Napoli nel caos, squadra a pezzi:
l'ammutinamento che fa solo danni

Napoli nel caos, squadra a pezzi: l'ammutinamento che fa solo danni
di Francesco De Luca
Mercoledì 6 Novembre 2019, 08:33
4 Minuti di Lettura
Niente da fare. Il Napoli non è riuscito ad anticipare la qualificazione agli ottavi Champions. Ma il dato più importante non è questo: è lo strappo, l'ennesimo, a fine partita. I giocatori azzurri non sono tornati nel ritiro di Castel Volturno dopo il pareggio col Salisburgo. Si erano irritati per la decisione adottata da De Laurentiis dopo la sconfitta a Roma e hanno gonfiato il petto, lasciando che verso il ritiro tornasse da solo il loro allenatore, uscito dal San Paolo sfuggendo a telecamere, microfoni e taccuini, proprio lui che è un grande comunicatore, pronto a parlare di tutto e di tutti. Nel momento più delicato della stagione il Napoli rischia seriamente di sfasciarsi, con questo ammutinamento dei giocatori che tale personalità avrebbero dovuto mostrarla, e da tempo, in campo. Ma ora più che mai, al di là dei gesti istintivi, serve compattezza, con un ulteriore intervento di De Laurentiis, che facendo la mossa del maxi-ritiro aveva ricordato chi comanda, nel club come negli spogliatoi. Oppure c'è bisogno di un pugno ancor più duro, con esclusioni dalla rosa. La squadra si è sottratta a questo diktat ed è grave. Da 31 anni, dalla rivolta di maggio dell88 degli azzurri contro l'allenatore Bianchi, non si viveva a Napoli una vicenda simile. Attese altre novità oggi, il giorno dopo un'altra notte di sofferenza.
 
 

In linea con le prestazioni in campionato, il Napoli si è complicato la vita anche in Champions, quello che era stato il suo angolo di felicità in questa stagione tormentata. Già in avvio ha sprecato tanto - in particolare con Insigne - e ha regalato al Salisburgo il vantaggio, perché Koulibaly ha commesso un inutile fallo sullo scatenato sudcoreano Hwang: rigore segnato con estrema freddezza da Haaland, fenomeno da 7 gol (su 11 tiri) in 4 partite di coppa, e la serata che avrebbe potuto sancire l'anticipato passaggio agli ottavi è diventata in salita. Irriconoscibile Kalidou, ormai non regge più la giustificazione degli impegni col Senegal in Coppa d'Africa e della preparazione precampionato saltata. Il gigante è fragile - Ancelotti aveva cambiato il suo partner, schierando Maksimovic al posto di Manolas - e questo condiziona una difesa che ha spesso sbandato contro gli austriaci, subendo la loro intraprendenza e la loro buona organizzazione offensiva. Si accusa l'assenza di Allan, bravo nel filtro a centrocampo, ma vi sono carenze anche nel posizionamento in occasione dei calci piazzati. Per fortuna, KK ha ritrovato vigore con il passare dei minuti e ha ingaggiato un bel duello con Haaland, uno dei fuoriclasse del futuro.

LEGGI ANCHE La folle rivolta dei calciatori: solo Ancelotti dorme in ritiro

Colpito un palo con Callejon, gli azzurri hanno rialzato la testa e si sono messi ad aggredire una difesa che l'americano Marsch aveva ulteriormente puntellato, rinunciando inizialmente al 4-4-2 e schierandosi con il 5-3-2. Diciotto tiri nel primo tempo, da quelli malamente sprecati da Insigne al colpo di Lozano, il primo gol del messicano in Champions, che ha riportato la partita in equilibrio. Ancelotti non aveva avuto dubbi a schierare l'attacco dei piccoli, con Mertens e Lozano, così come aveva fatto a Salisburgo, lasciando in panchina Milik, a dispetto dei cinque gol in quattro partite firmati dal polacco, probabilmente sorpreso per questa decisione. El Chucky, con quel rasoterra che ha finalizzato il perfetto assist di Insigne, ha ritrovato il sorriso, anche se non si dovevano nutrire dubbi sulle sue qualità: il talento ha bisogno di adattarsi e di trovare la migliore collocazione in campo.
 

Lozano, dopo il primo gol in Champions, ha preso coraggio e ha sfiorato il raddoppio, pallone appena un po' più su della traversa, dopo un'azione in contropiede perché il Salisburgo - riportato al 4-4-2, più organizzato e offensivo - aveva creato difficoltà agli azzurri a inizio ripresa. E allora, superate le ansie dello svantaggio, il Napoli si è spinto all'attacco, supportato anche da Di Lorenzo a destra, mentre big come Callejon e Mertens non riuscivano a dare un senso alla loro grigia partita. Dries, irriconoscibile rispetto alla super prestazione (con doppietta) a Salisburgo, è stato sostituito da Milik mentre Insigne concedeva una magia su punizione colpendo la traversa, quattordicesimo legno stagionale centrato dal Napoli tra campionato e Champions. Per vincere e conquistare l'anticipata qualificazione, approfittando del favorevole risultato di Liverpool, gli azzurri avrebbero dovuto alzare il ritmo e avere maggiore precisione al tiro (fischi a Insigne per un paio di tiri a giro), ma lucidità e gambe non c'erano ed è così mancato il colpo del ko al Salisburgo, nonostante Ancelotti avesse mandato in campo Milik e Llorente. Il Napoli ha ceduto la leadership del girone al Liverpool e il 27 dovrà cercare il grande colpo all'Anfield Stadium, o quanto meno uscire indenne dallo stadio dei campioni d'Europa per poi giocarsi la qualificazione nell'ultimo match col Genk a Fuorigrotta. Ma ci vorranno una migliore condizione fisica e una maggiore precisione al tiro per conquistare i punti necessari. La partita di coppa ha confermato che questa squadra non riesce ad avere continuità nell'arco della stessa gara e a mettere sotto un avversario, peraltro continuando a sbagliare tanto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA