Se Ancelotti fa tendenza:
quanti «figli» suoi in panchina

Se Ancelotti fa tendenza: quanti «figli» suoi in panchina
di Bruno Majorano
Venerdì 16 Novembre 2018, 07:00
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Ok, con Davide il legame è presto fatto. Perché è sangue del suo sangue. E allora che potesse seguire le orme del papà non era poi così impensabile. Anzi. Eppure di figli calcistici, Carlo Ancelotti ne ha fatti davvero tanti. Quasi si potrebbe stilare una sorta di squadra. Anche perché quelli che dal campo sono finiti in panchina hanno ricoperto praticamente ogni ruolo. In realtà manca solo il portiere, ma poi ci sono proprio tutti: dal centrale difensivo all'attaccante, dal terzino al mediano. Tutti passati a lezione da Carletto e oggi esecutori materiali (e autonomi) di quanto imparato negli anni trascorsi alla cattedra di Ancelotti.

Nella lista di quelli che hanno seguito le orme dell'attuale allenatore del Napoli, ce ne sono quattro che addirittura si sono avvicendati alla guida del Milan, la squadra dove «tutto è cominciato». L'attuale allenatore dei rossoneri, Rino Gattuso, è stato uno dei punti fermi della squadra dei grandi successi guidata da Ancelotti. E quell'abbraccio al San Paolo quest'anno, poco prima dell'inizio del match tra Napoli e Milan, è il simbolo di un rapporto che negli anni è andato ben oltre il campo. Prima di Gattuso, alla guida dei rossoneri ci sono stati anche Seedorf, Pippo Inzaghi e Brocchi, tutti attualmente seduti su varie panchine di serie A, serie C e addirittura una nazionale. Seedorf, infatti, dopo l'esperienza in rossonero e una puntatina in Spagna (ha guidato il Deportivo La Coruna), ha accettato l'incarico di ct del Camerun dove condivide la panchina con Kluivert, anche lui ex milanista ma senza essere stato mai allenato da Ancelotti. Pippo Inzaghi, invece, ha fatto la sua gavetta partendo dalla serie C e diventando il protagonista della promozione del Venezia in serie B un anno fa prima di accettare la chiamata del Bologna in serie A per questa stagione. Percorso inverso per Brocchi, che dopo il Milan si è messo in discussione con il Brescia in serie B fino ad accettare la chiamata del Monza di Berlusconi e Galliani in serie C appena qualche settimana fa.
 
Dicevamo che ce ne è per tutti i gusti tattici. E infatti tra i saranno allenatori ci sono anche Alessandro Nesta e Andy Shevchenko, due decisamente agli antipodi in campo. Eppure entrambi hanno deciso di iniziare la propria carriera lontano dall'Italia. Certo, Sheva ha scelto la sua Ucraina. Prima da collaboratore e poi da ct. L'ex bomber rossonero si è caricato sulle spalle il peso di portare in alto la nazionale del suo paese provando ad ottenere risultati ancor più prestigiosi di quelli collezionati quando era il capitano in campo. Per riuscirci ha deciso di farsi affiancare da una parte di staff italiano. Tra essi Mauro Tassotti, eterno vice di Ancelotti, e oggi secondo di Sheva sulla panchina dell'Ucraina. Ha iniziato dagli Stati Uniti, invece, Alessandro Nesta. Come primo incarico si è messo alla prova alla guida del Miami Fc dove ha allenato dal 2015 fino al 2017. Poi ha saputo aspettare il suo momento che è arrivato sul finale della scorsa stagione, quando ha colto al volo la chiamata da parte del Perugia per tentare la scalata in serie A. Difensore come lui, seppur più esterno, Massimo Oddo che con Nesta adesso si sfida in serie B. Sì, perché l'ex terzino rossonero ha accettato la chiamata da parte del Crotone dopo le esperienze in serie A con Udinese e Pescara (è stato lui l'ultimo allenatore a riportare in massima serie il club abruzzese nel 2017). Il tutto senza dimenticare Andrea Pirlo che da allenatore sta ancora studiando e che Mancini vorrebbe tanto portare in Nazionale come suo vice.
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