Napoli, quei colpi di Insigne
noti ma reinventati ogni volta

Napoli, quei colpi di Insigne noti ma reinventati ogni volta
di Marco Ciriello
Domenica 19 Agosto 2018, 09:00
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Dall'alto della sua zolla, Lorenzo Insigne, in una partita sporca e irrazionale, fa la sua parte due volte: mettendo a bollire la linea difensiva della Lazio prima, e poi il suo portiere. Mentre il Napoli è ancora dedito a fiacchi esercizi, con una difesa invertebrata, lui, sornione, poggia due gocce di pallone: apre morbosamente per Callejon, occhieggiando quel lato sinistro che tanti gol e punti ha portato, inseguendo quel taglio perverso che continua a rimanere una risoluzione preziosa oltre che pratica, infatti questa volta dal suo cross che libera lo spagnolo ne nasce un appoggio per Arek Milik. Ma la bellezza è negli attimi precedenti, come Insigne arriva a liberarsi, per vezzo poetico avrebbe detto Gianni Brera, con una mezza luna di suadente vigore, tutta rapidità ed eleganza, senza bisogno di guardare, con la sicurezza che si ha nel compiere azioni consuete, sapendo che c'è un cursore d'istinto pronto a ricevere, che dall'altra parte il suo sforzo per liberarsi non è vano, che può fare affidamento sulla sponda di fiume opposto, come sempre, in un sicuro ricordo pallonaro che diventa azione da gol.
 
È una formula infallibile, basta avere uno come Insigne che prende le misure, si libera abilmente facendo la porta girevole che porta con sé il pallone, e poi, tac, lancia, tagliando in due fette la difesa della Lazio che pure avrà ripassato il colpo centinaia di volte, Simone Inzaghi lo avrà mostrato anche alla famiglia al mare e poi ai suoi, ma niente da fare, perché quella azione, è figlia di due imprevedibilità, quella di Insigne che non taglia mai dallo stesso posto, e quella di Callejon che non vedrai mai partire, il resto è un gioco da ragazzi, tanto che l'ha imparato anche Milik, giocando da terzo in area e facilitando le cose a Callejon che non deve più tirare a volo comunque come in questo caso, troppo angolato ma può appoggiarla in mezzo, come un bicchiere su un tavolo; il resto è negli occhi di Thomas Strakosha e nella sua sgangherata ginnastica che non può fare nulla sull'interno impetuoso dell'attaccante polacco. È il gol del pareggio, sembra Il giorno della marmotta, invece no, è tutto diverso. C'è ancora tanto da fare, anche se c'è una calma che attraversa tutti, persino quelli caduti davanti al rientro di Immobile. C'è una tale confidenza, però, che anche nell'errore si sente la possibilità di superarlo.

Il cuore di questa possibilità si chiama Allan, una vera e propria cosca, che stacca palloni ai laziali e macina quelli napoletani, e come premio riceve la possibilità di spizzare un cross di Hysaj apparso di nuovo quello che sognava di andare al Barcellona, un buon inizio dopo una brutta fine per Lorenzo Insigne che, con corpo di acrobata, si contorce in area quel tanto che basta, per camminare sul filo, sui pezzi di vetro, e anche sul destino della povera Lazio di Simone Inzaghi, e piazzare uno di quei destri da gomitolo di lana, che scivola perfetto nell'incrocio dei pali, lasciando ancora una volta un alibi a Thomas Strakosha. Mai arte risaputa, ma sempre reinvenzione, leggero giro, la palla volitando si infila, per il due a uno, ancora una volta un Napoli in rimonta con la Lazio, che riesce a rimediare ai propri errori, arrivando a controllare la partita dopo averla smarrita. Non è un Insigne che calamita il gioco, o il trascinatore che abbiam visto nella parte finale dello scorso campionato, piuttosto un abatino, appunto, che però, riesce a incidere, mettendo due palloni fuori dall'armonia della Lazio, costringendola alla sconfitta e al castigo, senza esagerazioni, ed è questa la cosa peggiore. È un Napoli ancora in cantiere, con un Insigne a metà, però già azionato dalle forze magiche della fantasia, felino e per questo indolente, ma nell'indolenza sfuma palloni, incide e segna. E Carlo Ancelotti annuisce, mentre intravede piccoli attimi d'estasi nell'impianto che forse funzionerà a perfezione tra qualche mese. Intanto c'è Insigne, che non bamboleggia, ma di contrabbando incide, lateralmente aiuta, evitando un esordio acerbo. È più di una toppa, è una bella cucitura, che mette insieme quello che è ancora slabbrato. Insigne appare come il Topolino di Fantasia, rimette a posto le cose, riordina la partita, e ristabilisce priorità, che con una vittoria fuori casa è come ragionare a stomaco pieno, viene meglio. E con un passaggio e un gol comincia a cancellare anche la nostalgia.
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