Insigne, quei colpi alla Inzaghi:
ecco perché Ancelotti lo ha spostato

Insigne, quei colpi alla Inzaghi: ecco perché Ancelotti lo ha spostato
di Pino Taormina
Giovedì 8 Novembre 2018, 11:31
3 Minuti di Lettura
Segnare non è scienza, aritmetica, balistica, tattica, non è chirurgia o fisioterapia: è istinto, è come respirare. A 27 anni Lorenzo Insigne lo sta facendo come mai prima d'ora, in quella nuova posizione nell'attacco che neppure Zeman, il suo scopritore, aveva intuito sapesse fare in questa maniera. L'invenzione di Ancelotti non è come la mela di Newton: Carlo ha rivisto in lui le doti spietate di Pippo Inzaghi e lo ha piazzato là, al centro non solo del suo gioco offensivo ma della sua idea del Napoli. E poi il rigore a Buffon, il vecchio simbolo della Juventus, uno dei leader di quel gruppo che, lascia intendere l'ex presidente della Figc Tavecchio, non volle in campo nella gara decisiva con la Svezia Lorenzo Insigne.

I RECORD
Tre reti di fila in Champions per esempio, per giunta contro avversari di grande livello. Ma anche il fatto di essere andato in gol in tutte le ultime cinque gare giocate al San Paolo (Paris St Germain e Liverpool più lo scorso anno Shakhtar, Manchester City e Feyenoord): un primato assoluto per qualsiasi giocatore nella storia del Napoli ma non solo. Perché neppure il pupillo di Carletto, Superpippo, né nessun altro italiano era riuscito ad andare a segno per cinque gare consecutive. Il San Paolo ha messo da parte i tempi in cui lo metteva in discussione. Può fare quello che gli pare, tutto gli è concesso. Nessuno in Europa è decisivo come Lorenzo, sempre più Magnifico, nel suo stadio. E «suo» è termine che davvero può essere usato senza ombra di dubbio: perché non ha indossato nessuna altra maglia in serie A diversa da quella del Napoli. Una bandiera. E anche le altre statistiche sono spaventore: con Ancelotti in panchina è andato a segno ogni 108 minuti, media da bomber vero. Dieci in quattordici partite giocate fino ad adesso: mai era partito così forte, nemmeno nel 2016/17 dove poi nella classifica dei marcatori arriverà a quota 20. Il suo gol è riuscito persino a cancellare un primato che aveva il Psg: è la seconda volta in 28 partite, che i parigini vengono raggiunti dopo essere passati in vantaggio. Ma Lorenzo è già oltre: sogna il sesto gol al san Paolo, contro la Stella Rossa. Un gol che può dare il via libera alla qualificazione agli ottavi di finale.

I LEGAMI
Papà Carmine fa esattamente quello che fa da quando il ragazzino aveva 11 anni: lo aspetta. L'unica differenza, rispetto ad allora, è che al suo fianco ci sono anche i nipotini, i figli di Lorenzo. Insigne è tra gli ultimi a lasciare il San Paolo. Lo fa a passo lento. E subito dopo si regala un panino sul lungomare, in compagnia del ds Giuntoli. E ovviamente con tutto il resto della sua famiglia. Con Verratti ha scambiato un rapido saluto e lo stesso ha fatto con Cavani. L'unica differenza, rispetto al passato, l'addio agli storici agenti, con cui era legato da circa 10 anni. Ha preferito accettare la corte di Mino Raiola ed è chiaro che la sua presenza non garantisce una estate di sonni tranquilli. Dove c'è lui, infatti, piovono tentazioni.

VISTA SUL GENOA
Già ieri mattina, nella seduta a Castel Volturno, Lorenzo aveva messo da parte la notte magica col Psg e si è gettato alla sfida con il Genoa. Peraltro contro i rossoblù ha un piccolo tabù: ha segnato in carriera un solo gol che risale all'11 novembre del 2012. Un'era geologica per uno come lui. E in questa sua nuova vita da capocannoniere, ha una voglia matta di segnare anche per continuare la rincorsa alla Juventus. Per la cronaca: il Napoli è imbattuto nelle ultime 12 partite di Serie A contro il Genoa: nove vittorie e tre pareggi.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA