Altro che luci. Ruspe a San Siro invece, ormai accadrà, sta per essere ufficiale. La delibera è arrivata. Entro cinque anni verrà giù il vecchio stadio, ricolmo di storia come pochi altri al mondo, tuttora il sito milanese più conosciuto dopo Duomo, Scala e Cenacolo. Lì vicino ne metteranno uno nuovo di pacca, scintillante e senza memoria, circondato da palazzi moderni e verde pubblico, promettono. La storia non cambia, è sempre quella della via Gluck. Stasera assisteremo al derby numero 229 dal 1910 a oggi, ma anche al primo Milan-Inter del lungo addio a San Siro, che resisterà fino al 2026 poi puf, giù tutto, forse lasceranno una tribuna a imperitura memoria.
Chissà se nel 2027, quando verrà inaugurato il nuovo tempio, le proprietà di oggi saranno le stesse, anzi è assai probabile che non lo saranno, ma l’importante, il nodo di tutto, era far partire l’operazione. È persino giusto che ad avviare il nuovo corso milanese dopo la Grande Crisi, quando la Juventus spopolava dopo il disimpegno di Berlusconi e Moratti, siano due proprietà straniere nella città più internazionale d’Italia, che stasera accoglierà spettatori da 135 paesi diversi e avrà 150 tv collegate. Sul tutto troneggiano i cinesi dell’Inter e gli americani del fondo Elliott per il Milan, questi ultimi veri promotori dell’operazione-stadio: da quando si sono insediati loro, nel 2018, il progetto ha avuto l’accelerazione decisiva dopo anni di stallo. Sull’impulso cino-americano sono cresciute calcisticamente anche le due squadre, a dire il vero, anzi ora rappresentano il meglio della serie A.
A maggio prima e seconda come non accadeva dal 2011 (giocando sempre in un San Siro deserto, curioso), quest’anno prima e terza col Napoli tra i piedi, ma finora hanno espresso il calcio più efficace, non a caso hanno i migliori attacchi: 28 gol il Milan, 25 l’Inter.