Napoli-Juventus, cancelli aperti:
tutti in fila allo stadio San Paolo

Napoli-Juventus, cancelli aperti: tutti in fila allo stadio San Paolo
Domenica 2 Aprile 2017, 11:18 - Ultimo agg. 18:24
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È la sera del grande incontro tra Napoli e Juve al San Paolo ed anche quella del ritorno di Higuain, il «traditore» passato ai bianconeri nella scorsa estate. Tutti i riflettori sono accesi su Napoli, l'attesa è febbrile e migliaia di tifosi hanno aspettato in fila l'apertura dei cancelli. 

Le statistiche sono favorevoli al Napoli, che negli ultimi dieci anni ha perso soltanto una volta in casa contro i bianconeri. In questo periodo vi è stato un riequilibrio tecnico, anche se non completo, perché c'è ancora un margine di distacco, rappresentato dagli attuali 10 punti in classifica. È battibile anche stavolta la Juve con quel tridente leggero che può mettere in difficoltà la compassata difesa bianconera (Callejon ha colpito due volte nei due match a Torino, tuttavia senza portare in dote punti, e Mertens si presenta al duello con Higuain in vantaggio di una rete: 20-19) e con quegli inserimenti di Hamsik che ha l'occasione per ribadire la sua ulteriore crescita tecnica. Ma è battibile, soprattutto, se non vi saranno cali di tensione, emersi anche in situazioni di assoluto favore, come la partita di due settimane fa ad Empoli, dove il Napoli ha rischiato di scivolare verso il pareggio pur trovandosi dopo un tempo sul 3-0. Comunque sia composta, la prima linea della Juve è temibile, anche perché può giovarsi della spinta di Cuadrado e del magnifico tiro di Pjanic. Allegri sa sfruttare l'arma dei calci piazzati, quando si spingono nell'area avversaria Bonucci e Chiellini. La teoria della marcatura a zona su angoli e punizioni è stata perdente non soltanto contro il formidabile galactico madridista Sergio Ramos, ma anche contro l'atalantino Caldara ed è un vantaggio che non andrebbe concesso a chi vede in questi 90' l'occasione per muovere un altro passo verso il sesto scudetto consecutivo.
 

 

La Juve è un modello per Sarri, anche se non culturale e tattico. Lo disse nella prima intervista da allenatore del Napoli, nell'estate di due anni fa, quando ricordò gli occhi della tigre che aveva quella squadra, già guidata da Allegri, sul campo del neo promosso Empoli. Il tecnico, appena legittimamente insignito della Panchina d'oro, non ha alterato la sua filosofia che individua nel gioco l'unico mezzo per raggiungere il risultato, tuttavia ha cercato di rendere la squadra, ereditata da Benitez, più cattiva in zona gol. Non è riuscito sempre a trovare l'equilibrio difensivo (a causa di cali di tensione) e a volte non regge il filo che collega i reparti. Ma il Napoli è adesso una squadra che può guardare negli occhi la Juve e non subirne l'insistente pressing sugli avversari. I bianconeri hanno due caratteristiche che li distinguono, almeno sui terreni italiani: riescono abilmente ad assicurarsi punti nelle cosiddette partite sporche, quando il livello tecnico non fa la differenza, e sanno sfruttare con feroce tempismo l'errore del rivale.

Allegri è partito dal basso come Sarri, tuttavia a 41 anni era già in serie A, alla guida del Cagliari. Ha maggiore esperienza anche nella gestione di importanti sfide a distanza ravvicinata, come quelle che in quattro giorni metteranno di fronte Napoli e Juve, in un avvincente mix di campioni ed emozioni, di tensioni e di spettacolo. Sarri si sta dimostrando più strategico in questi mesi e si vede da come attua il turnover, però non vuole (e non può, a causa della situazione in classifica e dell'1-3 in Coppa Italia) derogare dalla regola di un passo, dunque di una partita, alla volta. Anche perché temporaneamente la Roma è salita a +5 e la Lazio si è portata a -3, deve essere buona la prima contro quella Juve che Allegri presenta «bella come il sole». Ma al San Paolo, oggi e mercoledì, si gioca di notte.

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