Poi arriva Raul, il gigante di Vilamarxant, l’uomo che passa inosservato, ma di cui non puoi fare a meno. Anche lui ha dovuto sentir piovere le critiche negli anni scorsi, ma alla fine s’è rivelato indispensabile. Non è un caso, visto che è tra i pochi della rosa napoletana a poter vantare due campionati vinti in carriera (entrambi in Spagna con Valencia e Real ndr). Con l’arrivo di Sarri, poi, lo spagnolo si è riscoperto ancora più leader. Il gol contro il Genoa di un mese fa aveva risolto il match, quello di ieri contro l’Udinese ha rialzato ancora una volta il Napoli, pugile messo alle strette dai colpi in rapida successione dei friulani.
Lo stacco imperioso è lo stesso. Raul non prende troppa rincorsa, ma sfrutta al massimo il suo metro e novanta, sovrasta gli altri e piazza la palla dove vuole, come avesse un telecomando nascosto nelle tasche dei pantaloncini. Quello di ieri, poi, sembrava avere qualcosa di magico. Quando Callejon si presenta dalla bandierina, al San Paolo è appena arrivata la notizia del gol di Simy a qualche chilometro di distanza. Nemmeno il tempo di rendersi conto del pareggio della Juve che lo stadio di Fuorigrotta torna a ringraziare il ministro della difesa azzurra.
Il 2-2 scioglie definitivamente la resistenza avversaria e le buone cose fatte vedere fin lì dalla squadra di Oddo. In sei minuti il Napoli passa dalla disfatta all’esaltazione. Le reti di Milik e poi di Tonelli segneranno il poker e chiuderanno il conto del match, rilanciando la sfida scudetto. Albiol sorride ai compagni, corre e lotta staccando in aria o rilanciando da terra. Poi abbraccia il pubblico del San Paolo a fine partita, condividendo la gioia con i connazionali Callejon e Reina. I tifosi lo hanno eletto beniamino imprescindibile, a casa lo aspetta la bella Alicia, compagna storica che esulta su Instagram con un chiaro «Io ci credo». A crederci, da ieri sera, c’è tutta la città, che anche a Torino si aggrapperà ad Albiol per provare l’impresa che vale una stagione.