Meret, il magnifico albatros azzurro:
torna da ex a Ferrara e para tutto

Meret, il magnifico albatros azzurro: torna da ex a Ferrara e para tutto
di Marco Ciriello
Lunedì 13 Maggio 2019, 07:30
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È sempre difficile tornare a casa, e parare. Alex Meret l'ha fatto, e probabilmente ha superato la linea d'ombra, difendendo quella della sua porta. Da oggi è più grande e anche più sicuro. Ha parato tutto, a momenti anche il rigore calciato da Petagna: sfiorando il pallone senza riuscire a respingerlo. Nonostante il gol, e nonostante un azzardato passaggio a Fabian Ruiz, ha giocato una grande inutile partita, e per questo due volte più importante. Ha difeso il pareggio prima e la vittoria dopo, in un campionato che il Napoli ha già chiuso. Ma alla fine Meret ha fatto dell'avventura un connotato specifico, andando oltre quella che già il ruolo di portiere regala.
 
Tornando a giocare contro la sua squadra, tra abbracci e affetto, con Leonardo Semplici che persino quando il suo ex portiere non smette di ricordare il bene che gli vuole anche se gliele prende tutte. Non succede spesso di guardare con benevolenza al portiere avversario, soprattutto se è stato il tuo, ma Ferrara fin dai tempi di Micòl e del Giardino dei Finzi-Contini (romanzo di Giorgio Bassani) c'ha insegnato a voler bene al passato, ai ricordi, a quello che c'è oltre i muri che si alzano. E allora bravo Alex Meret anche se la Spal perde per merito tuo e di un gol di Mario Rui che è come un passaggio di cometa, soprattutto dopo le partite in Champions League di quest'anno, quando l'ha visto segnare Carlo Ancelotti ha fatto la faccia di Tony Soprano che scopre che uno dei suoi uomini è passato con l'Fbi, ma le partite di fine campionato tra squadre che hanno già avuto quello che c'era da avere, sono così: lasciano spazio a chi deve recuperare, uguale alle ultime interrogazioni a scuola, ecco spiegato Allan che poi ribadisce anche l'attaccamento alla maglia Rui e su loro Meret, che era quello che aveva meno da farsi perdonare, qualche gol e una barriera messa male, con tante partite ancora da giocare e gol da salvare, ma il ragazzo di Udine (del 1997) si è portato avanti col lavoro, firmando i tre punti da porta. Già aveva mostrato grandi capacità, ed è anche accompagnato da lodi e aspettative, già ad Udine, quanto tutti parlavano di Simone Scuffet c'era sempre uno che aggiungeva: «Occhio, che il portiere degli Allievi, che ha un anno di meno, è ancora più forte», e all'Udinese di portieri se ne intendono, non mettono in porta il primo che passa.

Perché quando Meret cominciava a parare, da quelle parti in porta c'era Samir Handanovic (che con Manuel Neuer e Gigi Buffon è tra i suoi preferiti), ed ovvio il ragazzino ci buttava gli occhi e prendeva appunti, ne studiava i tuffi e l'uso dei piedi e alla fine qualcosa è rimasto, oltre il talento di base, alla fine, lo stile è quello del portiere sloveno dell'Inter, come dichiarò proprio Meret a quei tempi: «Ho avuto la fortuna di vederlo qui a Udine è fortissimo: molto bravo con i piedi, e poi mi piace il suo modo di interpretare il ruolo. Attacca molto la palla, che poi è una cosa che mi insegnano sin da bambino, qui a Udine». E oltre Handanovic c'è il patriarca Dino Zoff, che all'Udinese cominciò a stare tra i pali, nonno di tutti i portieri italiani, soprattutto di quelli che sono cresciuti scorticandosi le ginocchia sui campi friulani. Ha dalla sua una curiosità bartezzaghiana, come i grandi che l'hanno preceduto in porta: Zoff e Buffon, ma va aggiunto anche Perin, Meret non ha la vocale finale, viaggia leggero fin dall'anagrafe, lasciandosi lo spazio per saltare fin dal cognome. Una virtù a prescindere, che viene dalla storia familiare. Un gioco, che però aiuta, soprattutto nei momenti di solitudine che il ruolo regala, quando un portiere si aggrappa a tutto, anche a quello che manca. Il resto sono salti, e colpi di reni, e tentativi di capire dove finirà il pallone, e questa volta Meret l'ha sempre capito: da Jankovic a Floccari a Petagna, niente da fare, ogni loro tentativo diventa una mano o due del portiere del Napoli, che ha una grande apertura alare capace di coprire lo specchio della porta non a caso i preparatori del Napoli lo hanno soprannominato Albatros tanto che a volte bastano solo due dita per sminuire le intuizioni dei calciatori della Spal, costringendoli al rimando, e così il Napoli vince, e porta a casa altri tre punti. Ma soprattutto esce dal Paolo Mazza senza complicarsi il morale e con un Meret macchina-paratutto (quasi quasi anche il rigore), senza ombre tristi, né facce cupe, né pareggi. E con una consapevolezza in più, l'esattezza d'intervento di Meret, la sua capacità reattiva nonostante la fine della stagione, e una sempre più preponderante presenza rassicurante tra i pali. Un bel chiodo per il futuro, come si sperava. Un chiodo che dice speranza, e sicurezza, per molto tempo, in un ruolo difficile oltre che fondamentale. Una solida certezza, un portiere che ha talento, carattere e tenacia ha superato infortuni con slancio rimettendosi sempre tra i pali, ritornando a prendere possesso del suo spazio e riuscendo a salvare la porta senza l'angoscia del ruolo.
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