Napoli, se il peso dei ricordi
(vicini e lontani) fa male

Napoli, se il peso dei ricordi (vicini e lontani) fa male
di Francesco De Luca
Venerdì 21 Settembre 2018, 09:22
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C'è una cappa di pessimismo sul Napoli di Ancelotti non dalla serata dell'amaro pareggio a Belgrado, ma da oltre due mesi, cioè da quando s'è iniziata la stagione. Non sono arrivati campioni, e il tecnico peraltro non li aveva chiesti, ma - esclusi Jorginho, pagato a peso d'oro dal Chelsea, e Reina, di fatto congedato con un anno di anticipo - sono rimasti tutti i protagonisti della precedente straordinaria annata. I tifosi avrebbero voluto di più. Non era facile avviare un nuovo ciclo dopo l'addio di Sarri, andare oltre il Sarrismo. Non era facile evidentemente neanche per uno degli allenatori più vincenti al mondo. Non c'è il clone di Maurizio si rassegnino i suoi nostalgici tifosi (e sono giustamente tanti) - ma questo non vuol dire che sia lui il più bravo. Un tecnico che gioca come Maurizio in Italia ci sarebbe ed è quello che lo aveva sostituito tre anni fa ad Empoli: ma cosa si sarebbe detto se Giampaolo fosse stato scelto dal Napoli?

Non vi sono stati fuochi d'artificio sul mercato dopo l'arrivo del tecnico che ha allenato i più grandi, da CR7 in giù. Ma ad Ancelotti, pare, va bene così. Resta comunque sorprendente che l'esterno destro di riserva - Malcuit - sia stato la sesta scelta e che il portiere-tampone - Ospina - in attesa del recupero di Meret sia arrivato il giorno prima dell'inizio del campionato. Le prestazioni del Napoli non sono state esaltanti finora: tre vittorie sofferte, due di misura e una con la magia di Insigne. Questo anche perché Castel Volturno è tuttora un laboratorio. Ancelotti sta cambiando volto al Napoli: sa che di tempo non ce n'è troppo, quindi non s'intestardirà nella ricerca della formula più appropriata per la squadra partita male in Champions e attesa da due dure trasferte a Torino in sei giorni. Tocca all'allenatore e ai suoi uomini risvegliare la passione attraverso i risultati, però Napoli creda in questo percorso tecnico, affidato ai giocatori che l'hanno già resa calcisticamente felice e all'uomo che è venuto qui - ci ha detto più volte - perché conquistato dalla città che aveva conosciuto da avversario ai tempi delle sfide scudetto col Milan.
I ricordi, si tratti delle vittorie di Maradona o del gioco di Sarri, lontani o vicini, possono essere un peso. Ciò che in epoche differenti hanno saputo fare Diego e Maurizio resta nella storia del Napoli e nel cuore dei tifosi, anche perché essi sono stati simboli della città e non solo della squadra, ma bisogna avere la forza di guardare avanti, come spiegano Peppe Bruscolotti e Maurizio de Giovanni. Non può essere settembre il mese per recriminazioni e rimpianti. E comunque, dato che nel calcio la bacheca conta, si ricordi che gli unici trofei De Laurentiis li ha vinti grazie a Mazzarri e Benitez, due allenatori che non riempivano gli occhi della gente.

 
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