Napoli, la grazia del gol nel mezzo:
che spettacolo Zielinski e Fabian

Napoli, la grazia del gol nel mezzo: che spettacolo Zielinski e Fabian
di Marco Ciriello
Lunedì 20 Maggio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 16:19
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A ricercare la sostanza del carattere napoletano vengono fuori le facce e i corpi di Piotr Zielinski e Fabián Ruiz, che hanno arato il campo e anche l'Inter di Luciano Spalletti. Non sono solo tornati al gol, ma hanno sottomesso gioco e risultato, Ruiz con una doppietta e Zielinski con un gol che vale doppio, di quelli che poi racconti ridendo, per la perfezione geometrica della traiettoria, che dice imprendibile, e Handanovic da terra annuisce e si piega nelle spalle.

In una sera di grande spreco e di molto ping pong, Ruiz e Zielinski risultano anche molto concreti rispetto a Mertens e Milik, supplendo con grazia, alleggerendo i loro errori, e portando il Napoli alla sua ventiquattresima vittoria. Vero è che l'Inter è stata piegata facilmente vista l'intensità adottata e che il risultato poteva essere ancora più largo, si vedano le facce di Spalletti e Marotta a supporto della prestazione dimenticabile.
 
Il resto è sul campo, con un Koulibaly che spadroneggia come ha fatto per larga parte della stagione, e un Napoli molto più vivo perché messosi in salvo dai tormenti della memoria. Merito di Piotr Zielinski che approfitta del tocco di Fabián Ruiz che a sua volta aveva approfittato di un cattivo alleggerimento di Asamoah, e ricordandosi che sa tirare e bene, che sa metterla all'incrocio dei pali e con potenza, che sa liberare il destro e far risuonare doti e forza, precisione e coordinazione, impedendo ad Handanovic la parata, costringendolo a cadere alla difesa, e segnando uno dei suoi gol migliori.

Il resto è sudore e fatica, recupero e disimpegno, in un alternare controllo e frenesia, tentativi e salvataggi, riuscendo a portare a casa un gesto eversivo di liberazione che ha segnato e pesato. Di solito Zielinski denuncia impazienza, risolve sbrigativamente il rapporto tra sé e il pallone, a differenza di Fabián Ruiz che invece è un calmo navigatore delle partite, non ha ansie, e, infatti, ritrovandosi in area, in mezzo a quattro difensori, servito da Malcuit l'ha appoggiata girandosi d'interno come se fosse alla Playstation, e il povero Handanovic che era uscito da gorilla su Milik sventando il gol, si è ritrovato a raccogliere il pallone in fondo alla sua porta per la terza volta prima aveva segnato Mertens di testa e d'epifania tra Miranda e D'Ambrosio. Si è proceduto per accumulo, di ripartenze e tagli, fino a quando Fabián Ruiz si è potuto permettere anche un assolo, potendo evitare di rimetterla in mezzo e affondare nell'area dell'Inter, spingendo, superfluo dirlo, con un cinismo che è mancato a Milik, aprendosi una lingua di spazio per liberare il tiro, prendere la mira e cecchinare Handanovic mettendola di forza di nuovo in porta, dimostrando di essere ormai libero dai condizionamenti e dalle oscillazioni dell'età.

Lasciando ormai la marginalità ed entrando a tutti gli effetti a far parte della titolarità, divenendo un irrinunciabile. La sua stagione è stata ondivaga, e dopo grandi partite, c'è stato uno scorrere di fiume grigio e lento, e poi si è ripreso e messo a correre. In questo simile a Piotr Zielinski, capace di segnare partite come di attraversarle senza sporcarsi. I due illuminano e segnano, ma ancora poco rispetto alle potenzialità che lasciano intravedere, insomma rincorrono una identità che non hanno raggiunto appieno, certo se continuano a farlo come nella partita contro l'Inter, questa ricerca fa bene a loro e fa bene al Napoli. Se continuano a dividere generosità e individualismo, come nella partita contro l'Inter, a crescere sono i punti in classifica di pari passo col loro carattere e i pezzi di identità che vanno acquisendo. Meno scompaiono, meno perdono occasioni, in una lapalissiana equazione calcistica. Più si fanno argine, e con un agonismo enorme, maggiori sono le occasioni poi per lasciarsi andare al tiro o alla fuga in area, in pratica finendo per beneficiare col gol del loro spendersi a centrocampo.

Zielinski patisce ancora una emotività che diventa dispersione di sé, mentre Ruiz soffre gli obblighi e soprattutto le responsabilità, cercando di scavalcarli e finendo per perdersi. Ma entrambi hanno visione e sufficiente consistenza sia fisica che tecnica per andare oltre, per scavalcare questi difetti e lasciarseli alle spalle. Come hanno fatto in questa partita che, però, non comportava responsabilità, il compito era facilitato, si poteva sbagliare senza dar troppo peso, si poteva tentare senza angustiarsi per l'errore, si poteva procedere in scioltezza cercando il meglio per sé e per gli altri, si poteva vaneggiare e sperperare senza condizionare nulla; ma solo quando giocheranno così anche le partite importanti allora avranno raggiunto la maturità, solo quando assolveranno ruoli e compiti senza peso, con disinvoltura, sprigionando stupore e continuando a segnare allora non solo loro saranno grandi ma lo sarà anche il Napoli. Sono quelli gli scalini che mancano e che vanno saliti in fretta.
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