Napoli, i cori razzisti e l'ira di Sarri:
così si vince la partita della civiltà

Napoli, i cori razzisti e l'ira di Sarri: così si vince la partita della civiltà
di Anna Trieste
Lunedì 14 Maggio 2018, 07:00
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Non era facile trovare spunti per rendere interessante Sampdoria-Napoli in programma ieri sera allo stadio Ferraris di Genova. Sì, ok, ci stavano il record di punti del Napoli, la possibilità di sfogare tutte le proprie amarezze e frustrazioni sul color cardillo della divisa scelta per l'ultima trasferta partenopea dell'anno, le celebrazioni in pompa magna per le cinquecento partite in maglia azzurra cioè gialla vabbuò, insomma quella, di Marek Hamsik. Però, a meno di una giornata dalla fine, con la Juve matematicamente campione d'Italia, è innegabile che il match con la sponda non amica di Genova tenesse lo stesso appeal di una replica notturna di Sereno Variabile.
 
 

Eppure qualcuno è riuscito a trovarli. A fatica ma ci è riuscito. Si tratta di Massa, arbitro designato al Var per la partita, e dei tifosi della Samp. Ma andiamo con ordine. Prima l'arbitro competente (?!) a controllare la regolarità di un gol non convalida un gol regolare a Dries Mertens e poi i tifosi della Samp, ignorantemente immemori di quanto diceva nella prefazione de L'Oro di Napoli Peppino Marotta sul fatto che solo a Genova un napoletano potrebbe vivere felice perché Napoli e Genova sono città gemelle e condividono lo stesso mare, prendono a cantare impunemente, e senza soluzione di continuità, cori razzisti e beceri e invocazioni eruttive al Vesuvio. A quel punto solo un napoletano vero poteva intervenire per cambiare la situazione. E infatti lo ha fatto Maurizio Sarri che incazzato come dopo una diagonale non chiusa da Mario Rui è andato a lamentarsi platealmente con tutta la squadra arbitrale ottenendo in cambio la minaccia, da parte dello speaker dello stadio, della sospensione del match in caso di reiterazione dei cori razzisti. Ma niente, i tifosi della Samp si sono dimostrati più razzisti che intelligenti e hanno continuato, per più di settanta minuti, a insultare rumorosamente Napoli e i napoletani. A zittirli ci ha pensato allora prima Milik, con un gol legittimamente festeggiato dal polacco con una linguaccia sacrosanta e esplicativa, e poi l'arbitro, con la storica sospensione della partita per cori razzisti contro una città. Solo così i doriani hanno smesso e Albiol si è potuto finalmente concentrare per mettere in rete il gol numero due. Alla fine bisognerebbe quasi ringraziarli. I tifosi della Samp, dico. Grazie ai loro cori razzisti, hanno reso storiche una partita e una vittoria apparentemente inutili. Ma nessuna vittoria è inutile se oltre al calcio è in gioco la civiltà.
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