Albiol e Maggio, un cuoppo
di alici fritte per dimenticare Firenze

Albiol e Maggio, un cuoppo di alici fritte per dimenticare Firenze
di Delia Paciello
Venerdì 4 Maggio 2018, 06:30 - Ultimo agg. 23 Marzo, 08:28
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Tra un cuoppo di alici e una pizzetta fritta Raul Albiol e Christian Maggio hanno dispensato sorrisi a Villa D’Angelo, in occasione di una serata speciale fra street food e solidarietà a sostegno dell’Unicef. Chissà però se nel loro cuore c’è davvero serenità dopo il tortuoso week end di serie A, se hanno dimenticato quella dura sconfitta, se c’è ancora speranza. Intanto nei bar, fra i vicoli della città non si parla d’altro: quei tre punti lasciati a Firenze, quando si era solo a un passo dal sogno… tutta colpa del sabato sera milanese, di quell’arbitraggio ingiusto davanti agli occhi impotenti di mezza Italia. E forse è stato quello ad aver scoraggiato i ragazzi in campo al Franchi; o forse no, non solo. Fatto sta che ora è tutto più difficile, mentre la città intera già fantasticava i festeggiamenti: eppure c’è chi ci spera ancora finché la matematica non darà la sentenza definitiva.
 

«Io ho visto tutti gli azzurri un po’ avviliti in campo, ma ora sono sicuro abbiano già superato il brutto momento e siano pronti a lottare ancora in questo finale di stagione», ha commentato Francesco Paolantoni a margine della serata dopo aver scrutato con attenzione i volti dei due giocatori presenti, cercando di leggerne le emozioni e i pensieri. «Davanti alle ingiustizie in un momento così delicato diventa comprensibile vederli demotivati in campo. Siamo stati bersagliati, eravamo scomodi lì sopra». Ma la speranza è l’ultima a morire: «Cercheranno certamente di fare bene a prescindere in queste ultime tre gare, perché sanno quanto tutto il pubblico gli sta vicino e sanno che in ogni caso hanno reso felice una città intera e hanno regalato grandi soddisfazioni grazie al loro impegno. Poi ci sono cose più grandi, ma mai dire mai». Un parere che non viaggia da solo: tanti i napoletani a metà fra delusione e rabbia e che come Paolantoni hanno ancora nel cuore un piccolo, minuscolo barlume di speranza ancora acceso.
 
 

«Sono diventata tifosa del Napoli insieme ai miei figli che sono davvero scatenati. Una parte di me ci spera ancora. Certo se l’ultima partita fosse andata diversamente! Ma gli arbitri ci mettono il loro», sulla stessa linea il pensiero di Veronica Maya, anche lei dura contro alcuni arbitraggi poco chiari. Il suo piccolo Riccardo appena ha saputo della presenza di Albiol e Maggio si è fatto subito accompagnare nella splendida location a via Aniello Falcone sperando di abbracciare i suoi beniamini: è questo il desiderio anche di migliaia di tifosi che vorrebbero dire un enorme grazie ai ragazzi che hanno saputo regalare grandi emozioni fino a far sfiorare un sogno. Perché Napoli è una città che respira calcio, e fra le mille sfaccettature, fra il buon cibo, le mille difficoltà e la voglia di aiutare il prossimo ci si lascia travolgere da passioni ed emozioni, sorrisi ed empatia. Non sarà la sensibilità intesa da Buffon, ma i napoletani hanno un gran cuore: sempre primi nei momenti di solidarietà; e anche i calciatori azzurri si sono impregnati di «napoletanità».
 
Christian sorride davanti alla battuta sulle bontà gastronomiche delle nostre terre e ammette: «Qui si mangia divinamente». Ma certamente non è l’unica cosa che i calciatori passati da queste parti non dimenticano. Quel calore, quella magia, quell’entusiasmo coinvolgente e soprattutto la grande umanità di un popolo che si emoziona per cose semplici e sorride per un raggio di sole o per un gol di Insigne. Un pubblico unico che non aspetta altro che la domenica per sognare insieme alla sua squadra. Ed è una grande bugia dire che il calcio è solo uno sport: non a Napoli, qui di certo non è così.
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