Milik si prende il Napoli:
un gol ogni 98 minuti in serie A

Milik si prende il Napoli: un gol ogni 98 minuti in serie A
di Pino Taormina
Lunedì 20 Agosto 2018, 08:30 - Ultimo agg. 20:53
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Arriva un momento in cui certi conti vanno fatti, sebbene logica e scaramanzia pretenderebbero di rimandarli come le cambiali: ebbene Arek Milik ha fatto gol anche nella sua prima gara di campionato, confermando quello che di buono aveva fatto nella varie amichevoli. Già, un gol alla Lazio. Ma dov'è la novità? Lui inizia le stagioni con la maglia azzurra sempre così, tra fuochi d'artificio: due gol al Milan nell'esordio dal primo minuto nella stagione 2016/17 (era la seconda giornata), un gol all'Hellas Verona nel match inaugurale dello scorso campionato.

L'uomo che corre, cioè Milik, non è solo un formidabile e modernissimo attaccante. È anche, a suo modo, un segno dei tempi. Frenesia, tecnica, efficientismo dinamico, ansia di prestazione: tutto questo fa tendenza, ma fa anche rendimento. Quelli che lo conoscono bene, dicono che abbia un carattere di ferro. D'altronde, provate voi a rialzarvi dopo due legamenti rotti in meno di un anno. Per essere pronto, Milik ha anche rinunciato a qualche giorno di ferie post-mondiale. Per correre pure da fermo, durante i mesi di infortunio, si è fatto costruire una palestra in casa.
 
Segna Milik, il paperino del gruppo. Sfortunato come pochi, ma non diteglielo perché ci resta male. All'Olimpico era all'ottava prova da titolare nella nostra serie A. Nelle ultime quattro gare in cui ha giocato dall'inizio alla fine, il polacco ha sempre fatto gol: Lazio, Crotone, Udinese e Verona. C'è uno stadio in amore quando segna e che muore dalla voglia di baciarlo e coccolarselo tutto. Ci sono i suoi compagni di squadra, più fortunati, che lo sommergono di carezze in mezzo al prato. È un istante infinito, di puro delirio. Perché un bacio Milik lo ha appena dato, ma al pallone, mandandolo di piatto in porta. Facile facile. «Bastava spingere» disse Paolo Rossi dopo l'assist di Bruno Conte nella semifinale del 1982 con la Polonia. Ed è proprio così. Arek ha spinto e segnato. Con naturalezza fenomenale per il gol numero 11 in serie A. Su 33 presenze. 1.079 minuti giocati: un gol ogni 98 minuti in campionato. Tre reti nelle ultime tre partite. Milik non giocava tutti i 90 minuti di una partita dal 2 ottobre del 2016: era a Bergamo. Pochi giorni dopo il primo crac al ginocchio.

Dovrà essere uno degli uomini in più del Napoli. De Laurentiis lo aspetta, Ancelotti pure. Ed è forse una storia già scritta, solo che bisognava avere la certosina pazienza di aspettare e non tutti si chiamano Giobbe. Carletto lo ha piazzato al centro del tridente, come un attaccante puro. Lui sa di avere un conto aperto con il Napoli che lo coccola e lo aspetta da mesi. Dal 3 marzo, giorno del suo ritorno in campo dopo il secondo legamento rotto a Ferrara il 23 settembre, ha sempre giocato, anche se solo per pochi minuti: 5 gol in tutto fatti. Perché è un mestiere che sa fare bene.

Anche se l'avventura in Russia è stato un flop, è stato importante esserci. Ed esserci da titolare. È lì che ha capito di essere tornato quello di prima, nonostante sia rimasto a digiuno. Arek ha solo 24 anni e nella classifica degli investimenti azzurri viene subito dopo solo a Higuain: dall'Ajax venne preso per 33 milioni di euro. Non c'è domanda che lo riguardi a cui non finisca per rispondere che quello che conta, per lui, è il gol. Tutto quello che lo riguarda è scandito da segni forti e tinte violente, ma Milik non vive di rendita.

Quello all'Olimpico contro la Lazio è stato il quindicesimo gol per Milik in due anni o poco più di Napoli. Pochi? No, se si considera che in campo ci è andato soltanto per 1.505 minuti, considerando oltre il campionato anche la Champions. Ancelotti lo ha accostato a Sheva, non proprio uno qualsiasi per Carletto. «Sì, ha tante cose che me lo ricordano». Callejon e Insigne giocano assai più vicini a lui: con Sarri era l'uomo che consentiva, talvolta, di passare dal 4-3-3 al 4-2-3-1. Quando uno attraversa due lunghi stop come ha fatto Milik è giusto non avere obiettivi: per lui quello che conta è star bene. Ed è per questo che cura in ogni dettaglio la sua alimentazione, perché sa che anche pochi chili in più possono mettere a rischio il suo fisico. Lo era già prima così attento, figurarsi adesso. Il Milan lo attende sabato: la squadra della prima doppietta, esattamente due anni fa. La squadra di Higuain, il bomber di cui ha preso il posto. Un avversario per riavvolgere il nastro, un modo per dire: scusate il ritardo. È l'anno di Milik. Ed è difficile non fare il tifo per un campione così sfortunato.
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