Stop alle partite, il capo della polizia:
«Rispetto Ancelotti ma non decide lui»

Stop alle partite, il capo della polizia: «Rispetto Ancelotti ma non decide lui»
di Petronilla Carillo, Pino Taormina
Venerdì 11 Gennaio 2019, 08:47 - Ultimo agg. 13:15
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Nessuno dirà mai ad Ancelotti che la sua crociata anti-razzismo è esagerata. Ma il capo della Polizia, Franco Gabrielli, intervenendo ieri all'inaugurazione della mostra della polizia scientifica a Salerno, lo invita alla riflessione. «Questa battaglia possiamo vincerla solo se c'è un concorso di prevenzione e repressione. La storia ci insegna che la risposta non è solo repressiva. Quando vengono evocati modelli come quelli britannici dobbiamo ricordare che esistono meccanismi e strumenti che noi non abbiamo. Non si possono risolvere i problemi italiani con gli strumenti stranieri». E continua citando Max Weber e la sua etica della responsabilità riferendosi ad Ancelotti. «Fermarsi una tantum, come provocazione, può essere una scelta, ma diventa impensabile che possa decidere lui se una partita può essere sospesa oppure no. Bisogna fare attenzione e riflettere su quello che si dice. Apprezzo e stimo l'allenatore del Napoli: la sua storia basterebbe per giustificare la fermezza e la decisione di dire ciò che ha detto ma, una volta che la squadra è nello spogliatoio il problema è finito, per chi sta fuori è solo iniziato. Le regole parlano chiaro ed è l'autorità di pubblica sicurezza a dover decidere cosa fare». Una specie di altolà dinnanzi alla rigida posizione annunciata più volte da Ancelotti.

 

CORTO CIRCUITO
Non è semplice uscirne fuori, tra un vice premier che dice che le gare non debbano essere sospese, la Uefa che invita al rispetto del protocollo e il Napoli che ribadisce la posizione rigida a ogni costo. Ieri Matteo Salvini non ha fatto marcia indietro, nonostante la presa di posizione del sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti. «Il Napoli non fa bene a fermarsi perché lascia uno sport bello come il calcio in mano a pochi violenti e pochi deficienti». Il ministro dell'Interno è esattamente dalla parte opposta in questo corto circuito in cui bene ha fatto la Figc a rimanere fuori. «Condivido le parole di un campione come Seedorf: la risposta non deve essere la chiusura ma devono essere gli applausi del 99% dei tifosi per bene». Gli ululati razzisti, sono una vergogna per il genere umano, un cancro che il calcio deve estirpare con il coraggio di gesti estremi, e denunce. E la Fifa, dopo la Uefa, fa sapere che i campi di calcio della serie A non sono zona franca. «La nostra posizione rimane invariata: qualsiasi forma di razzismo e discriminazione all'interno o all'esterno del campo è totalmente inaccettabile e non ha posto nel calcio. Bisogna rispettare il protocollo». A tal proposito, il 28 gennaio la Figc eliminerà uno degli step previsti, ovvero il richiamo dello speaker. Il sindaco de Magistris non ha dubbi: «Salvini pensi a non andare ad abbracciare un pregiudicato per vicende attinenti allo stadio. Sostengo la posizione del Napoli».

TRASFERTE VIETATE
Napoli-Lazio di domenica 20, esattamente come avviene da 4 anni, si giocherà senza tifosi ospiti, segno che il calcio tra le due città continua a proporre un serio problema di sicurezza. La decisione deve essere ancora ufficializzata. Stessa cosa per Milan-Napoli, che resta in notturna sabato 26 ma con divieto di vendita dei biglietti ai residenti in Campania. Gli scontri del 26 dicembre lo impongono. Ormai la stagione del dialogo, della tolleranza con riserva con gli stadi aperte e le trasferte permesse, subisce una netta restrizione. Genoa-Milan è anticipata alle 15 di lunedì, il monday-night alle 21 sarà Juve-Chievo. E su questo, Salvini la spunta.
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