Fiorentina-Napoli, il lampo
di Gabbiadini nella notte dell'addio

Fiorentina-Napoli, il lampo di Gabbiadini nella notte dell'addio
di Marco Ciriello
Venerdì 23 Dicembre 2016, 08:34 - Ultimo agg. 13:11
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Forse è un finale, forse no, è di sicuro un regalo. Al quarantanovesimo segna Manolo Gabbiadini, il ritardatario. Quello che sembrava fuori dal gioco e dalla squadra. L'attaccante lontano da se stesso, dal suo talento e dai gol che prometteva.

Sfugge al controllo della razionalità, dimostrando a che cosa serve tutta la sua freddezza: a tirare i rigori sull'orlo del baratro, e a segnarli. Sinistro alla destra di Tatarusanu, che salva il Napoli, per quest'anno. Il calciatore che pareva ormai già consegnato al passato, in partenza per l'estero, ri-scrive il presente. Entrato al 41', col Napoli sotto, dopo il terzo gol della Fiorentina, sembrava la mossa disperata di Sarri, che toglie Diawara e lo ripesca per scommessa ed esiguità di scelte, e, invece, diventa l'opzione rivoluzionaria, entra l'unico capace di accollarsi un rigore pesantissimo, tirandolo col giusto distacco. Forse perché già lontano, già altrove, perso dentro ai fatti suoi, che invece sono ancora quelli del Napoli.

Dopo qualche scambio, un pallone in area che gli capita male come troppe volte quest'anno e una scheggiata di testa che non arriva nemmeno in porta, gli tocca accollarsi, per la seconda volta in questa stagione (dopo quella col Besiktas) un rigore importante. Mertens altra prestazione da raccontare a figli e nipoti, con gol non smette di crederci, provando in tutti i modi a superare la linea difensiva dei viola, e coinvolge anche Salcedo nel progetto: che lo atterra. Rigore. Lungo piano sequenza, stretta sulla faccia di Gabbiadini: la stessa espressione, con gol o senza. La freddezza di chi non ha trovato da sorridere, di chi ha bisticciato con il proprio talento, ma non ha smesso di sfoderarlo quando serve. Così, fuori dagli schemi, fuori dal tempo regolamentare, nel recupero di partita e forse ruolo e mercato: Gabbiadini è il rigorista e va sul dischetto. Portandosi addosso la diffidenza di un popolo che cammina sotto al muro, sentendo l'insistenza, però, dei compagni che non l'hanno mollato e gli affidano l'occasione che merita.

È il più fresco, quello che non ha corso, ed è anche il ragazzo con un sinistro che ha fatto scrivere pagine, esultare curve e gli ha riempito il conto in banca. Gli tocca sperimentare ancora una volta il brivido di ribadire le sue ragioni, al netto di una albagia che diventa mancata attrazione con Napoli. Di lato ci sono le minacce di sempre, le accuse che si sommano ai tentativi mancati, davanti c'è Tatarusanu e la possibilità di pareggiare una partita persa e prima ancora di riscattarsi, riscrivendosi la biografia. Se sbaglia è una sera come le altre, con l'angoscia di aver ripetuto l'errore, ma se segna è l'eroe della partita. Quello che se ne parte con la banda che gli suona nella hall dell'aeroporto. Non è un rigore normale, è il rigore di chi non ha fatto abbastanza nella mezza stagione che doveva sancirne la rinascita, è il rigore di un uomo sul mercato, con la testa e fra poco il corpo altrove. Almeno prima del rigore.

Eppure tira. Con azzardo, grande senso di responsabilità e ovvio freddezza: fa lo sforzo di tirare. Sono le regole del gioco, e prima della vita. Non è finita fino a quando non è finita. Si va sempre a vedere anche quando ormai stai scorrendo la parete con le guide di città che non conosci. Come in quasi tutti i film del calcio da John Houston a Pupi Avati, c'è un classico: il rigore all'ultimo momento e dopo il rigore l'arbitro fischierà, e sarà la fine. La sua è l'area di rigore del bene e del male, con l'unica attenuante che lui non è lì. Su quel dischetto ci sono il suo orgoglio e la sua voglia di riscatto. Non ci potrebbe essere situazione peggiore, e lui è passato per l'attaccante senza rabbia, e infatti ora, qui, non gli serve. Il calciatore indolente confonde tutti. Parte, tira, segna. Mettendo il pallone nell'angolo. Imprendibile. Un lampo silenzioso che diventa cortocircuito. Una diagonale bassa, che apre un boulevard di grande utilità. È l'opposizione alla crisi e a una serata strana: il Napoli misura l'utilità di Manolo Gabbiadini.

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