Napoli, è il secondo stop di fila:
è più dura ma non è ancora finita

Napoli, è il secondo stop di fila: è più dura ma non è ancora finita
di ​Francesco De Luca
Lunedì 12 Marzo 2018, 07:00 - Ultimo agg. 10:42
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Stavolta il sorpasso non è durato lo spazio di poche ore. La Juve è prima, il Napoli ha perso il comando della classifica perché è stato bloccato dall'Inter al Meazza. E il distacco di una lunghezza rischia di lievitare mercoledì in caso di sconfitta dell'Atalanta nel recupero a Torino. In una partita complicata, contro i nerazzurri che hanno riproposto il catenaccio della partita al San Paolo chiudendo tutti gli spazi o quasi, il Napoli non ha trovato l'ispirazione e il gol. Ha attaccato ma non ha punto il magico tridente: velleitarie le conclusioni di Insigne (incomprensibile quel cucchiaio a metà ripresa) e di Mertens; inefficace Callejon nell'uno contro uno.

Nel primo tempo gli uomini di Sarri hanno prodotto un solo tiro in porta, sono cresciuti nella ripresa quando l'Inter è calata fisicamente e le maglie nerazzurre si sono allargate, ma non fino a tal punto da consentire alla squadra di conquistare una vittoria preziosa, necessaria per il controsorpasso sulla Juve. Errori nei passaggi, poca precisione nelle conclusioni, qualche uomo - Allan, fresco di rinnovo - eccessivamente opaco. Se Spalletti voleva neutralizzare l'avversario, vi è riuscito: 0-0 come a Fuorigrotta. E, in fondo, la palla più velenosa è stata quella di Skriniar, che a inizio ripresa ha colpito di testa il palo. L'unica concessione di una difesa attenta e stretta, al contrario di quanto era accaduto contro la Roma al San Paolo, in quella partita che rischia di essere il passo falso più pesante da assorbire nella volata scudetto perché coincisa con il successo della Juve negli ultimi secondi di recupero all'Olimpico. Dieci turni di campionato (la metà fino allo scontro diretto del 22 aprile a Torino) sono un periodo in cui si può impostare una rimonta, a patto che la nuova capolista perda qualche battuta. Il Napoli non smarrisca, proprio ora in cui tutto diventa complicato, le convinzioni nei propri mezzi. Le ultime due prove vanno riscattate con prestazioni vigorose e, se c'è qualche calciatore stanco, Sarri adoperi alcune delle sue (poche) risorse. Lo Juventus Stadium, adesso Allianz Arena, è il campo dove ha sempre perso ma le statistiche sono fatte per essere ribaltate, soprattutto da una squadra di valore, che sta dando il 101 per cento come dice il suo allenatore e continuerà a darlo fino al 20 maggio, avendo al suo fianco la città e nuovamente il suo presidente De Laurentiis, assente a Milano.
 
Sul campionato c'è stato l'effetto Dybala, purtroppo per il Napoli. Tre gol nelle partite con Lazio e Udinese, due vittorie pesanti aspettando il recupero contro l'Atalanta tra 48 ore. Troppo deboli i friulani per opporre adeguata resistenza agli uomini di Allegri, il solo portiere argentino Bizzarri ha tentato di alzare il muro respingendo il rigore di Higuain. Nella caccia agli azzurri i bianconeri non hanno mollato di un centimetro, figurarsi dopo aver recuperato autentici fuoriclasse come i due argentini, già preziosi nella sfida con il Tottenham in Champions League. Si sapeva (e si temeva) che in questo esaltante e duro duello potessero pesare le differenze delle due rose a disposizione di Allegri e Sarri, che ha dovuto compiere sforzi notevoli con i suoi uomini per difendere il primo posto, provando anche ad isolarsi rispetto a temi extracalcistici. In questa giornata si è registrata una nuova puntata della polemica sul Var, innescata da Immobile, il bomber della Lazio, la squadra che si sente più danneggiata dal mezzo tecnologico, stavolta dalla sua mancata applicazione a Cagliari dopo un fallo sull'attaccante in area.

Spesso criticato per i suoi eccessi e i suoi lati oscuri, il calcio ha mostrato il suo aspetto migliore in questa settimana, dopo la scomparsa di Astori, e soprattutto ieri a Firenze, dove calciatori e tifosi viola hanno ricevuto l'abbraccio non soltanto del Benevento ma di tutta Italia. In quel minuto numero 13 sugli spalti del Franchi c'eravamo tutti, con le nostre lacrime e il nostro dolore per il Capitano. È stato suggestivo che abbia segnato il suo sostituto Vitor Hugo, che porta sulle spalle il 31, il numero invertito di Astori. E c'è chi ha visto la sua mano in quell'azione perché anche lui si lanciava in area per tentare il gol di testa. È come se avesse guidato dall'alto quei ragazzi che si sentono smarriti e hanno indossato la maglia numero 13 per proteggersi e sentirsi meno soli e in particolare quel brasiliano che, commosso, si augura che il Capitano possa essere orgoglioso di lui. Non si perda il ricordo di Davide, non si smarrisca quel sentimento che ha unito il calcio nei giorni del dolore. Purtroppo i segnali non sono confortanti sotto questo aspetto: ad Ascoli due calciatori sono stati aggrediti semplicemente perché la loro squadra ha perso la partita a Venezia, a Torino e Milano si sono ascoltati i soliti vergognosi cori contro Napoli e i napoletani (partiti al Meazza dopo il minuto di silenzio per Davide). Sembra proprio non ci sia niente da fare: il pallone continua a rotolare dal lato sbagliato.
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