Happiness is a warm gun,
come resettiamo questa amarezza?

Happiness is a warm gun, come resettiamo questa amarezza?
di Anna Trieste
Mercoledì 12 Dicembre 2018, 07:00
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Happiness is a warm gun non è solo uno degli innumerevoli capolavori dei Beatles ma pure una sintesi abbastanza efficace della parabola del Napoli in questa Champions League. La felicità con cui la squadra e la città avevano salutato qualche settimana fa, proprio dopo l'inaspettata vittoria a Napoli contro il Liverpool di Klopp, la nuova avventura degli azzurri nell'Europa che conta, si è rivelata effettivamente una pistola carica e l'arma crudele con cui gli uomini di Ancelotti hanno segnato la propria disfatta. Bastava un gol per passare il turno. Uno solo. Non era necessario vincere, bastava un gol. Una cosa apparentemente semplice per una squadra che tra l'eredità offensiva di Sarri e il nuovo gioco verticale di Ancelotti nella serata più importante dell'anno tutto avrebbe dovuto affrontare tranne la stipsi realizzativa.
 
 

E invece, proprio nella partita decisiva, nell'arena infuocata dei Reds ad Anfield, grazie alla vendetta tremenda vendetta di Klopp tesoro mi si sono ristretti i ragazzi. E così da dioscuro della difesa Albiol è diventato un timido guardaporte, da stantuffo di fascia Mario Rui si è tramutato in funicolare senza corrente, da faro nella notte Hamsik si è trasformato in pisellino fulminato della serie di lampadine natalizie. E nella confusione totale in mezzo al campo né Insigne, né Mertens, né Callejon, né il subentrato Milik, che pure questo dovrebbero fare di mestiere, sono riusciti a fare un gol. Uno! È come se a Natale un napoletano non mangiasse nemmeno un roccocò. Una cosa inaudita. Eppure è successo. «Dobbiamo dare il tempo a Ancelotti di resettare tutto quello che ci stava prima» aveva detto De Laurentiis poco prima dell'inizio della partita. Ok, ma a noi invece il tempo di resettare tutto questo dispiacere e quest'amarezza chi ce lo dà?
 
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