Sigarette, champagne e magie
Napoli-Pescara fa rima con Galeone

Sigarette, champagne e magie Napoli-Pescara fa rima con Galeone
di Mimmo Carratelli
Giovedì 12 Gennaio 2017, 09:00
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Arriva il Pescara e s’accende una stella nel cielo dei ricordi. Giovanni Galeone, bagnolese come Sarri, emigrato da bambino a Udine (Sarri in Toscana). Profeta del 4-3-3 “che è fantasia, il tridente è l’unico modulo che ha ragione di esistere”, faccia bruna intarsiata di rughe da simpatico gaglioffo francese, fumatore accanito di Marlboro Rosse, appassionato di jazz (nella sua casa girava sempre un disco di Jelly Roll Morton, il pianista di New Orleans), lettore di Camus e Sartre, bevitore di champagne “quando me lo posso permettere, altrimenti un prosecco o una spuma”, allenatore per 33 anni e, soprattutto, mago del pallone, anfitrione, affabulatore e padrone nella magica Pescara fra gli Ottanta e i Novanta.

Galeone ha oggi 75 anni e il calcio, che aveva amato e creato con fantasia, non gli interessa più. Nella balorda stagione dei quattro allenatori a Napoli (1997-98) riuscì a spremere una sola vittoria in 15 partite da una banda azzurra allo sfascio, sostituendo Carletto Mazzone e sostituito da Vincenzo Montefusco. Alla guida del Pescara venne terremotato due volte al San Paolo dalla squadra di Maradona, 6-0 il primo anno, 8-2 il secondo.
Andando a Pescara ci rivelò il suo mondo sull’Adriatico, quando sfidava l’assessore al traffico Marcozzi a tirare cento rigori nelle notti di luna allo stadio, spostava gli orari degli allenamenti per andare in barca, raggiungeva la Croazia in quattro ore sul gommone di Anna Catone e quando il sindaco Piscione lo volle all’inaugurazione della nuova stazione ferroviaria.

Era la Pescara di Galeone e di Manuel Estiarte, l’asso spagnolo della pallanuoto. L’appuntamento era allo chalet di Eriberto Mastromattei che piantò le prime palme a Pescara e aveva un leoncino sotto una palma vicino al suo ristorante sul mare dove Michele Cicchini, il cuoco, preparava le sue celebri “chitarrine al sugo di pesce”. Galeone era il re incontrastato di una banda di scatenati viveur tra i quali Gianni Pilota, che ospitava Ayrton Senna nella sua villa pescarese, e Gianni Santomo, collezionista di cimeli di D’Annunzio e di tremila cravatte, con aereo personale dopo che fece fortuna aprendo 180 negozi Benetton nel centro-sud. Gli altri erano Fefè D’Annibale e Valerio Santilli. Una volta, sulla spiaggia, fecero l’alba i giocatori della nazionale brasiliana dopo la partita d’addio di Leo Junior che è stato tra i giocatori di Galeone con Massimiliano Allegri e Gian Piero Gasperini. La vita notturna a Pescara girava attorno alla Birreria di Ivan Malaspina e Pasqualino, uno spudorato di Lanciano, raccoglieva le puntate delle scommesse clandestine.

Galeone è stato uno straordinario e inimitabile personaggio di un calcio che creava favole e alle favole credeva. L’ultima sua sortita è stata la segnalazione di Pjaca ad Allegri. Adesso il mondo di Galeone è il mare. Il pallone resta a riva, sotto un ombrellone chiuso.
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