Insigne e la vittoria dell'orgoglio:
adesso il Napoli ritrovi la sua Napoli

Insigne e la vittoria dell'orgoglio: adesso il Napoli ritrovi la sua Napoli
di Francesco De Luca
Lunedì 6 Maggio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:53
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Il Napoli si è svegliato dopo il gol dell'ex Pavoletti e ha ribaltato la partita contro il Cagliari, con l'aiuto del Var e di Insigne, che ha chiuso nel migliore dei modi la settimana del chiarimento con De Laurentiis e Ancelotti. Il suo rigore al 98', dopo le vibranti proteste dei sardi, consegna agli azzurri la certezza del secondo posto

Insigne è tornato sul dischetto a quasi due mesi dal rigore fallito contro la Juve, quello che costò un pareggio simbolico il 3 marzo. Piombò in crisi dopo quell'errore, adombrando l'ipotesi di un divorzio, anche perché vi sarebbero stati poi i fischi al momento della sostituzione in Napoli-Arsenal. Ieri sera, invece, soltanto applausi per lui da un pubblico ridotto ma appassionato, al fianco della squadra nella rimonta contro il Cagliari. Un rigore per cancellare i cattivi pensieri e ricominciare un rapporto che - è stato l'annuncio di Ancelotti - dovrebbe andare avanti, oltre il 2022, anno di scadenza dell'attuale contratto di Lorenzo. Ha dimostrato carattere, questo ragazzo che troppo spesso ha creduto di essere nel mirino. Se il Napoli crede davvero in lui, al di là degli incontri a casa dell'allenatore, ne faccia un simbolo duraturo.

Gli azzurri avevano giocato male fino alla rete di Pavoletti, poi hanno cominciato ad attaccare con costanza. Cragno sembrava insuperabile, ma sono arrivati i gol di Mertens e Insigne che hanno ufficializzato il secondo posto a capo di una stagione non completamente felice perché vi sono stati quattro mesi nella penombra. Basterà un congruo mercato per far compiere al Napoli il vero salto di qualità e riportare il pubblico allo stadio?
 

Ieri sono stati contati 16.171 spettatori. Ma è tutta colpa della Juve? Se il San Paolo si è progressivamente svuotato in questi mesi, portando il Napoli a una media spettatori (29.964) inferiore soltanto a quella che si era registrata nel secondo anno di serie C1 (23.769), è solo perché non c'è stata storia in campionato? Se lo stadio non si è riempito neanche per le sfide con la Juve e l'Arsenal, significa che c'è qualcosa che va al di là dei risultati del campo ed è il distacco tra il club e la tifoseria, non allineabile comunque a quanto accaduto a Frosinone: il brutto gesto della maglia restituita a Callejon è un'iniziativa isolata di un ultrà. Il vero strappo è nei numeri sull'affluenza a Fuorigrotta in questa stagione, pubblicati venerdì scorso sul Mattino.

La delusione per la sfida scudetto conclusasi troppo presto è una delle ragioni di questo gelo. Ma c'è altro ed è giunta l'ora di farsi qualche domanda e di darsi qualche risposta puntando alla ricostruzione di questo rapporto. A fronte della indubbia crescita del Napoli si è registrata in passato la vendita di una manciata di abbonamenti, addirittura non oltre i seimila. In questa stagione, peraltro, neanche sono stati messi in stampa per i lavori di restyling del San Paolo, cominciati poi in primavera inoltrata. Alla tifoseria del Napoli, che ha la capacità e la maturità di misurare le distanze rispetto alla Juve in termini di punti e fatturati, vanno offerti spettacoli più convincenti di quelli visti negli ultimi quattro mesi. Spetta ad Ancelotti, ma soprattutto al presidente De Laurentiis e all'amministratore delegato Chiavelli, i principali operatori sul mercato, perché Carlo - che ha sgomberato il campo dagli equivoci difendendo il suo ruolo di allenatore e respingendo l'ipotesi di diventare manager del club - ha detto che non possono arrivare calciatori con stipendi da 10 milioni annui ma ha aggiunto che ha bisogno di immettere esperienza nella squadra. E questo valore ha un costo. Servono i campioni se si vuole fare il salto di qualità, o comunque evitare un declino come quello vissuto negli ultimi quattro mesi.
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