Napoli, da Allan a Callejon:
quanti flop nella partita dell'anno

Napoli, da Allan a Callejon: quanti flop nella partita dell'anno
di Marco Ciriello
Venerdì 19 Aprile 2019, 07:00
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Le ultime partite di Europa League del Napoli sono un lungo elenco di calciatori mancati, il cui sunto è Carlo Ancelotti che si mette a sedere in panchina, allentata la pressione, e diventa il Toni Servillo de Il divo di Paolo Sorrentino, nella scena in un cui Andreotti prende coscienza che non diventerà Presidente della Repubblica. Una maschera di pietra, dove nemmeno il sopracciglio che sembra uno dei baffi di Dalì sale a protestare, ha la forza per alzarsi, anche perché nessuna delle strategie provate ha funzionato, anche perché il Napoli è arrivato malissimo in questo periodo della stagione, una squadra diversa, molto diversa, rispetto a quella che ha giocato il girone di qualificazione di Champions League. In campo, invece, vediamo ancora palleggiare inutilmente, in un gioco di carambola e rimando, i calciatori mancati, su tutti Lorenzo Insigne, che fa volare anche gli stracci per i fischi che coronano la sua uscita, come non accadeva da un bel po' di tempo, ma prima c'erano le sue partite che potremmo riassumere con Paolo Villaggio in boiate pazzesche, e aggiungere i mancati apporti al collettivo, il gol sbagliato a Londra e i tiretti accennati a Napoli, un talento cristallizzato da almeno quattro mesi, e alla fine la sua spirale velleitaria appare evidente, nonostante le sue proteste, i suoi sbuffi, e le sue imprecazioni. Segue a ruota per involuzione Allan, mai più ripreso dal mancato passaggio al Paris Saint Germain, tutta la sua forza che diventava impegno solidale e preoccupato è andato perduto come palloni sul fondo, il suo essere il mangia-caviglie di Neymar lodato da tutti, da Napoli a Rio de Janeiro è svanito in vagabondaggi hippy per le metà campo avversarie, con palloni deboli, e una quantità enorme di passaggi sbagliati, insomma sembrava il più grande interromp-azione d'Europa e invece era un calesse.
 
Di fianco troviamo Piotr Zielinski, sicuramente giovane, sicuramente crediamo a Boniek suo sponsor in ogni luogo, ma dopo aver visto i nipotini di Cruyff in azione: c'è ancora un giovane che può dire di essere troppo giovane per non sbagliare? E allora si può parlare di centrocampista sdraiato ad aspettare se stesso, con sulle spalle lo zainetto col pallone sbagliato a Londra. E poi Milik, se in due partite non segni a questo Arsenal un po' di cenere devi tenertela sulla testa, non basta l'infelicità di non segnare, va anche messo in conto come colpisce di testa e come giochi a singhiozzo, nonostante il grande impegno. Lo stesso di Mertens, che parla anche di normalità che ha fatto passi da gigante, ma le intenzioni solidaristiche senza gol servono a poco. Anche Fabian Ruiz è molto calato, ha subito una normalizzazione si spera solo fisica, in un livellamento verso il basso che appartiene a tutti, persino a José Maria Callejon, che da terzino gioca meglio degli altri, ma non riesce a fare un cross che sia uno degno di questo nome, sbarella di brutto, e prima spara sui piedi di Cech un pallone che doveva sparare in porta. Molto affaticato di testa e di piede, non abbiamo visto più i suoi tagli da sciamano da tempo, sarà che Insigne non fa più quel taglio che era una specialità della casa, ma lui non solo non fa gol, ma non si inserisce nemmeno come una spia tra le linee nemiche, nostalgia per quello che era, tristezza per le sue corse con i cross peggiori di quelli di Mario Rui. A Ghoulam vanno date le attenuanti per gli infortuni e quindi è un mancante per forza maggiore.

A Meret bisogna fargli rivedere il posizionamento della barriera un errore di gioventù per un mese di seguito, tutti i giorni, se non sei René Higuita e poi non rimedi parando con il colpo dello scorpione, e non hai un consenso totalitario: rischi di brutto, ma poi dimostra di avere un grande futuro e una grande mano che mette tra il tiro di Aubameyang e la sua porta, evitando il secondo umiliantissimo gol dell'Arsenal. Meno mancanti rispetto agli altri Maksimovic, Chiriches e Koulibaly, e questo è un dato positivo, come è positiva questa esperienza contro l'Arsenal, e prima lo era stato il girone di Champions. Il Napoli ha il secondo posto ben stretto e la possibilità di tornare di nuovo in Europa, cercando di tenere bene in testa un turno così, tra Londra e Napoli in una settimana è stato messo a dura prova psicologicamente e fisicamente, ha pagato e ora può solo registrare la caduta, misurare il vuoto della semifinale mancata, e ripartire. Intorno, nonostante l'abituale secondo posto c'è tumulto, e nei prossimi giorni ce ne sarà di più, ma in questo calcio e con i criteri delaurentiisiani si vive di lenta costruzione e piccoli passi, si scava con le mani, e ci si arrampica piantando un chiodo alla volta. La distanza tra la prima parte della stagione e la seconda è evidente, e vista l'irreversibilità delle partite, vale solo il dato come lezione, l'acquisizione degli errori, e chiama un evidente mercato diverso con qualche strappo in più, per evitare di rimanere inespressi ancora una volta.
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