Disastro Napoli: spreca e crolla
E il posto Champions non è blindato

Disastro Napoli: spreca e crolla E il posto Champions non è blindato
di Francesco De Luca
Martedì 23 Aprile 2019, 07:11 - Ultimo agg. 14:44
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E adesso non si vede l’ora che questo tormento finisca: Napoli sconfitto (in rimonta) dall’Atalanta, tre punti buttati e qualificazione Champions non blindata.

A quattro giorni dal ko contro l’Arsenal e dall’eliminazione dell’Europa League, gli azzurri non hanno avuto la personalità per difendere la vittoria e incassato un’altra figuraccia. Dopo il gol di Mertens hanno sprecato una buona quantità di occasioni per raddoppiare e hanno concesso il pallone ai nerazzurri, guidati al successo da Zapata, ex mai troppo rimpianto dal Napoli, autore del gol del pareggio e dell’assist del raddoppio per Pasalic: un ribaltone in 11’. Buon Napoli per un’ora, poi il calo di tensione e due gol favoriti da errati posizionamenti dei difensori, dall’esterno Hysaj (schierato a sinistra) ai centrali Koulibaly e Luperto (sostituto di Chiriches). Gasperini - una lezione di calcio a Mr. Champions Ancelotti - ha aspettato il momento giusto per colpire, dopo gli errori commessi dagli attaccanti azzurri a inizio ripresa. Troppi gol sbagliati, era già accaduto altre volte nei quattro mesi - gli ultimi - in cui il Napoli ha mostrato il suo volto peggiore.

Ancelotti ha tentato le carte Younes e Verdi (modestissimo, non all’altezza dei 25 milioni tirati fuori da De Laurentiis nella scorsa primavera) per evitare almeno la sconfitta che ha fatto arrabbiare la tifoseria, che pure aveva apprezzato la prima parte della gara in questa piovosa Pasquetta: si erano visti carattere e gioco, piccoli passi in avanti subito cancellati da una squadra senza cuore. È rimasto in panchina Insigne, dopo quella sostituzione nella partita con l’Arsenal che aveva indirettamente richiamato i fischi del San Paolo. È chiaro che tra Ancelotti, la società e Lorenzo è in atto una riflessione in vista della prossima stagione, ma un giocatore del suo livello non può essere messo da parte così. Ci sarà ancora nel Napoli l’unico napoletano? Oppure si sta soltanto cercando la soluzione economica più vantaggiosa per tutti? Sia chiaro che Insigne non meriterebbe una brutta uscita di scena.
Sembrava che Mertens avesse fatto ripartire il Napoli con la sua vivacità e i suoi tocchi, con quel gol di gluteo (rimbalzo del pallone) che lo ha portato a una rete da quante ne ha realizzate Maradona in serie A. Dries è tra i possibili partenti, non perché viene messo in discussione il suo rendimento, ma perché il Napoli ha il dovere di guardare avanti e il belga di valutare eventuali offerte. Questo piccolo genio ha fatto innamorare i napoletani: lascerebbe un segno nella storia azzurra, al di là dei numeri. Nel secondo e terzo anno di Sarri è stato protagonista assoluto; ha trovato spazi e (rare) gioie anche con Ancelotti. E si è sorpreso, dopo l’eliminazione dalla Coppa, per le reazioni: «Noi siamo giocatori normali». Per la verità, gli stessi che erano arrivati a un punto dalla Juve a 4 giornate dalla fine dello scorso campionato. Un anno ieri dalla “presa” di Torino, con il gol di Koulibaly che fece sognare lo scudetto, ma anche ventinove da quella di Bologna, con la vittoria che consegnò il secondo e ultimo tricolore. In curva un gruppo di nostalgici ha esposto lo striscione «Sarri uno di noi» e dal quel settore - al solito - si sono poi alzati cori contro De Laurentiis, mentre gli azzurri rischiavano di incassare la terza rete dall’Atalanta, tutt’altro che distratta dalla semifinale di Coppa Italia contro la Fiorentina in programma giovedì. Una lezione di come si può gestire la doppia competizione.

Il Napoli vive nel limbo, tra un presente che non può dare alcuna soddisfazione - anzi, continua a dare amarezze e domenica c’è la breve trasferta a Frosinone, dove si troveranno avversari che si giocheranno le residue speranze di restare in serie A - e un futuro da costruire raccogliendo le indicazioni di quanto accaduto in questa stagione, partendo a ritroso, cioè dagli ultimi quattro mesi in cui la squadra è progressivamente venuta meno e ha offerto pochissime convincenti prestazioni. Il punto, infatti, non è tanto l’eliminazione dall’Europa League perché in Champions sono stati eliminati club candidati al successo (Real, City, Juve): è il rischio delle gare ad eliminazione diretta. Il punto è il rendimento del Napoli, brillante fino a dicembre e poi spesso al di sotto delle sue reali possibilità. Da qui bisogna ripartire, però se il direttore sportivo Giuntoli ritiene che «ai punti l’Arsenal avrebbe perso» (la sua dichiarazione nel prepartita di Napoli-Atalanta) allora significa che i problemi emersi dall’inizio del 2019 non sono stati individuati o vengono accantonati. E questo sarebbe grave. L’Arsenal ha meritato la semifinale, trovando all’Emirates come al San Paolo avversari che non hanno opposto resistenza, o comunque non hanno creato pericoli sufficienti per mettere in discussione la qualificazione. Le analisi di chi governa il Napoli devono essere ferme e lucide per ricominciare nel modo migliore, quando sarà finito questo continuo sbandamento che non si vedeva da anni. La compattezza di una squadra, almeno in campo, non si crea con un ritiro a Pasqua, è evidente. Forse è il caso che De Laurentiis torni a far sentire la sua voce perché la stagione non può finire così tristemente.
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