Milik, uno champagne in frigo
e i compagni senza genio

Milik, uno champagne in frigo e i compagni senza genio
di Anna Trieste
Lunedì 16 Aprile 2018, 07:00
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Andare a San Siro e prendersi i tre punti come se fossero l'ultimo pezzo di pizza rimasto sulla terra prima della fine del mondo: era, o meglio, doveva essere questo, il programma della trasferta di ieri a Milano. Dopo la vittoria al fotofinish agguantata col Chievo miracolosamente nel finale, l'imperativo infatti era soltanto uno: vincere, vincere e assolutamente vincere. Ma non perché nel pallone non siano previsti altri risultati e non si possa pure perdere o pareggiare bensì perché arrivati a questo punto del campionato, dopo una stagione a dire poco straordinaria con record su record battuti e spettacolo offerto in lungo e in largo, dopo che la sorte ti regala un'altra chance buttare tutto nella munnezza come se nulla fosse accaduto e questi mesi non ci fossero mai stati, sarebbe stato assurdo, uno sfregio alla miseria.
Bisognava andare a Milano sponda rossonera con la rabbia nelle gambe, il sangue agli occhi e il coltello in mezzo ai denti. E invece no. Niente di tutto questo. A San Siro il Napoli ci è andato senza rabbia, senza denti, senza sangue agli occhi e, soprattutto, senza genio. E a quanto pare pure a piedi e senza macchina visto che la maggior parte degli uomini in campo appariva stanca e incapace non dico di fare un contropiede ma quanto meno di percorrere la propria zona di competenza senza che nel frattempo gli avversari si mettessero di traverso per impedire il buon esito dell'operazione. Ed è così che da che doveva essere un «Vincere assolutamente» si è passati prima a un più modesto «Possibilmente non perdere» e poi ad un rassegnatissimo «Vabbuò forse era meglio se ci stavamo a casa». Perché ciò sia accaduto non è possibile stabilirlo con certezza. Così come non è possibile stabilire con certezza perché Insigne e Mertens siano così stanchi visto che a)non fanno i fravecatori e b)il Napoli è uscito da tutte le competizioni proprio per concentrarsi unicamente sul campionato.
 
 

L'unico che potrebbe dare una risposta a tutte queste domande è Milik. Il polacco col nome di una costellazione, infatti, sarà perché finora è stato fuori e non ha vissuto le emozioni logoranti della prima parte del campionato, è l'unico che appare ancora allegro e entusiasta di giocare a calcio. L'unico che se non altro pure ieri, nei pochi minuti in campo, ha dato l'idea di fregarsene delle pressioni e di voler provare a fare quello che finora al Napoli riusciva ad occhi chiusi: i gol. Ecco. Tenere questo Milik fuori quando del Mertens di qualche mese fa non c'è più traccia è come tenere la bottiglia buona in frigo mentre la festa è finita e gli invitati se ne vanno: se non l'apriamo adesso quando la apriamo?
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