Giro di Lombardia, vince
il colombiano Esteban Chaves

Giro di Lombardia, vince il colombiano Esteban Chaves
Sabato 1 Ottobre 2016, 17:46 - Ultimo agg. 20:14
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Chaves ride, Rosa piange. Il ciclismo è così: spietato per la fatica, brutale nei risultati. C'è chi fa la storia per pochi centimetri e chi la subisce, impotente di fronte ad un colpo di pedale imbattibile. C'è chi diventa il primo colombiano a vincere una Classica Monumento e unico non europeo a incidere il proprio nome dopo gli altri 109 nell'albo d'oro del Lombardia; e c'è chi vede sfumare il sapore di impresa ma si scopre degno protagonista dopo anni di umile apprendistato da Vincenzo Nibali. Quasi profeta in patria Chaves: colombiano scoperto da Claudio Corti e trapiantato a Bergamo per inseguire il sogno di diventare un ciclista professionista. Un 2016 stellare per lui: secondo al Giro, terzo alla Vuelta e ora «questo sogno incredibile».

Ha le guance segnate dal rossetto delle miss che lo hanno incoronato Re d'Autunno e il volto rigato dal sudore, eppure Chaves non si rende ancora di ciò che ha fatto: «Era un sogno, non ci posso ancora credere. Conoscevo le strade perché vivevo ad un chilometro da qui, amo correre in Italia. E vincere una Classica Monumento poi, sono senza parole». E pensare che alla partenza aveva definito il percorso «bastardo» per la sua durezza, 240 chilometri da Como a Bergamo e senza mai poter riprendere fiato. Ma corre da campione il colombiano della Orica-BikeExchange: resta con i big senza esporsi e sul Selvino sferra l'attacco decisivo, trascinandosi dietro Uran (terzo) e Bardet (quarto), che cede di schianto solo sullo strappo in pavé verso Bergamo Alta. Allo sprint il 'Colibrì' di Bogotà poi dà un esplosivo colpo d'ali per volare fino al cielo. Per un grande vincitore ci deve essere però uno sconfitto. E il pianto composto di Diego Rosa, beffato a 20 metri dal traguardo e accasciato sulla sua bicicletta, è un crudele manifesto dello sport a pedali. Lacrime che arrivano una manciata di metri dopo aver urlato un 'nò disperato con lo sguardo verso lassù.

«Ci credevo davvero - commenta Rosa dopo essere stato acclamato sul podio come un vincitore -, in volata partivo battuto e ho provato a partire lungo. Un vero peccato ma sarà per il prossimo anno». Una prova matura e di personalità: si spende a lungo da gregario per scortare Aru (opaco, solo 11esimo a 1'26) e chiude con i gradi di capitano quando il sardo capisce di non averne più. Attacca, ricuce, riparte. Sembrava corridore per i grandi giri, a 26 anni si scopre adatto alle classiche e diventa una bella speranza azzurra per le corse di un giorno. Avrà tempo per vincere, pronto a cambiare casacca (dall'Astana al Team Sky). Avrà tempo per trasformare le lacrime in sorrisi: a partire da stasera quando è in programma il suo addio al celibato. Rosa convolerà a giuste nozze il prossimo 8 ottobre: per una manciata di centimetri non lo farà da Re del Lombardia.
Motivo in più per riprovarci.
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