Napoli, tutti a rapporto da re Carlo:
«Occorrono equilibrio e rabbia»

Napoli, tutti a rapporto da re Carlo: «Occorrono equilibrio e rabbia»
di Pino Taormina
Lunedì 6 Agosto 2018, 09:15
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Inviato a Dublino

Ancelotti continua ad avere fiducia. Continua a credere in questo gruppo e la figuraccia di Dublino non lo ha spinto a cambiare le sue convinzioni: lo ha detto a De Laurentiis la sera della firma sul contratto alla Filmauro, lo ha ribadito anche nell'ultima notte irlandese, al Carton House. Mettersi alle spalle il calcio di Sarri non era facile e Carletto lo sapeva bene: ma questo organico così com'è non va modificato. Le difficoltà di questa mezza rivoluzione copernicana sono comunque evidenti: la squadra ha perso le sue certezze, le sue convinzioni, il suo dogma. E sabato a Dublino ha preso atto che, nonostante l'ottimismo personale, non è semplice togliere dalla testa tre anni di Sarri. La prima missione è proprio questa.

FACCIA A FACCIA
A nessuno piace prendere cinque gol neppure in amichevole perché di certo non è questa la strada per costruire una mentalità vincente. Ieri c'è stata una lunga mattinata a rivedere gli errori e a discutere dei tantissimi difetti mostrati in fase anche di ripartenza, quasi mai rapida se non in rare occasioni. Ma senza toni drammatici: è pur sempre calcio di agosto. Un calcio da ombrellone, intossicato da carichi di lavoro ed esperimenti ma il campionato dista ancora 14 giorni. Per quel giorno, ha spiegato Ancelotti a De Laurentiis, il Napoli sarà pronto. Però guai a sottovalutare le numerose falle mostrate. Su tutti gli strafalcioni difensivi e lo scarso peso offensivo di Milik prima e Inglese poi. Uno come Ancelotti, che ha insegnato al mondo come ci si difende, ha subito contropiedi in serie da Klopp, divenuto un maestro del calcio opportunistico, con il trionfo del vecchio contropiede. In fondo, non è una vergogna giocare (e vincere) in questa maniera.

LA LEZIONE
Una lezione di calcio, vero, ma pur sempre un calcio di agosto. Il Liverpool ha già la Premier domenica e ha iniziato la preparazione con dodici giorni di anticipo. Dodici, su un totale di venticinque, non sono poca roba. Ed è un aspetto che di questi tempi deve avere il suo peso nelle considerazioni in prospettiva. Resta il film horror andato in scena all'Aviva. Ed è di quelle sequenze che stiamo parlando. Lì, davanti, poi, l'unico che si è mosso con decenza è stato Callejon. Per il resto, senza gambe, anche la testa ha abbandonato i protagonisti. Milik spesso dà l'impressione di non capire bene cosa fare: è punta centrale ma spesso sembra arrampicarsi altrove. Il plotone di esecuzione del Napoli è in affanno ma pure Hamsik nel momento in cui è passato dal test con il Chievo a quello con il Liverpool ha fatto capire che quel ruolo di regista deve ancora digerirlo. Ha ragione Ancelotti: meglio giocare con quelli che sai essere più bravi di te e che possono subito far emergere i tuoi difetti. E se è il caso, cambiare.

I SEGNALI DA RACCOGLIERE
D'altronde, anche il primo Sarri partì da un errore di valutazione: Insigne trequartista. Per un mese e mezzo fu un disastro, con la svolta alla terza di campionato, con l'Empoli. Ancelotti andrà avanti con Borussia Dortmund (si gioca a San Gallo domani) e il Wolfsburg (in campo sabato) con i suoi convincimenti tattici e tecnici. Ieri, però, nella sgambatura prima della partenza per la Svizzera, ha ribadito alla squadra che senza rabbia non si vince. E soprattutto senza equilibrio. Quello che con il Liverpool non c'era. Tutto sommato ha ragione Ancelotti a minimizzare le difficoltà. Sta curando una radicale trasformazione di gioco che non ha ancora attecchito. I gol regalati al Liverpool da Insigne e da Karnezis, però, devono far riflettere: col tempo e col puntello difensivo in arrivo (Malcuit), giocando non con il povero e volenteroso Luperto sul lato di Salah, qualche passo avanti si farà. Il rodaggio è necessario. I cinque sberloni possono davvero aiutare a crescere però senza sottovalutare la dura lezione, senza volerla ridurre a una parentesi. Se ogni palla in verticale ha creato ansia, se ogni combinazione veloce ha provocato scompiglio, vuol dire che qualcosa non funziona. Solo colpa delle gambe? È mancato filtro davanti alla difesa dove Albiol e Koulibaly, ancora lenti, non sono stati lo scoglio giusto.

LA SVOGLIATEZZA
Però bisogna stare attenti: idee e piedi di qualità abbondano, ma c'è bisogno di chi deve correre e lottare. Ancelotti vuole un centrocampo con palleggiatori fini. Dai terzini arrembanti alle punte chiede una mission comune: imporsi e ragionare in verticale. Nulla di tutto questo si è visto. Se non, forse, dopo il ventesimo minuto. Il calcio fast-food fa in fretta a emettere verdetti, ma non siamo ancora neppure a Ferragosto, ed è meglio darsi una calmati. Segnali incoraggianti? Pochi, pochissimi. Ma piano con le critiche. Il primo Napoli di Sarri esordì in Europa a Nizza e ne prese tre (ma ne segnò anche due) lasciando in sospeso gli interrogativi sulla qualità difensiva della squadra. E anche Benitez, al suo esordio europeo, nell'agosto del 2013, non impressionò: 2-2 con l'Arsenal e sonoro ko con il Porto (3-1). Nulla a che vedere con la manita rimediata a Dublino, ma in ogni caso è una costante la partenza a rilento degli azzurri. Ha colpito per certi versi la svogliatezza del Napoli: una squadra matura, capito il gap con il Liverpool, avrebbe cercato di evitare la figuraccia. Ora bisogna riprendere il cammino. Senza drammi.
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