Napoli campione d'Italia, i nodi del futuro: resteranno Giuntoli e Spalletti?

Serve un vertice per gettare le basi per il futuro insieme

Aurelio De Laurentiis tra Giuntoli e Spalletti
Aurelio De Laurentiis tra Giuntoli e Spalletti
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Martedì 9 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 16:30
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Per De Laurentiis la questione non esiste: Giuntoli e Spalletti, visto dal suo punto di vista, hanno un altro anno di contratto. E, dalle sue parti, i contratti hanno un peso, sono vincolanti e non vengono discussi. Per risolversi, servono validi motivi. La festa scudetto è alle spalle: per qualche giorno un po' tutti hanno messo da parte, giustamente, le ansie per i destini del ds e dell'allenatore grandi architetti della stagione trionfale. Ma ora il Napoli non può più mentire a se stesso, deve fare i conti con i propri punti interrogativi e affrontarli come si deve. Anche se manca un mese alla fine della stagione. Giuntoli, davanti allo stadio pieno, ha parlato come una persona iper riconoscente per la grande occasione che gli è stata concessa da De Laurentiis nel 2015, ma al tempo stesso dando l'impressione di dover trovare dentro di sé nuovi stimoli per ripartire. Spalletti, invece, questi stimoli li ha, sono tantissimi e sono tutti lì che spingono per mettersi in evidenza. Ma sa anche, e vive la cosa come un'angoscia, che l'asticella è stata alzata di tanto, troppo. E che non può stare tranquillo solo con una Pec di opzione unilaterale. Non vuole altri soldi, gli bastano i 2,7 milioni di euro di ingaggio, anche se altrove guadagnerebbe molto di più. Ma chiede garanzie sul progetto: sa che dopo il primo posto, la piazza vivrebbe male un eventuale passo indietro in termini di competitività. Lui ha accettato gli addii di un anno fa perché erano calciatori comunque in fase di declino ma questa estate rischiano di andare via dei top player come Osimhen, Kim, Lozano, Zielinski e lui sa che non è che ogni anno possono mettersi le cose a posto con giocatori di prospettiva. Spalletti ieri era a pranzo da Mimì alla Ferrovia e oggi è a Milano: «Non conosco la Ferrovia, andrò a piedi alla stazione», ha spiegato incuriosito ai cugini Giugliano che avrebbero voluto farlo accompagnare in auto. 

Dunque, una volta passata la sbornia per la festa scudetto, rimesso a posto lo champagne, dopo gli abbracci nella cena allo stadio domenica notte, occorre fare il punto della situazione.

Probabilmente, prima con Spalletti e poi con Giuntoli. Il punto è che è ancora tutto fermo e finché la Premier e la Liga o big come il Psg non muovono i primi passi, difficile sistemare i vari pezzi del puzzle. Perché per Spalletti e Giuntoli di questa dimensione stiamo parlando. Il dg Scanavino vede in Giuntoli l'uomo giusto per ricostruire la Juventus. Dopo 8 anni, per il ds toscano, è un'offerta non di poco conto: sono stati anni pesanti, perché dietro i grandi sorrisi lui ha subito incarnato il nuovo corso di De Laurentiis. Sa che toccherebbe ancora a lui dire a Lozano e Zielinski che certi contratti d'oro non sono più accettabili. Ora ha voglia di vivere un'altra esperienza. E, dunque, deve vedersi con De Laurentiis. E parlare ancora. Perché con il patron lo ha già fatto. L'appuntamento è per fine maggio, non prima. 

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Per De Laurentiis è l'ennesimo maggio con l'allenatore scontento. Ne ha fatto l'abitudine: ha detto pubblicamente che è Luciano è «un mito, la star delle star». Ma non basta. Anche se lui, Spalletti, ha dato segnali di disgelo. E ha fatto bene, perché non ha senso tenere il broncio. Anche De Laurentiis sa bene che serve un vertice per gettare le basi per il futuro, magari anche per allungare di un altro anno il contratto. Ma il patron non vuole sentirsi costretto a farlo. In ogni caso, nel futuro c'è sempre e solo il 4-3-3. Dunque, anche se il casting non è partito, dovesse Spalletti puntare i piedi (perché toccherà a Luciano rompere, nel caso) De Laurentiis potrebbe virare su Vincenzo Italiano o Alessio Dionisi. Ma stiamo solo nel campo della stima. Perché il patron è convinto che uno che dice a tutti che ama Napoli in quella maniera, non potrà mai girare le spalle. Né a lui, né al progetto né alla città. 

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