Orgoglio Sarri al premio Maestrelli:
«Sono pronto a prendere il potere»

Orgoglio Sarri al premio Maestrelli: «Sono pronto a prendere il potere»
di Pino Taormina
Martedì 20 Marzo 2018, 06:45 - Ultimo agg. 10:13
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Inviato a Montecatini Terme

Ha l'abito elegante della serate di gala. Quello che indossa solo per le occasioni speciali. E che, a dir il vero, gli dona anche in maniera particolare. Mica può venire in tuta a ritirare il premio Maestrelli che gli consente di fare il personale grande slam dei trofei (dopo il Bearzot, il premio dell'Aic e la Panchina d'oro). Per l'assalto al palazzo non proprio una comodità la giacca e la cravatta, ma Maurizio Sarri vuole arrivare fino in cima. «Anche a piedi», confessa. Eccolo, puntuale e scortato dal suo fedele agente Alessandro Pellegrini con cui, magari, nelle prossime ore si sposterà nella sede della Filmauro per discutere del rinnovo con De Laurentiis. Ma della cosa meglio non parlare, si sa: l'argomento deve rimanere nell'ombra.
 

Anche il Tommaso Maestrelli. Sarà contento, Sarri?
«È un premio ambito perché è dedicato a un allenatore che ha fatto la storia del calcio italiano. Sono contento che abbiano pensato a me».

Con la vittoria di domenica, è ripresa la corsa allo scudetto?
«Ma io non ho mai visto rassegnazione neppure dopo la partita a San Siro contro l'Inter in cui siamo scivolati indietro in classifica. Quella di Milano è una partita che mi lascia l'amaro in bocca ancora adesso. Mica è normale andare a Milano, dominare e uscire senza vittoria e delusi per il pari? Questo vuol dire che abbiamo abituato i tifosi a imprese straordinarie. E questo non può che farmi piacere».

Con il Genoa il sesto 1-0 della stagione. Meno male che siete poco pratici...
«Non dobbiamo essere prigionieri di niente, ci piace giocare bene e ci fa gusto giocare bene. Ma ci piace anche vincere».

Dopo la settimana in cui, lo ha detto lei, si è sentito come il mostro di Firenze, come ha accolto l'affetto del San Paolo?
«Strepitoso. Un momento unico. Il rapporto della squadra con il pubblico è stupendo. E non lo è solo con me. Lo è con tutto il gruppo. La gente di Napoli non ha eguali e quello che è successo domenica sera è stato un attestato unico ed emozionante. Io mi sento in debito con loro e l'unico modo che ho per sdebitarmi è dare il massimo fino all'ultimo secondo di questa stagione».

Potrebbero essere i giorni del rinnovo del contratto?
«Il contratto è un falso problema perché io il contratto ce l'ho: ho un accordo e le interpretazioni lasciano il tempo che trovano. Ho una clausola ma per me non ha nessun peso. Ha una sua incidenza invece ciò che ha fatto il pubblico per me l'altra sera: sono cose che ti stordiscono. E allora bisogna vedere se ci sono tutte le condizioni per andare avanti perché questo amore del pubblico e per il pubblico è talmente grande che io devo essere certo di poter dare il 100 per cento. Anzi, il 101 per cento. Perché altrimenti bisogna avere il coraggio di fare un passo indietro».
 
Ritiene questo ciclo ancora aperto?

«Bisogna avere la certezza che ci sia continuità: le dinamiche del mercato le conoscono bene tutti, non solo io. Se ci sono delle offerte, difficile trattenere. Quel che conta è portare avanti il progetto».

Se vince lo scudetto cambia qualcosa?
«No. Devo solo leggermi dentro e capire se ho ancora voglia. Oppure no. Io mi rendo conto che le aspettative sono cresciute e devo prenderne atto».

Oggi, in questo momento, ci sono le condizioni per andare avanti?
«Oggi non ci penso. Ora ho qualcosa d'altro a cui pensare».

Ci sono altri Sarri in giro?
«Quando ero in Lega Pro vedevo tanti allenatori bravi e mi chiedevo come era possibile che non allenassero in serie A. Poi tra i professionisti adesso vedo tanti che non capisco come facciano ad allenare».

Sarà Juve-Napoli la madre di tutte le partite?
«Bisogna intanto arrivarci a quella gara in questo modo. Due punti non sono pochi visto la media con cui stiamo viaggiando noi e loro. Stiamo facendo qualcosa di straordinario, stiamo dietro una squadra che da sei anni sta dominando ed è abituata a stare a questa quota».

Magari con i quarti di Champions...
«Non credo. Sono da sempre abituati a questo genere di pressioni. Non credo che i quarti peseranno più di tanto sul loro rendimento in campionato».

L'assalto al palazzo, quindi, come pensa di farlo?
«Fosse per me andrei a piedi a prendere il potere tecnico, andrei a scalare la classifica fino in fondo. Sappiamo che è difficile, ma abbiamo il merito di aver tenuto il passo della Juve fino alla fine di marzo».

Sarri, ma mica si accontenta?
«Fosse per me andrei fino in fondo... ma sappiamo che non sarà semplice».

Come ha vissuto il dramma di Astori?
«Era un ragazzo che faceva parte del mio cuore. Doveva venire da noi, ma ci furono problemi con i diritti di immagine e non se ne fece nulla. Da allora ogni volta che ci incontravamo veniva nella mia stanza per salutarmi. È un dramma che ancora mi fa stare male».

Come sta Hamsik?
«Penso che domani rientri. Non è semplice capire cosa ha. La sosta è tale solo per noi allenatori, perché i calciatori tra viaggi e partite tornano a pezzi».

Lei ritrova il suo gruppo al completo solo tra due giovedì?
«Già, e visto che giochiamo di sabato non avrò il tempo neppure di preparare come vorrei la partita col Sassuolo».

Ma il potere pensa di prenderlo come Che Guevara o come ha fatto Maradona?
«Maradona? A Napoli è un idolo assoluto, ed è una bestemmia paragonarsi a lui».

Prenderà un caffé con Allegri?
«Perché non dovrei? È già successo e appena capiterà l'occasione lo rifaremo».

Con Semplici offre lei?
«È stato anche a casa mia perché ha allenato la squadra del mio paese. Se lo rivedo lo farò volentieri».

Può pesare la situazione contrattuale di Reina?
«A Napoli si sa bene di chi stiamo parlando: di un grande uomo e di un portiere straordinario. Anche se è in scadenza, darà sempre il 101 per cento. E nessuno lo può mettere in discussione».
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