Napoli-Lecce, quell'inutile Var
e gli equivoci irrisolti di Gattuso

Napoli-Lecce, quell'inutile Var e gli equivoci irrisolti di Gattuso
di Francesco De Luca
Lunedì 10 Febbraio 2020, 06:30 - Ultimo agg. 12:38
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Il Lecce passò alla storia quando vinse 3-2 sul campo della Roma e le negò lo scudetto nell'86. Trentaquattro anni dopo, successo con lo stesso punteggio a Napoli, dove non era in gioco per i padroni di casa il titolo ma un'importante chance di risalire in classifica. Meglio non parlare più di Champions, come aveva fatto con un sorriso Gattuso alla vigilia di questa partita: porta oggettivamente male.
 
 

Il Napoli, discontinuo come mai in questa stagione (si è limitato a 2 vittorie consecutive in campionato), si è nuovamente fermato dopo tre vittorie tra Coppa Italia e campionato, bruciando l'opportunità di avvicinarsi alla zona Europa League. Si sono rivisti irrisolti equivoci ed errori commessi con Ancelotti e, a lungo, anche con Gattuso: dalla scarsa precisione sotto porta (Milik stava quasi per sbagliare il gol e la prodezza di Callejon è stata favorita da una leggerezza di Lucioni) agli sbandamenti della difesa, dove si sono contemporaneamente rivisti Maksimovic e Koulibaly, assenti dall'1 e dal 14 dicembre per problemi fisici. È stato azzardato schierarli insieme da parte di Gattuso, che deve aver pensato di risparmiare Manolas in vista della semifinale di Coppa Italia contro l'Inter mercoledì. E l'errore di Ospina sulla prima rete - pallone respinto sul piede di Lapadula - lascia credere che non sia opportuno fare il turnover in porta: la scelta sia chiara.
 

De Laurentiis è intervenuto sul mercato acquistando - per luglio - anche una punta, Petagna, perché il problema offensivo esiste: Milik spreca troppo e negli anni, dopo aver superato i problemi fisici, non ha dato mai la sensazione di offrire una completa garanzia; Mertens viene utilizzato a spezzoni, chissà se perché è appena rientrato da un infortunio o perché il suo contratto con il Napoli sembra agli sgoccioli. La prestazione ha disorientato il tecnico perché quanto di positivo si era visto nelle precedenti tre partite è sfumato contro un avversario bene organizzato e lesto di pensiero, attento nella fase difensiva e pronto a sfruttare la qualità di Lapadula (doppietta per l'attaccante che era stato trattato da De Laurentiis quattro anni fa), chiudendo la partita con la splendida punizione di Mancosu, laddove il Napoli ha riproposto il limite della carenza di equilibrio, con Demme che stavolta non è riuscito a legare i reparti. Su questa sconfitta, la quinta nelle ultime sei partite al San Paolo, c'è l'ombra - più di un'ombra - del tocco di Donati su Milik in area. L'arbitro Giua ha ammonito per simulazione il polacco. La protesta in tv del direttore sportivo Giuntoli è stata moderata, netta e legittima: perché Giua non ha avuto un dubbio e non è andato al Var per rivedere l'episodio, oggettivamente non chiaro? Qualcosa di simile era accaduto in Napoli-Atalanta, quando Giacomelli non si affidò al supporto tecnologico dopo lo scontro Kjaer-Llorente, aprendo un caso che avrebbe portato a un duro confronto tra Ancelotti e i vertici arbitrali. Ci sembra che il presidente Nicchi sia più impegnato ad occuparsi di come farsi rieleggere alla presidenza dell'Associazione arbitri e a respingere con minacce di querela le critiche di ex colleghi (ed ex candidati alle elezioni, come il salernitano Boggi) che a sistemare la questione del rapporto tra arbitro in campo e arbitro al Var, un'intesa che dovrebbe andare al di là del protocollo facendo prevalere il buonsenso, la regola più importante anche se non scritta. Il 31enne Giua, nell'organico della Can A da appena sette mesi, avrebbe dovuto avere un po' di umiltà e intelligenza andando a rivedere al monitor quel contatto per accertarsi che non vi fosse fallo da rigore.
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