L’ira di Napoli: «Che vergogna
a Marassi, ci difende solo Sarri»

L’ira di Napoli: «Che vergogna a Marassi, ci difende solo Sarri»
di Bruno Majorano
Martedì 15 Maggio 2018, 10:49 - Ultimo agg. 16:21
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I tre minuti del Ferraris sono sembrati un’eternità. Dal momento in cui l’arbitro Gavillucci ha sospeso la partita tra Sampdoria e Napoli a quando il gioco è stato ripreso il tempo si è fermato. La curva della Sampdoria ha avuto per un attimo gli occhi di tutta l’Italia puntati contro. E quanto accaduto domenica sera non poteva certamente passare inosservato al sindaco di Napoli Luigi de Magistris che puntuale ha commentato l’accaduto. «È un’immagine indecente: i cori, i volti e le frasi sono inqualificabili e razzisti. Non si può più andare avanti così. Sarri ha detto una cosa bellissima: chi fa questi cori evidentemente non è mai venuto a Napoli». Un attacco ai tifosi della Sampdoria, certo, ma anche una carezza all’allenatore del Napoli che prima in campo, lamentandosi con il quarto uomo, e poi ai microfoni di radio e tv ha condannato i comportamenti antisportivi del settore blucerchiato. «Impariamo a difendere la città e ad agire con più forza e signorilità rispetto a provocazioni che stanno superando ogni limite. Anche Ferrero si è preso gli insulti, vuol dire che c’è proprio un odio verso questa città. Forse perché sappiamo vincere lo scudetto dell’onestà», prosegue il sindaco. I tifosi napoletani si mobilitano: domenica manifestazione antirazzismo al San Paolo in occasione dell’ultima partita di campionato. Oggi si conoscerà l’entità del provvedimento del giudice sportivo nei confronti della Sampdoria, che intanto è stata citata dinnanzi al giudice di pace dal professionista napoletano Andrea Carrino, assistito dagli avvocati Angelo e Sergio Pisani, per omessa vigilanza. «Puntiamo ad ottenere, attraverso molte firme, un risarcimento che sia educativo: le società devono fare di tutto per evitare queste condotte illegittime», spiegano gli avvocati Pisani. 

Deciso il presidente del Coni, e commissario straordinario della Lega serie A, Giovanni Malagò: «Sono sempre stato molto duro nei confronti delle tifoserie che hanno fatto cose da farci vergognare. Non c’è una classifica di gravità, è proprio tutto sbagliato. Ho apprezzato molto l’intervento di Ferrero denunciando subito con massima fermezza». Per l’ex rettore della Federico II Guido Trombetti «i cori sono l’espressione di minoranze becere. Mi chiedo se la sospensione delle partite sia la misura giusta. Consegniamo a una minoranza di delinquenti un’arma di ricatto nei confronti della società. Ovvero: “se non mi dai quello che voglio ti faccio perdere la partita a tavolino perché faccio i cori”. Abbiamo a disposizione la tecnologia con la quale le istituzioni hanno la possibilità di individuare quali sono i singoli responsabili degli atti più sgradevoli e gli si dà il Daspo e un eventuale procedimento penale. Servono punizioni esemplari. A mio avviso è l’aspetto di una degenerazione dei costumi. Quello che succede oggi è allarmante dal punto di vista culturale».

Tanta rabbia e anche un’accusa da parte del magistrato Tullio Morello. «Sono cose che ci fanno soffrire, perché quando sei in trasferta e senti 30mila persone che insultano te e la tua città è difficile non reagire. Ferisce anche il commento di tante persone qualificate che definiscono queste cose come sfottò, quando gli sfottò sono ben altri. E mi fa sorridere che l’interruzione della gara sia arrivata solo domenica perché si trattava di una partita che contava zero: a Firenze erano state più gravi e più brutte e nessun ha fatto niente. Ho paura che a lungo andare ci allontaneranno da questo giocattolo».

Anche l’avvocato Carlo Claps, presidente del comitato italiano a difesa dei tifosi, si è schierato in maniera decisa. «Trovo inaccettabile il fatto che la Federcalcio e tutte le istituzioni calcistiche si limitino a una tiratina di orecchie, al massimo una multa, e se qualche volta come anche nei casi di razzismo, ci scappa la squalifica, subito dopo ecco che interviene la condizionale a cancellare ogni forma di sanzione». Un «delirante modo di concepire l’appartenenza alla squadra»: così il questore di Napoli, Antonio De Iesu, definisce i cori contro il Napoli e la città.
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