De Laurentiis scarica Sarri:
«Altro che Orsato: ci siamo fermati
perché il Napoli non ha più forze»

De Laurentiis scarica Sarri: «Altro che Orsato: ci siamo fermati perché il Napoli non ha più forze»
di L'inviato Pino Taormina
Venerdì 4 Maggio 2018, 23:06 - Ultimo agg. 5 Maggio, 12:00
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Roma. Solo in apparenza Aurelio De Laurentiis usa il fioretto per andare alla carica della Juventus e degli arbitri. Rompe il lungo silenzio e non lo fa in maniera banale. Non è tenero con Orsato e Nicchi. Ma è assai severo anche con Maurizio Sarri, il suo tecnico. Getta ombre sul futuro insieme e comincia persino a parlare, senza giri di parole, del suo sostituto. A se stesso, invece, il patron non rimprovera nulla. Né sul mercato di gennaio né sull’assenza degli ultimi tempi. 

De Laurentiis, l’arbitraggio di Orsato in Inter-Juventus ha influenzato mentalmente il Napoli che è sceso in campo con la Fiorentina? 
«Non credo. Credo a un’altra cosa: all’inizio dell’anno abbiamo dovuto anticipare il ritiro perché avevamo un preliminare Champions e questo vuol dire che finirai prima il tuo carburante. A meno che tu non adoperi tutti i giocatori della rosa che hai... Ecco, si poteva prendere fiato in certi momenti della stagione, per preparare meglio il rush finale. Ma se giochi sempre con gli stessi... Insomma, se noi non avessimo avuto infortuni come quello di Ghoulam avremmo mai scoperto uno come Mario Rui che, a parte gli errori catastrofici fatti con la Roma, è stato molto bravo? Ma se mi fai giocare sempre gli stessi...(ovvio il riferimento a Sarri, ndr) ».

De Laurentiis, il campionato è stato falsato?
«Io non credo. Sabato sono successe tante cose, perché ci possono essere state anche delle scelte dell’allenatore dell’Inter non condivisibili ad aver deciso il risultato... ultimi cinque minuti ha fatto due cambi, ha fatto uscire Icardi, i giocatori sono entrati a freddo e chi è entrato non ha mai la stessa tensione di chi esce?».

Davvero non ha la sensazione di una ingiustizia, per usare una parola che i tifosi ripetono, di aver subito un furto? 
«Il Var non è stato ben utilizzato o non è stato mai utilizzato ma ci sono anche partite precedenti che avrebbero potuto consegnarci non punti in più ma maggiore distacco rispetto agli altri. Ma non mi va che il Var venga messo sotto accusa perché sono e resto un suo sostenitore». 

Però il Napoli ne è uscito danneggiato?
«Credo alla necessità che nella cabina di regia dove devono essere prese le decisioni non debbano esserci arbitri ma altre figure, magari dei tecnici. Non voglio che certe decisioni debbano essere demandate all’arbitro perché se c’è una cabina vuol dire che c’è un giudice ineluttabile. E in questa cabina non devono andare altri arbitri, ma tecnici».
 
E chi sono questi tecnici? Ex allenatori? Ex calciatori? Ex arbitri?
«No, ex arbitri no. Perché quella è una casta. L’arbitro durante la partita deve fare l’arbitro, ma se il Var è come un calcolo matematico deve essere incontestabile. Ma non solo: darei la possibilità ai due allenatori di richiedere il Var due volte per ciascuno per risolvere per i loro dubbi attraverso la solita cabina di regia»
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C’è un problema arbitri in Italia? C’è una sudditanza psicologica nei confronti della Juventus? 
«C’è sempre stata, mica solo adesso. È di proprietà della famiglia più potente d’Italia, che guida il gruppo economico più potente del nostro Paese. Con Calciopoli mi sembra che non si sia risolto molto. Nel senso che si è andati giù leggeri e non pesanti. C’è sudditanza nei confronti di una entità così importante come gli Agnelli e prima di andarci giù pesante ci pensano ventimila volte. Ma gli arbitri sbagliano anche in Europa».

Parla della Roma l’altra sera?
«Ma sì, come si fa a non vedere quel fallo di mano? Ovviamente una finale in Europa tra una squadra spagnola e una inglese può portare due miliardi e mezzo di spettatori e centinaia di milioni di euro. Se ci vanno Roma e Bayern meno della metà... Ecco anche qui: ripartiamo dal Var, sarà un salvavita per tutti».

Chissà, magari con il Var il Napoli avrebbe conquistato l’accesso alla finale di Europa League nel 2015?
«Ma nella gara con il Dnipro avevamo contro Collina, che potevamo fare? Lui ha tanti altri interessi...».

In Italia e in Europa è in gioco la credibilità del mondo del pallone?
«Ma la soluzione c’è. L’Eca deve prendere in mano tutto. Deve supervisionare tutto, è la Eca che deve pagare la Uefa non è la Uefa che deve dirci quando ci danno per la partecipazione alla Champions o all’Europa League e per tenerci buoni ci danno degli spiccioli. Ma noi non siamo dei morti di fame...». 

Però c’è il senso dopo Inter-Juventus di qualcosa che non va?
«Io sono molto sportivo, sto al gioco. Se devo tirare fuori le pistole, lo faccio però. Ma cerco di cambiare le regole del gioco. Perché se non diamo credibilità e non diamo spettacolarità a questo nostro calcio sottraiamo pubblico, fino a ritrovarci con i ragazzini che preferiscono i giochi elettronici alle partite di calcio».

Il capo degli arbitri Nicchi ridimensiona: dice che è una esagerazione prendersela con Orsato solo per un cartellino giallo non dato.
«E che deve fare? Nicchi fa politica, difende la sua posizione in Federcalcio, ma vi pare che si mette contro un suo arbitro? Per questo deve cambiare tutto: gli arbitri devono dipendere dalla Lega, devono essere assunti come liberi professionisti. E quando sbagliano per tre volte, devono smettere di arbitrare. Facile, o no? Invece gli arbitri dicono di voler essere al di sopra delle parti e poi vogliono il diritto di voto in Federcalcio e difendono pure il loro due per cento».

C’è altro che non ha condiviso di Sarri? 
«Non mi sarei allontanato così volontariamente dalle coppe europee perché poi a Lipsia abbiamo recuperato, abbiamo mostrato il nostro vero valore. Ma nella gara di andata no. I giocatori erano scarichi perché c’erano state delle indicazioni sbagliate (chiaro il riferimento a Sarri ndr). Eppure le coppe ti fanno crescere nel ranking Uefa ed è bello che negli ultimi anni abbiamo scavalcato club come il Milan, la Roma, l’Inter. Questo ci ha consentito di crescere anche come seguito, siamo cresciuti come tifo del 27 per cento. E ve lo può dire anche la nostra Salvione (il presidente si interrompe e introduce la dirigente che spiega che gli appassionati del Napoli sono adesso circa 40 milioni e i simpatizzanti 119 milioni, ndr)».

Dunque, che succede adesso? 
«Non abbiamo paura di andare avanti, di guidare con entusiasmo questo club. Se c’è bisogno scenderemo in campo con la mannaia».

Già, ma con Sarri o senza?
«Con Sarri o senza...».

Da chi dipende?
«Non da me, da lui. Lo lascio tranquillo adesso, dopo tutto può accadere. Del contratto gliene ho parlato varie volte in questi ultimi mesi ma adesso va lasciato in santa pace, poi quando finirà il campionato ci incontreremo».

E se le chiedesse di andare via? 
«C’è una clausola. Non so se c’è chi vuole pagarla. Se volesse andare a via a prescindere, vuol dire che il suo entusiasmo e la sua ispirazione sono finite ed è chiaro che dovrò fare dei ragionamenti a prescindere dalla clausola».

Quindi potrebbe andare via anche senza che ci sia qualcuno che paghi gli 8 milioni? 
«Non ho detto così. Io non rinuncio ai miei diritti. Perché ai diritti corrispondono doveri».

Si rimprovera qualcosa? Poteva fare di più a gennaio sul mercato?
«Sono i tifosi a dire questo, ma il tifoso non vive la quotidianità, non conosce il modo con cui vengono usati i calciatori. Per vincere lo scudetto e per avere un posto in paradiso in Europa devi far girare la rosa e non aver incidenti. La ricetta è semplice».

Senta, ma se va via Sarri?
«Ci sono tanti allenatori disponibili, non faremo una scelta sbagliata. Ma aspettiamo il 21 maggio, vediamo cosa succede e speriamo che nessuno ci voglia mettere i bastoni tra le ruote».

Meglio un italiano o un tecnico straniero?
«Sappiamo che c’è una clausola che può liberare Sarri e quindi da ottobre stiamo valutando una serie di allenatori in giro per l’Europa. Abbiamo visto tecnici in Spagna, in Germania, in Francia, in Russia, in Inghilterra. In Italia con quel tipo di modulo gioca Giampaolo anche se spesso ha schierato il trequartista. Poi se uno volesse spingere sull’acceleratore, su chi potrebbe essere un rinnovatore, ci potrebbe essere Inzaghi della Lazio. A Spalletti ci ho pensato tre anni fa. Conte? È un bel colonnello che non fa fiatare più nessuno. Non ha mai digerito che non gli abbia dato Koulibaly per 58 milioni due anni fa».

Lo ammetta, a Benitez ci sta pensando seriamente?
«Quando c’era Rafa molto spesso nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo di una partita me ne andavo nella stanza per sentirlo parlare alla squadra, per vederlo dare consigli ai giocatori. Era una saetta, divertente, affascinante. Un peccato che non lo abbia mai registrato... Con Sarri l’ho fatto la prima volta e poi basta. Troppo diversi i due».

Detta così...
«Rafa è una persona che non può stare lontano dalla moglie. Che a sua volta ha deciso di vivere vicino alle due figlie che vivono in Inghilterra. Quindi è giusto che non soffra questa lontananza».

Si chiude un ciclo a fine stagione?
«Non credo, però, che sarà un anno zero. Non c’è questa possibilità. Noi abbiamo una rosa di giocatori importanti dove c’è qualcuno che ha delle clausole rescissorie e potrebbe andare via ma stiamo già lavorando con Giuntoli per prenderne altri e persino più importanti. Vi svelo: ho preso già un giocatore che ha già fatto 20 gol e gioca all’estero. Ma ho promesso che non lo dico».

De Laurentiis, ma Younes?
«Non lo so. Se c’ero io a Castel Volturno non lo avrei mai fatto muovere da lì. Ma dove vai? Lo chiamai al telefono per fermarlo e lui incominciò a dirmi, il nonno di qua il nonno di là...».

Parlava di rinforzi. Ma che fa, li prende senza sapere se resta o no Sarri?
«Sì, ci stiamo muovendo al di là di Sarri. Tanto pure se rimane Sarri lui dice solo prendimi i campioni, basta che sono maturi. D’altronde quando è venuto ha trovato una squadra fatta, con giocatori come Insigne, Callejon, Mertens. Perché mica soltanto l’allenatore è stato il motore centrale di questo successo, noi come società abbiamo fatto tutto quello che dovevamo. In passato siamo stati capaci di allestire delle rose competitive. E riusciremo a farlo anche in futuro».

Ha scelto già il portiere per il dopo-Reina? 
«Mi piace molto Rui Patricio, ma mi sono incontrato anche con gli emissari di Leno: stiamo valutando alcune convenienze dell’uno e dell’altro. Perin? Non credo...».

Che dice ai tifosi che sono così legati a Sarri? 
«Io starei tranquillo perché secondo me Sarri rimane ma poi se va via avremo delle alternative. Ma poi per quale motivo dovrebbe andare da qualche altra parte? Noi abbiamo un bel progetto, divertente, esaltante. Poi se mi dice datemi Iniesta o Cristiano Ronaldo e allora rimango, allora è facile così... Ma poi mi chiedo, gioca per il Napoli o per se stesso?».

Negli ultimi tempi lei si è però allontanato dalla squadra. O è solo un’impressione? 
«Ma non sono mica il presidente del Borgorosso Football Club? Ci messaggiamo di continuo, mi complimento con i vari giocatori per un gol, un bel passaggio, trovo il modo di stare con loro anche se non sto con loro. Ma non sono mai stato uno a cui piace stare lì dalla mattina alla sera».

Però neppure allo stadio va più: né al San Paolo e neppure in trasferta.
«Qui è questione di scaramanzia. Per un po’ di tempo quando ero a Los Angeles, non sono andato e la squadra ha vinto e allora ho detto, “Aurè, non ci andare più”. Anche perché Sarri è più scaramantico di me, magari passo a salutarlo prima di una gara, non vinciamo e se la prende con me...».

Sembrano diversi i giocatori in uscita. O non è così?
«Quelli che non hanno la clausola dipendono da me... quelli con la clausola possono essere ceduti all’estero. E lì non mi posso opporre. Koulibaly? Non ha la clausola. E neppure Insigne ha la clausola».

Questo accordo siglato tra Insigne-Adidas è una svolta nella politica dei diritti di immagine del club?
«Lo abbiamo fatto noi, i diritti di immagine li abbiamo licenziati noi. Adidas ha capito che se voleva dei nostri giocatori doveva trattare con noi e non direttamente con i nostri giocatori. C’era anche un’altra azienda interessata alla sponsorizzazione tecnica di Insigne e abbiamo fatto decidere a lui quella di suo gradimento».

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