Napoli, la stangata di De Laurentiis:
«congelati» gli stipendi di ottobre

Napoli, la stangata di De Laurentiis: «congelati» gli stipendi di ottobre
di Pino Taormina
Sabato 23 Novembre 2019, 08:00 - Ultimo agg. 14:35
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Sul bus che parte in direzione Capodichino, non tutti hanno il volto disteso. Per la prima volta dopo il j'accuse di Edoardo De Laurentiis («I vecchi calciatori avevano più palle di quelli di oggi»), Insigne e gli altri incrociano il vicepresidente che, come sempre, occupa la prima fila. Le sue crude parole non sono andate giù a tanti, motivo per cui il clima non è certo idilliaco: nessuno si è scusato ancora per l'ammutinamento di quel 5 novembre, per le parole pronunciate a bruciapelo, per i toni accesi e per il rifiuto di partire per il ritiro.

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Ancelotti prova a distendere i nervi mettendo il pallone al centro di ogni discorso. C'è solo il Milan. Non vuole che si parli d'altro, in sua presenza. Mettendosi nei suoi panni, è la cosa giusta. Eppure entro lunedì la squadra conoscerà l'entità dalla mannaia economica che si abbatterà. De Laurentiis, da Los Angeles, detta la linea della durezza fin dal primo istante. Senza mai un attimo di esitazione, un ripensamento, un momento di tenerezza. Ed è il motivo per cui lo stipendio di ottobre non è stato ancora erogato. Un ritardo di diversi giorni rispetto alle abitudinarie scadenze entro cui la società provvede al pagamento. Determinato, molto probabilmente, proprio dalle proposte sanzionatorie di decurtazione che verranno notificate. Un altro segnale di una mano che De Laurentiis non vuole assolutamente tendere ai rivoltosi. I giocatori tra loro ne parlano, infastiditi: la cosa, ovvio, non fa piacere. Ma i veterani sanno bene che De Laurentiis non avrebbe fatto passare sotto banco un simile smacco. Il Napoli si muoverà su un doppio binario, quindi: l'istanza di arbitrato con la multa per violazione dell'accordo collettivo (solo al momento della notifica si capirà se sarà simile per tutti o variabile) e un'azione legale per giusta causa legata ai danni d'immagine provocati dall'ammutinamento in eurovisione (era dopo la gara con la Champions e la storia ha fatto il giro delle tv). I procuratori sono in stato di allerta, ma difficile capire quale sarà la linea difensiva: tutto dipende da quello che il Napoli contesterà nelle multe che erogherà. Perché oltre alla presunta violazione delle norme contenute nell'accordo collettivo, c'è anche la storia dei regolamenti interni e delle clausole nei contratti. Oltre ai diritti di immagine. Per questo, il Napoli si muove con prudenza. Ma qualcosa trapela della linea difensiva: perché i legali dell'Assocalciatori hanno spiegato che un ritiro deve essere comunicato secondo una certa ritualità e formalità. Cosa che non sarebbe avvenuta. Insomma, un appiglio giuridico per contestare i provvedimenti ci sarà.
 

Il monte ingaggi dei calciatori è di 103 milioni di euro, ovvero il Napoli paga 8,6 milioni al mese di stipendi: dunque, passasse la linee delle colombe del club, la multa sarebbe quella minima, ovvero non superiore al 5 per cento della mensilità lorda (poco più di 430mila totali). Se arrivasse al 25 per cento supererebbe i 2 milioni complessivi. Ma c'è anche chi ipotizza che per alcuni (non tutti) si possa arrivare a una istanza d'arbitrato per una trattenuta del 50 per cento della mensilità lorda. Più difficile capire come colpire i diritti di immagine: perché qui la violazione varia a seconda dei comportamenti individuali.

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I giocatori sanno quale deve essere la risposta a tutto questo: vincere al Meazza. Non può essere un alibi il contenzioso con la società: hanno l'obbligo di dare il massimo ogni volta che vanno in campo. Non certo come col Genoa. Quindi a partire da stasera tutti vogliono una risposta da questo gruppo: così compatto nel dire di no al ritiro e così senza personalità quando va in campo. La risalita dipende solo a loro. Un nuovo inizio è possibile.
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