De Rossi: «Inaccettabile che la Roma non sia in Champions. Il Brighton ha un gioco brillante»

Il tecnico della Roma ha parlato in conferenza stampa

De Rossi: «Inaccettabile che la Roma non sia in Champions. Il Brighton ha un gioco brillante»
De Rossi: «Inaccettabile che la Roma non sia in Champions. Il Brighton ha un gioco brillante»
di Gianluca Lengua
Mercoledì 6 Marzo 2024, 13:54 - Ultimo agg. 17:45
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Daniele De Rossi arriva alla partita contro il Brighton valida pe la qualificazione ai quarti di Europa League con un percorso quasi perfetto in Serie A: «Mi aspettavo tre punti in campionato e sarebbe stato perfetto. Sono soddisfatto, questa città potrebbe cambiare i giudizi in un nano secondo se dovessero andare male le cose, così come accade ovunque. Cerco di tenere i ragazzi con la testa fuori dai social e giornali. Sono soddisfatto di quello che ho fatto con loro». Poi, sul Brighton e la Champions: «Sono un club emergente, che non ha una storia decennale ed è stato molto bravo Potter all’inizio e ora Roberto gli sta dando qualcosa di riconoscibile nel mondo. Che poi è il suo marchio». Infine, la Champions:  «Da allora la Roma non ha più giocato in Champions ed è inaccettabile. A livello societario stiamo meglio di quando ho lasciato la Roma, sia di giocatori, di investimento e di monte ingaggi. Ecco la conferenza stampa integrale di Daniele De Rossi

Che legame ha con De Zerbi? Che ne pensa del Brighton?

«Abbiamo un ottimo rapporto sin da quando ero calciatore, quando lui muoveva i suoi primi passi da allenatore. Dopo la gara parlavamo ed esprimevo la mia ammirazione nei suoi confronti per il gioco che proponeva a Benevento, a Palermo e parlavamo del suo presente e di quello che sarebbe stato il mio futuro. Ha delle idee brillanti ed è un allenatore diverso. Hanno anche ottimi calciatori e ne hanno acquistati tanti bravi mi aspetto una patita complicata e difficile».

È il 50° sold-out, può rappresentare un’arma in più»

«Siamo noi che dobbiamo regalargli un’altra notte felice e non loro a portarci a vincere. L’unione delle due cose sarà molto importante, giocare in questa cornice è molto bello.

Loro sono abituati a giocare in stadi pieni con grande calore come accade in Premier. Qui troveranno una passione più alta». 

Che partita si immagina rispetto al Brighton? Quanto può valere il loro nono posto in Serie A? Giocherà a tre o quattro?

«Non è facile dire a che posizione sarebbero qui in Italia. Sono un club emergente, che non ha una storia decennale ed è stato molto bravo Potter all’inizio e ora Roberto gli sta dando qualcosa di riconoscibile nel mondo. Che poi è il suo marchio. Da noi il quarto è il Bologna anche se ha più storia alle spalle. Roberto ha creato qualcosa di simile al Sassuolo dove ha fatto buone stagioni. Si può fare qualcosa di simile se hai idee e una società che può investire. Difesa a tre o quattro? Non lo dico». 

Domani la Roma deve essere più istinto o riflessione?

«Tu fai la distinzione tra istinto e ragione tra fase difensiva e fase offensiva. Si può essere istintivi stando bassi e difendendo in modo confuso e si può essere riflessivi portando gli avversari a difende. Non ne faccio una correlazione diretta tra queste due parole. Penso che la Roma sia una grande squadra che deve rispettare il Brighton ma noi siamo la Roma. Sarà una bella partita e sappiamo che il Brighton mette in difficoltà il City, l’Arsenal, il Chelsea. Sono queste le partite che abbiamo studiato. A volte prendono imbarcate, è una partita che tiene dentro tante partite e noi dobbiamo vincerle entrambe sia quando ci sarà da gestire la palla noi e sia quando loro ci schiacceranno per qualche minuto». 

La questione del ranking può diventare una motivazione extra?

«Noi giochiamo per vincere e passare il turno. Magari possiamo dare un occhio alle nostre connazionali in Europa per il quinto posto in Champions. Noi lo guardiamo il giusto, come una storiella che ci raccontano come a dire se vi comportate bene a Natale vi facciamo questo regalo. Al di là delle rivalità tra i tifosi, un domani potremmo avere un vantaggio». 

Sono cinquanta giorni dalla sua gestione, facendo un bilancio cosa direbbe?

«Mi aspettavo tre punti in campionato e sarebbe stato perfetto. Sono soddisfatto, questa città potrebbe cambiare i giudizi in un nano secondo se dovessero andare male le cose, così come accade ovunque. Cerco di tenere i ragazzi con la testa fuori dai social e giornali. Sono soddisfatto di quello che ho fatto con loro, ho ricreato un bel rapporto con loro. Prima Mancini ha detto che stanno capendo quello che gli chiedo, ma non solo lo capiscono, ma ci stanno credendo. Non che io chieda cose brillanti o speciali, loro ci credono e ci si trovano anche bene. Poi i punti non sempre vanno di pari passo con il rapporto umano e le belle partite. Per ora c’è stato quasi tutto, ma mancano ancora tre mesi di fuoco».

Karsdorp ha chance di andare in panchina? Perché l’alternanza tra Spinazzola e Angelino?

«Vediamo oggi come starà Karsdorp, ha alternato giorni in cui stava bene altri meno. I due terzini sinistri sono due giocatori per i quali impazzisco, hanno personalità e qualità. Sono di livello, a volte in base all’avversario, al turnover, altre in base a quello che mi piace di più. Giorno dopo giorno li guardo e, toccando ferro, stanno bene e posso contare su entrambi»  

Anche per Bove ha immaginato un ruolo che possa prescindere dai ruoli fissi a centrocampo?

«Prima di Monza leggevo che con Mourinho aveva 61 minuti di media a partita e con me 59. Ha iniziato di meno dall’inizio rispetto al mister. La prima partita contro il Verona è stata eccezionale, può avere difficoltà perché trova giocatori che stanno giocando bene come Bryan e Lorenzo. Non lo vedo esterno sulla fascia, lì voglio giocatori più offesivi. In futuro può essere un mediano davanti all difesa, è meglio di quello che pensa l’opinione pubblica. Penso che deve solo lavorare tanto e ci fermiamo a fine allenamento a lavorare sui tempi di gioco. Ha una grande capacità di corsa e piedi buoni. Deve capire quando giocare a un tocco o fare altro, sono cose che si acquisiscono col tempo. Io ho smesso di giocatore che ero un pensatore e ho iniziato facendo box to box tutta la partita. Spero che nessuno gli metta fretta, come essere umano è da far sposare alle proprie figlie. Si comporta bene, quando vinciamo è sempre il più sorridente, nel suo percorso alla Roma può essere la prima riserva a centrocampo. Posso parlare di Paredes, Dybala e Lukaku e anche da lui, c’è questo bisogno di migliorare delle cose. Quando entra dà sempre il fritto, due settimane fa ha giocato titolare contro il Feyenoord ed è andato benissimo». 

Quanto pesa il fattore esperienza in queste partite?

«Dovrei vivere più Premier per capire le differenze. La Premier sembrava irraggiungibile come valore e probabilmente lo è tutt’ora. Quando una squadra non è abituata in certi palcoscenici, può esserci un contraccolpo. Ma quando c’è, ti aggrappi al campo, al calcio che conosci, una struttura di squadra che ti dice come muoverti. Loro lo fanno bene e quel piccolo gap di esperienza rispetto al nostro lo colmeranno con la conoscenza e l’esperienza. Dato che siamo giocatori di un livello incredibile…Non possiamo pensare che siano giocatori che si emozionano per lo stadio, magari lo saranno ma sanno dove mettere la palla. 

Ci pensa mai che il suo destino calcistico è incrociato con la Champions?

«Ho fatto una battuta dicendo che l’ultima partita che abbiamo giocato con la Roma ero in campo. Sembrano passati 20 anni. Da allora la Roma non ha più giocato in Champions ed è inaccettabile. A livello societario stiamo meglio di quando ho lasciato la Roma, sia di giocatori, di investimento e di monte ingaggi. La Roma deve provare arrivarci, poi il suo percorso lo ha sempre fatto. Ottavi, quarti e una volta vicino alla finale. Questi giocatori possono arrivare in Champions a prescindere dall’allenatore, questa squadra non può arrivare sotto al quarto posto del campionato italiano».

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