Caro campionato, noi siamo pronti:
forza Napoli, il resto tocca a te

Caro campionato, noi siamo pronti: forza Napoli, il resto tocca a te
di Marilicia Salvia
Sabato 24 Agosto 2019, 08:00
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Caro campionato, prima di tutto grazie per essere tornato, così possiamo finalmente smettere i panni dei costituzionalisti e riprendere quelli degli allenatori, che sono più comodi ma soprattutto più divertenti. Anche in spiaggia, per quelli di noi che ci stanno ancora: vuoi mettere una bella discussione sulla posizione in campo di Lozano, invece che sul destino di Toninelli o su quale dei due Zingaretti, se Montalbano oppure l'altro, sia quello buono. Da stasera palla al centro e non ce n'è per nessuno. Tu dirai nulla di nuovo, è sempre così, ma qui ti sbagli, campionato carissimo. 

Perché di scudetti, a guardar bene, non ce n'è mai in palio uno solo - quello che di solito s'intende assegnato d'ufficio a una certa squadra già all'atto della formulazione dei calendari - ma almeno due o tre. E stavolta li possiamo, anzi li dobbiamo vincere noi. Compreso il principale, ovvio, e lo diciamo chiaro e tondo alla faccia della scaramanzia. D'altra parte l'ha appena pronunciata senza paura anche Ancelotti, quella parola. Con più cognizione di causa, si spera, rispetto all'anno scorso, quando oltre al tricolore furono promesse, o almeno prospettate, finali di Coppa e altre magnifiche sorti tutte progressivamente ridimensionate. E spente.
 
Ma andiamo con ordine. E tu, campionato che stai per cominciare, seguici con attenzione. Perché sai, il calcio di questi tempi è diventato una cosa complicata, cinica, l'esatto specchio della nostra società tutta business e cattivi sentimenti. Metti il razzismo. La cosiddetta discriminazione territoriale. Non c'è squadra che ne soffra più del Napoli, non c'è tifoseria più bersagliata di quella partenopea. Chi se lo scorda il triste siparietto di Santo Stefano. Il nostro Koulibaly sommerso dai cori a San Siro, lui che paga con l'espulsione un gesto di comprensibile stizza, anzi di dolore. Chi potrà mai cancellare la vergogna della fatwa bianconera che voleva vietare lo Stadium ai nativi campani. Non è solo una questione di incapacità di gestire l'ordine pubblico, certe sortite sono la spia di una mentalità malata che confonde le cause con le soluzioni. No, non funziona così. Non ci sono tutti i buoni da un lato e tutti i cattivi dall'altro. E se Napoli, e il Napoli, sapranno tenere duro su questo punto, se sapranno tenere alta (sempre, e non a corrente alternata) l'attenzione su un tema cruciale per la qualità dello spettacolo sportivo, se pretenderanno rispetto per sé e per i regolamenti (che esistono, e vanno applicati), se insomma il calcio tutto saprà fermarsi davanti a cori che inneggiano alla lava del Vesuvio o nefandezze del genere senza sminuire, e meno che mai negare, la portata di episodi non più sopportabili, allora sì, caro campionato, che sarai davvero nuovo, interessante, entusiasmante. Il campionato della legalità e dell'antiviolenza, e degli stadi pieni di famiglie e di bambini. Il campionato «giusto» che arriva - non a caso - dopo i mondiali femminili, e dopo quel bagno di gioia e sportività che sono state le Universiadi napoletane.

E qui veniamo al secondo punto. La sportività. Ossia il rispetto delle regole del gioco. I rigori fischiati o negati a ragion veduta, i fuorigioco segnalati quando ci sono davvero, e così via. Sua maestà il Var scomodato quando è giusto, non quando conviene. Insomma ci siamo capiti: senza imparzialità il gioco più bello del mondo può diventare il più irritante. E invece noi tifosi, noi che toglieteci tutto ma non il sogno nel cuore, con il calcio ci vogliamo divertire. Vincere o perdere, ma che sia nella correttezza. E mai come quest'anno, campionato caro che stai per iniziare, le premesse per divertirci davvero ci sono tutte. Ci sono gli strisciati comandati da una nostra vecchia conoscenza (a proposito: dispiace non vederlo allo Stadium il 31, non si facciano ironie su maledizioni partenopee, peraltro notoriamente inefficaci come dimostra il caso Higuain), e ci sono i nerazzurri che rinforzandosi ci hanno lanciato la sfida. Arrivare prima degli uni e degli altri sarebbe uno sfizio inenarrabile, questa sì un'impresa da celebrare, altro che la fila di scudetti raccolti a Torino senza rivali e con mille aiutini. Ecco, sarà molto divertente (anche) capire come se la caverà mister Voltagabbana, lui che con la tuta azzurra non faceva che lamentarsi delle differenze di fatturato e di certi presunti (?) trattamenti di favore. Sarà divertente perché la vera novità di quest'anno, campionato caro, sta nel fatto che grazie alla scelta di vita e di carriera dell'ex uomo in tuta ci siamo liberati per sempre del suo fantasma. Basta confronti e basta rimpianti. La «vecchia» e comunque bellissima squadra - giammai rinnegarla - non esiste più, in campo scende una squadra finalmente nuova, fatta di innesti importanti ma dove anche i Mertens, i Koulibaly, gli Insigne potranno scrivere pagine a loro volta nuove. E importanti. Caro campionato, fermo restando il sogno del «colpaccio» di fine mercato (mai mettere limiti alla telenovela Icardi-Rodriguez), noi siamo pronti. Pronti a giocarcela, pronti a scatenare tifo e passione. Palla al centro, il resto fallo tu. Perché vinca, davvero, il migliore.
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