Carletto e i Reds, storia infinita:
per il mister non è un'amichevole

Carletto e i Reds, storia infinita: per il mister non è un'amichevole
di Pino Taormina
Sabato 4 Agosto 2018, 09:03
3 Minuti di Lettura
Inviato a Maynooth

La sua voglia di vendetta dura da quel maggio del 1984. È più forte di lui. Quando c'è il Liverpool di mezzo, ecco che a Ancelotti viene sempre in mente quella finale di Coppa dei Campioni persa con la Roma all'Olimpico. Che lui vide dalla tribuna, perché aveva guai al ginocchio ma che quando uno glielo ricorda gli brucia ancora come se poi, nel frattempo, in questi 34 anni, non ne fosse passata di acqua sotto i suoi ponti. Stasera si ritrova davanti la squadra del suo destino perché la leggenda di Ancelotti, il re d'Europa, passa anche per la beffa di Istanbul, con la Champions stravinta e poi regalata nel 2005 ai Reds di Benitez. E al riscatto di Atene, due anni dopo, sempre contro Rafone.

LE COPPE MANCANTI
È solo una amichevole, ma provate a dire ad Ancelotti che per poche ore il Liverpool di Klopp sarà un semplice sparring partner. Vede rosso, Carletto. Contro il Liverpool non ha mezze misure: vuole vincere. Sempre. Da calciatore quella Coppa dalla grande orecchie gli manca, certo. Anche perché avrebbe avuto ancor più senso poter gioire con il maestro, il barone Liedholm. Anche se poi, dopo, col Milan di Sacchi ne ha vinte due di finali di Coppa dei Campioni. E pure adesso che nessuno ha trionfato come lui da allenatore, dalla sua bacheca pare esserci un vuoto.

PRIMO TEST DI RILIEVO
Il Liverpool per il Napoli di Ancelotti è un gran bel test: peraltro, visto che gli inglesi sono in fascia 1, potrebbe anche essere un anticipo della fase a gironi della Champions. Ancelotti non vede l'ora di capire di che pasta è fatto il suo Napoli: nel pomeriggio irlandese (in campo alle ore 19 ore italiana), nell'Aviva Stadium dove l'Italrugby ogni volta le prende di brutto, gli azzurri hanno lo sguardo verso l'Europa che conta. Spazio al blocco degli anziani del gruppo, anche se Koulibaly ieri ha avuto un attacco febbrile e chissà se recupera in tempo (in tal caso, pronto Maksimovic). Ha voglia di iniziare con il piede giusto: vuole avere subito un risultato che dia fiducia al suo gruppo. Non gli piacciono le voci di contestazione che arrivano dall'Italia, non vuole che la squadra lavori in un clima difficile, di pessimismo che lui trova ingiustificato. D'altronde, per farsi amare dai tifosi azzurri sa bene che non bastano i trofei vinti: deve vincere anche qui. Di Napoli gli piace la mancanza di formalismo: sa che potrà andare al ristorante vestito come gli pare, non c'è mica il dress code dei parigini o dei londinesi. Gli piacciono i suoi giocatori, gli piace come sta cambiando volto il centro sportivo di Castel Volturno, gli piace l'idea di essere l'allenatore più in vista che torna in Italia per provare a rompere il monologo della Juventus.


 
IL BLOCCO
Vuole iniziare con il piede giusto, vuole affidarsi ai vecchi titolari di Sarri perché l'innesto anche di Verdi dovrà essere graduale. Lui prova a offrire serenità ed è chiaro che il primo passo è dare slancio al blocco azzurro. Ci sarà Fabian, perché Zielinski è ancora infortunato, anche se il suo recupero procede bene. Diawara è uscito prima dall'allenamento nel resort di Carton House per il riacutizzarsi del problema alla caviglia. Carlo ha tenuto due allenamenti a porte chiuse, i primi da quando è alla guida del Napoli, perché a Dimaro tutto è avvenuto sempre sotto i riflettori dei tifosi e della stampa. In realtà, solo i primi quindici minuti aperti ai giornalisti arrivati nella contea di Kildare dove il Napoli resterà fino a domani pomeriggio, prima della partenza in charter per San Gallo.
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