Scudetto, la grande occasione di Sarri

Scudetto, la grande occasione di Sarri
di Francesco De Luca
Sabato 19 Agosto 2017, 00:07 - Ultimo agg. 16:18
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A poco più di un quarto di secolo dal secondo e ultimo scudetto dell’aureo settennato di Maradona è forte la convinzione che possa essere questa l’occasione giusta, il campionato da vincere per il Napoli. La Juve ha continuato ad acquistare (ma senza Bonucci è apparsa smarrita la difesa più forte d’Italia) e la Mila-Cina del pallone ha effettuato corposi investimenti per recuperare il prestigio smarrito.

l Napoli si è assicurato due rinforzi, il talentuoso Ounas come vice Callejon e il rodato Mario Rui come vice Ghoulam. Ma, benché resti indecifrabile la situazione del portiere (l’alter ego o vice di Reina, annunciato da De Laurentiis quattro mesi fa, non è arrivato perché lo spogliatoio e Sarri hanno voluto ribadire la leadership dello spagnolo), il Napoli non si è fatto notare per maxi operazioni non soltanto perché in attesa dell’esito del preliminare di Champions League ma soprattutto perché questa rosa è difficilmente migliorabile nel suo impianto base, a meno che non si tenti di agganciare assoluti fuoriclasse di altri campionati, peraltro raramente attratti dall’Italia.

Non sono la legge dei grandi numeri (non potrà continuare all’infinito la dittatura juventina cominciata con Conte e proseguita con Allegri) né la riflessione sui problemi di assemblaggio a cui andranno incontro l’Inter e il Milan né la constatazione di un indebolimento della Roma e di un gravoso lavoro a cui sarà chiamato il nuovo tecnico Di Francesco a porre il Napoli in pole position.

È piuttosto la considerazione della crescita della squadra nel biennio di Sarri, con un gioco sempre più brillante e un’autostima sempre più solida. Gli azzurri devono compiere l’ultimo decisivo passaggio, però: da belli a belli e vincenti perché l’estetica appassiona ma non basta. Ciò si può fare già in questo campionato eliminando alcuni difetti che hanno frenato nella scorsa stagione le ambizioni della squadra: gli improvvisi cali di concentrazione della difesa, in particolar modo sui calci piazzati; la difficoltà in talune circostanze di gestire il vantaggio; lo spreco di palle gol.

A fronte di questi aspetti, rivisti in precampionato e migliorabili attraverso il lavoro quotidiano che è l’unico credo di Sarri, vi sono l’organizzazione tattica e la forza tecnica di una squadra che si è cementata intorno all’Idea in due anni di comune lavoro ricco di soddisfazioni e di riconoscimenti, arrivati anche dall’estero: il Napoli ha illuminato il calcio italiano, non soltanto se stesso.

Sarri è persona concreta, volentieri evita le luci della ribalta anche se legittimamente rivendica la qualità del suo progetto anche in sede contrattuale. Ma non può sfilarsi davanti ai pronostici favorevoli alla sua squadra. L’ultimo in ordine di tempo è stato quello di Alex Del Piero, l’ex capitano della Juve, tra gli opinionisti televisivi più interessanti, che ha dichiarato al Corriere della Sera: «Mai come quest’anno il Napoli ha le carte in regola per vincere».

È infatti la prima antagonista della Juve ed è uno status che non deve condizionare o addirittura far irritare. Se nel 2015 bisognava concedere a Sarri il tempo necessario per calarsi nella nuova e prestigiosa realtà e nel 2016 si doveva verificare l’effetto della cessione di Higuain alla Juve (fronteggiato con lo strepitoso Mertens, arrivato a segnare 4 gol in più dell’ex compagno nello scorso campionato), adesso c’è una squadra che ha tutto per vincere. A cominciare da fuoriclasse come Mertens e Insigne, che nella scorsa stagione, dopo l’infortunio di Milik, hanno potuto giocare con continuità senza il tormento del turnover che li frenava anziché stimolarli. E poi ci sono Jorginho, la cui lontananza dalla Nazionale resta un mistero, e Callejon, l’esterno bionico. Indiscutibile Hamsik, che alla undicesima stagione azzurra, simbolo di fedeltà in un calcio in cui contano altri «valori», deve ritrovare la forma migliore dopo un precampionato altalenante.

È possibile che si paghi in un determinato periodo della stagione la preparazione anticipata per il preliminare europeo o che la Champions (il 2-0 nel primo match con il Nizza concede buone chance di qualificazione) sottragga energie, ma Sarri ha già da un anno le risorse per un’opportuna turnazione in attacco (molto atteso Milik dopo un sofferto precampionato) e a centrocampo (Zielinsiki è un valore assoluto, Diawara e Rog possono ulteriormente crescere), laddove in difesa bisognerà verificare i progressi di Maksimovic, pagato 26 milioni un anno fa: non si può pensare che la coppia Albiol-Koulibaly, rilanciata alla grande dal tecnico, regga per l’intera stagione. Non si abbia, dunque, timore del domani. Nella scorsa primavera è stato sancito un patto a Castel Volturno per puntare allo scudetto nel campionato che precede l’entrata in vigore delle clausole rescissorie di due assoluti protagonisti di questa escalation, Sarri e Mertens: non si può immaginare cosa accadrà tra un anno, nel caso del tecnico dipenderà anche dalla umorale relazione con De Laurentiis, è certo che Maurizio, Dries e tutta la squadra hanno la voglia di lasciare un segno nella storia del club, ventisette anni dopo l’ultima festa tricolore.

Il calendario ha fissato l’apertura del campionato con Juve e Napoli. È un segno del destino questa prima sfida a distanza tra le due rivali, con Allegri tormentato dopo la sconfitta in Supercoppa contro la Lazio e Sarri rasserenato dalla vittoria sul Nizza nel preliminare europeo. La Juve apre a Torino contro il Cagliari, il Napoli è atteso dal neopromosso Verona guidato dall’ex capitano e vice allenatore azzurro Pecchia (conosce a fondo le caratteristiche di quasi tutti i giocatori per aver lavorato con loro nel biennio di Benitez) ed è stato costruito da Fusco, napoletano di Mergellina, il manager poliglotta che ha preferito la carriera di direttore sportivo a quella di avvocato penalista. Sarri farà il primo turnover considerando la fatica del match di mercoledì scorso e la necessità di schierare a Nizza tra tre giorni, almeno in partenza, la formazione migliore per difendere il successo al San Paolo e staccare il passi per la fase a gironi di Champions League.

Il mercato del Verona si è basato sui ritorni alla vita calcistica di Cerci e Caceres, rinnovata la fiducia al 33enne bomber Pazzini, svanita in un lampo l’illusione di redimere Cassano, fuggito dopo una sola settimana di allenamenti. È vero che vi sono le scorie del preliminare e che Sarri ha collezionato due sconfitte e un pareggio nelle prime giornate degli ultimi tre campionati (il punto in rimonta a Pescara un anno fa con Mertens doppiettista) ma il Napoli deve dare subito un segnale di forza sul campo dove gli avversari più duri sono stati soprattutto quegli ultrà veronesi che scandiscono vergognosi cori, puro razzismo, per l’intera partita. Un ottimo motivo in più per vincere: in certi stadi era la carica anche per Maradona.

 
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