Il Napoli e le emozioni perdute:
​la pausa per trovare le soluzioni

Il Napoli e le emozioni perdute: la pausa per trovare le soluzioni
di Pino Taormina
Mercoledì 9 Ottobre 2019, 08:03
3 Minuti di Lettura
Come il visconte dimezzato di Calvino, le cui metà, divise da una palla di cannone, vagano ognuno per conto suo. La metà buona di Ancelotti allena una creatura che nelle ultime sette partite ha preso appena 3 gol; poi l'altra metà, quella creatura che quando ha il possesso del pallone, non sa più cosa fare, ha smarrito la lucidità al tiro e infatti nelle ultime quattro partite per ben tre volte non è riuscito ad andare a segno. Due punti in meno rispetto a un anno fa. Quando di questi tempi gli azzurri avevano 15 punti e tra loro e il primo posto (c'era la solita Juve) non c'erano altre squadre di mezzo. Stavolta, pur essendo sempre di 6 punti la distanza dalla capolista, il Napoli è quarto, con Inter e Atalanta che hanno fatto meglio.

 

AL LAVORO
Il gatto ha nove vite. Nel caso di Ancelotti, anche qualcuna di più. Nel pomeriggio c'è la ripresa degli allenamenti, con un po' di Napoli che dovrà ascoltare le sue parole. Carlo deve cercare una ragione, una spiegazione, una chiave per far ripartire l'ingranaggio inceppato dopo la gara con il Liverpool (il travolgente 2-0 sui campioni d'Europa in carica). Ecco, i Reds. A dire il vero, il crocevia dell'era ancelottiana sembra essere stato proprio l'Anfield, gara di ritorno della fase a gironi di Champions. Prima di quella notte, il sacro fuoco, l'ordine e la furia erano la normalità. Da quella sconfitta - costata la qualificazione agli ottavi - qualcosa è cambiato. Di gare-spettacolo il Napoli ne ha giocate non tantissime: quella con la Lazio (2-1), l'andata con il Salisburgo in Europa League (3-0), la vittoria all'Olimpico sulla Roma (1-4), il 4-1 sull'Inter e per certi versi anche il 4-3 a Firenze nella prima giornata. Il suo Napoli è in difficoltà, qualcuno non pare essere in linea con il suo pensiero e lo sfogo al San Paolo, nello spogliatoio, dopo la vittoria sul Brescia con il dito puntato sull'atteggiamento troppo remissivo, ha lasciato il segno. Le parole sono state dure, pesanti come macigni. Il j'accuse alla squadra pesante. La ferita è ancora aperta, brucia: e le prove col Genk e il Torino hanno buttato altro sale. Ancelotti deve venire a capo di questa vicenda e non è questione di giocare bene o di giocare male: lui, in fondo, la pensa come Allegri. Quel che conta è vincere. Ed poiché è un vincente si rende conto che la mentalità dei suoi non lo è. Almeno non lo è sempre.
PUNTI DI VISTA
C'è un aspetto che colpisce: rigore o non rigore, la trattenuta su Ghoulam da parte di Izzo nell'area del Torino, avrebbe dovuto scatenare una sorta di preso d'assalto nei confronti dell'arbitro da parte dei calciatori. Le proteste, invece, sono state troppo timide. Non è questa la mentalità di Ancelotti. È in difficoltà, Carlo, e non pensava di esserlo adesso: sa che c'è chi, nella pancia del popolo, contesta i suoi allenamenti, che pensa che la squadra lavori male durante la settimana. Ma lui fa come Ulisse davanti alle Sirene: si tappa le orecchie con la cera. Però qualcosa è accaduto dalla partita del San Paolo con il Liverpool e Carlo vuole tornare a trasmettere il suo calcio. Ed è sicuro che ne uscirà fuori.
I PRECEDENTI
Mai dare per spacciato il caro Ancelotti. Le sue partenze, negli ultimi dieci anni, sono più o meno tutte così. Tranne qualche eccezione: il primo anno al Chelsea (09/10) partì a razzo e vinse 6 volte (e un pari). Vinse la Premier con un punto di vantaggio sul Manchester United. L'anno dopo nonostante il buon inizio (6 vinte e 1 pari) arrivò secondo alle spalle dello United. A Parigi, invece, in entrambe le stagioni, dopo 7 giornate inseguiva la capolista: il primo anno, la rimonta non riuscì, nella seconda sì. Al Real due partenze al rallentatore (16 punti sia il primo che il secondo anno con sei punti di distacco dalle capolista) e titolo sfumato in entrambi i casi. A Monaco di Baviera, 5 vittorie e due pari alla partenze e vittoria a mani basse del campionato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA