che quando hanno chiuso le scommesse lo davano a 1.40. Per loro la gara sarebbe stata tutta campana: dietro il ventunenne rapper di Meta di Sorrento c'era solo la ventiseienne napoletana Naomi Rivieccio, data a 3.20, staccatissimi gli altri.
E così è andata nella serata condotta con il solito brio da Alessandro Cattelan: primo lui che ha ringraziato Diego Armando Maradona, mostrando il tatuaggio sul petto con il volto del campione argentino, seconda lei, terza Luna, piccola grande donna sarda (ha 16 anni), quarti i Bowland, i primi eliminati dopo la manche dei duetti con Marco Mengoni, che apre la sfilata degli ospiti: TheGiornalisti, Ghali, The Muse.
 
Anastasio («no ragazzi non voglio dire proprio niente, godiamocela questa cosa: mi è sfuggita di mano, come è successa?) ha una marcia in più, è un burattinaio di parole capace di dire la sua persino sulle note di un capolavoro di Bowie, come su «Generale», «Se piovesse il tuo nome», «Another brick in the wall», che ha riproposto nella seconda manche, giocando al rappautore, parola brutta che però racconta bene quello che lui è, un ragazzo della generazione hip hop che ha memoria della generazione cantautorale. Ma anche la bionda soprano pop ha marciato spedita, la sua maturazione è stata stupefacente, nel look come nell'approdo a un suono urban: diplomata in conservatorio a Salerno, si è scoperta adatta persino al rap, e non solo perché a guidarla c'era Fedez.
Con Mengoni il vincitore aveva diviso «Guerriero», la seconda «L'essenziale». Poi era arrivato il momento del mash-up delle cover (ma quelle di Anastasio è difficile chiamarle così) più applaudite proposte nel corso della trasmissione e la vocalist aveva messo in campo «Bang bang», «Look at me now» e una potentissma «Never enough». L'ultima sfida dava la parola agli inediti ed era una sorta di «Giudizio universale», tanto per dirla, di nuovo, con Anastasio, che se la vedeva con la sua corregionale e «Like the rain», scritta per lei da Fortunato Zampaglione. Il televoto non aveva dubbi, non ne aveva già da diverse settimane, «Giudizio universale» è già singolo d'oro: «Ma voi davvero volete le cose semplici?/ Inflazionarvi le emozioni con i pezzi sempre identici? Beh.../ Io sono stanco delle cose normali/ io non ho tempo per le cose normali.../ Sogno il giudizio universale sgretolarsi e cadere in coriandoli/ sopra una folla danzante di vandali./ Li vedo al rallenty, miliardi di vite/ mentre guido il meteorite sto puntando lì».
Mara Maionchi, che aveva puntato «lì», su Anastasio, senza se e senza ma, si era vestita da punk glamour e si godeva la vittoria, in fondo anche sua. Disinvolto Fedez, che aveva comunque portato la Rivieccio a un piazzamento imprevedibile all'inizio, Manuel Agnelli (Luna) e lo spaesato Lodo Guenzi (Bowland) facevano buona faccia a cattivo gioco.
Ora Anastasio dovrà far tesoro di questa esperienza, ma anche di quella dei precedenti protagonisti di un talent show che raramente porta fortuna ai vincitori. E Naomi selezionare un repertorio all'altezza dello stile conquistato strada facendo. «X Factor», invece, dovrà trovare, oltre a una nuova giuria (che potrebbe puntare anche, almeno in modo parziale, su un usato sicuro con qualche ritorno eccellente), un nuovo appeal. Ancora una volta solo il rapper sarrista-maradonista - per cui ieri sera Meta di Sorrento ha tifato in piazza davanti al teleschermo facendo esplodere i fuochi d'artificio al momento della proclamazione - ha sparigliato il clichet di un suono normalizzato e normalizzante, spruzzato di finto rap, che non fa bene nemmeno al programma, spesso prigioniero di se stesso, dell'incapacità di sintonizzarsi con la musica che gira intorno, indie pop o trap che sia, di capire che il gioco delle cover corre il rischio di ingabbiare i talenti più creativi privilegiando le ugole e le proposte più immediate. L'anticorpo Anastasio, ben oltre la mischia, potrebbe mostrare la strada da percorrere. Che poi è quella del talento.
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