Allan, sindrome Parigi: il calo
fisico e mentale del guerriero

Allan, sindrome Parigi: il calo fisico e mentale del guerriero
di Pino Taormina
Venerdì 5 Aprile 2019, 08:47
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Il calo fisico, il calo mentale, un po' di supponenza di sé: è caccia ai motivi della crisi di Allan. Che come tutte le crisi non ha una sola spiegazione, ci mancherebbe. D'altronde, con la Roma era sembrato in netta ripresa, prima della prestazione con l'Empoli che ha lasciato tanto amaro in bocca. Ormai sono più le prestazione in calo che quelle di un certo livello. Allan, da gennaio in poi, ha perso baldanza, equilibrio in campo e padronanza della linea mediana. Ecco, non ce ne voglia: non è più il guerriero di prima, tranne rare eccezioni. Certo, c'è Ancelotti che non gliene fa saltare una di partita: da due mesi a questa parte è sceso sempre in campo e solo nella gara di ritorno con lo Zurigo è partito dalla panchina. Per il resto, dopo la telenevola Psg e la giornata di riposo con il Milan, le ha giocate tutte. Compreso un tempo (orribile) in Coppa Italia a San Siro.

I DUBBI
Il calo c'è sul piano fisico. E magari è solo un momento, passeggero. Peraltro, ha davvero giocato tanto quest'anno, alla faccia del turnover. Ma fino a gennaio fare a meno di lui era un vero e proprio suicidio calcistico: lui, in generale, appare meno incisivo e meno battagliero di due mesi, tre mesi fa. In campionato, possibile che sia in corso una flessione mentale in Allan, come in altri giocatori fondamentali in questo Napoli: come se dopo aver raggiunto la certezza del secondo posto e preso atto che la Juventus è davvero irraggiungibile, il gruppo si sentisse appagato, come se non credesse di poter fare di più e di meglio. In realtà, sarebbe grave se fosse così perché si rischierebbe di rimediare qualche altra figuraccia come con il Torino, il Sassuolo e l'Empoli da qui alla fine della stagione. Per questo Ancelotti fin da oggi, con la ripresa della preparazione dopo il «day off», è chiamato a dare una scossa, visto che gli impegni incalzano, a cominciare da quello, delicatissimo e vitale, di Europa League contro l'Arsenal.

 

LE VOCI
Carlo si è già ritrovato in una situazione simile: nel 2009 il Milan aveva praticamente venduto Kakà prima della retromarcia all'ultimo secondo. Vero, il brasiliano non giocò quasi mai da quel momento prima del suo addio a giugno per dei problemi muscolari, ma Ancelotti sapeva bene che avrebbe trovato delle difficoltà a ricaricare Allan, con la testa già a Parigi dopo aver accettato la maxi offerta dei qatarioti. Anche perché sul tavolo, avevano maldestramente spiegato i suoi procuratori, c'era un'offerta di 8 milioni di euro all'anno che, a 28 anni (ma anche a 20 o a 35), di certo non lasciano indifferenti. Certo, da allora qualcosa è cambiato. Allan non è più lo strappapalloni e il regista insieme di un centrocampo che dominava sempre. Un rendimento che gli ha concesso di assaporare anche la gioia della prima convocazione con il Brasile. Le voci di mercato? A giugno è probabile che il Psg torni all'attacco: il suo sì è scontato, perché a quelle cifre non si può certo rifiutare. Ancelotti ha detto che si incatenerà in caso di sua partenza ed è evidente che è un modo per dire che Allan è fondamentale per questo Napoli e per il Napoli che verrà. Ma sotto la cenere delle smentite e delle speranze del tecnico azzurro, brucia un affare che mescola suggestioni e risvolti economici di un certo livello. Ha già nelle gambe 39 presenze (e nessun gol) ed è davvero uno degli stakanovisti di questo gruppo. Allan vive Napoli con intensamente: i suoi figli vanno a scuola con quelli di Cavani e di Insigne. Proprio per via di uno dei figli si è ritrovato recentemente al centro del solito fango dei social: il piccolo è stato ritratto con la maglia del Barcellona. Ora la stagione europea entra nel vivo: magari con il Genoa tirerà il fiato. Magari ne ha bisogno.
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