Napoli, oltre gli arbitri e le sconfitte:
è sempre festa ai piedi del Vesuvio

Napoli, oltre gli arbitri e le sconfitte: è sempre festa ai piedi del Vesuvio
di Anna Trieste
Lunedì 21 Maggio 2018, 07:30
2 Minuti di Lettura
Ammettiamolo: Napoli-Crotone ce l'eravamo immaginata un po' diversa. Qualche settimana fa, quando Orsato non aveva ancora subito il più grave attacco di cataratta nella storia mondiale delle cataratte, avevamo pensato, anche solo per un minuto, che quella con il Crotone sarebbe stata una festa. Una festa speciale, perché dopo più di trent'anni lo scudetto sarebbe potuto tornare ai piedi di colui che, pur non giocando a pallone, è il più invocato negli stadi italiani tutte le settimane, il Vesuvio. E sarebbe stato un tributo giusto, l'Italia del calcio che in qualche modo chiede scusa e si inchina davanti a questo povero vulcano attivo che viene chiamato ogni volta in causa, pure quando il Napoli non gioca, al fine di convincerlo ad annegare nel magma più infuocato i suoi amatissimi sudditi napoletani. Purtroppo però non sempre la storia è giusta. Anzi, spesso non lo è.
Ma questo non significa che debba essere sempre la stessa. Per fortuna. E sempre per fortuna, quello che non cambia mai, è lo spirito indomito dei napoletani. Li volevano tristi, delusi, incazzati. E invece loro erano là, belli e amorevoli. Pronti a riempire fino all'ultimo sediolino disponibile il San Paolo per ringraziare il mister e la squadra azzurra per una stagione oggettivamente esaltante. Una stagione per la quale non serve che si vada davanti alle telecamere a elemosinare qua e là due complimenti. Davanti a tanta bellezza, quelli vengono da sé.
 
 

Così come sono venuti da sé, ieri, i commossi e lunghissimi applausi di tutto lo stadio a Reina, al San Paolo in azzurro per l'ultima volta prima di andare al Milan. A Maggio, bandiera silenziosa e però indefessa della difesa sulla fascia destra per dieci anni. A Sarri, al quale nel dubbio che si continui o no a camminare assieme i tifosi hanno voluto chiedere un altro tentativo. Una dichiarazione d'amore assai poco dimenticabile per chi come lui al posto del cuore sicuramente non ha un bidone della spazzatura. E lunghissimi applausi pure a Insigne, che il giorno dopo aver visto le bare azzurre con il suo nome inquadrate in segno di trionfo dai giocatori della Juve impegnati nella festa scudetto ha risposto a modo suo, dando lezioni di calcio: un assist epico a Milik per il primo gol e uno non meno bello a Callejon per il secondo. La stagione è finita, dunque. Ma si può e si deve pensare al futuro. Sognando, ovviamente. Perché mai dovremmo smettere?
© RIPRODUZIONE RISERVATA