Rog: «Questo è soltanto l'inizio»
​ma Sarri lo riporta in panchina

Rog: «Questo è soltanto l'inizio» ma Sarri lo riporta in panchina
di Pino Taormina
Giovedì 12 Gennaio 2017, 09:42
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L'elastico di Marko Rog inizia quattro mesi e mezzo fa. Il giorno stesso dell'annuncio di De Laurentiis, il 29 agosto. Di lì a qualche minuto venne descritto in vari modi. «Un multiruolo, perché può giocare in diverse posizioni e far cambiare modulo a Sarri», disse il presidente. Sarri a cambiare modulo non ci ha mai pensato. Ed è toccato a Rog adattarsi a Sarri. Interno, trequartista o esterno offensivo? E alla fine il tecnico ha scelto: interno destro di centrocampo. «Quello è il suo posto», ha sentenziato il tecnico azzurro. E in queste prime quattro apparizioni in cui è stato utilizzato (due in campionato, una in Champions e una in Coppa Italia), il croato ha battuto quelle piastrelle della mediana. Interno di centrocampo, ma sempre gravato da compiti di copertura.

Con lo Spezia ha giocato 90 minuti, probabilmente farà il bis nei quarti di Coppa Italia, con la Fiorentina: ma sempre in quel lato del campo. E si scordi tutto il resto, il suo passato alla Dinamo Zagabria, quando il suo ruolo era il centro di gravità dei croati. Il trequartista non serve a Sarri: che preferisce avere due incursori con il regista al centro.
«È solo l'inizio», ha spiegato ieri soddisfatto. Marko Rog ha 21 anni. Con lo Spezia è scesa in campo la meglio gioventù azzurra: i tre bambinoni del centrocampo con Zielinski, 22 anni e Diawara, 19 anni. In tre hanno 4 anni in più del loro allenatore.

Il croato ha la faccia sempre ordinata, qualche volta la fila di lato come si usava una volta. Camminata alla cowboy, da John Wayne. «È bello essere qui», ripete. Il basket, l'altra sua passione. È cresciuto a Zagabria e tifa per il Cibona, la Sorbonne della pallacanestro europea. Nel parco di Licola dove vive, i bambini fanno a gara per sfidarlo nella gara di tiri nel campetto con i canestri: vive nello stesso complesso residenziale di Strinic con cui condivide molto del tempo libero. Poco più di due chilometri di distanza dall'abitazione del loro allenatore.
I primi mesi non sono stati semplici: anche perché Rog non conosceva bene neanche l'inglese. Piano piano Sarri è riuscito a integrarlo e con lo Spezia si è visto qualcosa di apprezzabile: buona tecnica, bella corsa zampillante, tackle, vivacità, profumo di buono. C'è un lavoro affascinante che aspetta Marko e Maurizio nelle prossime settimane: perché Sarri non vuole che lasci Napoli, perché è qui che deve apprendere il suo dogma tattico.
È stato un pupillo di Giuntoli: se l'era messo in testa fin da giugno, una fissa. Lo ha inseguito a perdifiato: anche quando la Dinamo Zagabria ha imposto di dover attendere la qualificazione ai gironi di Champions, il Napoli ha accettato. Perché voleva il talento di Zagabria e lo ha avuto. Sarri ha invece storto il naso: perché se fosse arrivato ai primi di agosto, avrebbe avuto un mese intero di allenamenti per integrarsi e apprendere i segreti del suo magnifico 4-3-3.

La meglio gioventù dà un senso ancor di più al progetto di Sarri. Ed è a Rog e ai giovani come lui che l'allenatore di Figline si riferisce quando parla di «belle sensazioni per il futuro». Sa bene che il progetto Napoli passa per la metamorfosi di questi ragazzi da talenti a campioni. «Io non ho fretta. Io so che devo aspettare il mio momento», ha ripetuto in questi mesi in cui sembrava un oggetto misterioso, una sorta di protagonista di «Chi l'ha visto?». Un investimento da 15 milioni di euro e la voglia di De Laurentiis di vederlo più spesso in campo. Che c'è di male per un presidente ad avere un simile desiderio? «Aspetto con ansia il debutto di Rog», disse speranzoso a novembre sperando di intenerire Sarri. Dicembre è stato il mese degli esordi: ha rivisto la Champions (con la Dinamo Zagabria ha vinto i playoff ad agosto) e ha scoperto la serie A.

Sarri sa bene il rischio che corre a «bruciare» un simile talento: e lo ha invitato ad attendere. Per l'allenatore toscano le individualità devono essere esaltate dal gioco di squadra e soprattutto i giovani di talento richiedono un lavoro extra. Perché da quelli bravi ti aspetti tanto, ma nessuno vince da solo. D'altronde, con lui in tanti hanno dovuto attendere: Tonelli ci ha messo 7 mesi per uscire dal club dei «minuti zero». Sarri vuole giocatori che siano subito in linea con la sua natura: una grande squadra non ha paura e quindi non possono scendere in campo giocatori timorosi.

Un baby fenomeno strappato alla concorrenza dei top club europei. Sul talentino croato scommettono in tanti. Ma in pochi puntino su di lui in campionato, almeno nel breve tempo: con il Pescara si torna alle origini, con Rog in panchina e spazio agli altri. Le grandi occasioni non sono ancora dietro l'angolo. Ma Rog c'è ed è quello che voleva Sarri. Tra quelli che più spesso lo contattano il suo vecchio allenatore, Zoran Mamic, tra i primi a esaltare le sue doti. Il piccolo principe croato si è dunque svegliato. «È un vero fuoriclasse», non fa che ripetere il ct Ante Cacic che proprio non si spiega perché non giochi. Non a caso quando Modric si è fatto male, al suo posto in nazionale è stato chiamato proprio Rog. «Ma quello che conta adesso è solo il Napoli». Avanti meglio gioventù.
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