Ancelotti, voce disperata
nella notte rossa di Belgrado

Ancelotti, voce disperata nella notte rossa di Belgrado
di Anna Trieste
Mercoledì 19 Settembre 2018, 09:00 - Ultimo agg. 14:45
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Chissà se Ancelotti lo sa che nello smisurato repertorio della tradizione musicale napoletana ci sta una canzone che praticamente è una sintesi del suo esordio da allenatore del Napoli in Champions League. Tradotta in tutto il mondo e cantata addirittura dalla voce per antonomasia, Frank Sinatra, la canzone in esame fu composta nel 1950 e parla di un povero maronno che vaga disperato da solo in mezzo alla strada di notte non per problemi di nottambulismo bensì perché spera di incontrare la sua amata. E invece niente, costei, crudele e perfida, non solo non si appalesa ma addirittura gli dà un palo e lo mette nella condizione misera di essere sfottuto finanche dai corpi celesti.
 
 

La canzone si chiama Luna Rossa e sì, ok, ieri ad essere rossa era la Stella e non la Luna e però sempre di un corpo celeste si tratta e in definitiva il testo del brano rispecchia perfettamente l'andamento del primo match targato Ancelotti nell'Europa del calcio che conta: undici cristiani che vagavano disperati in mezzo all'area di rigore avversaria senza riuscire a vedere l'oggetto del desiderio loro e nostro: un gol. A un certo punto Insigne ha visto qualcosa che ci assomigliava ma era solo un'illusione momentanea, una traversa, non abbastanza per consentire agli azzurri di uscirsene dal Marakana di Belgrado con i tre punti in tasca e una bella vittoria che gli facesse dimenticare anche solo per un attimo di essere scesi in campo in eurovisione con un volantino delle offerte dell'Eurospin al posto della gloriosa maglia azzurra. Parafrasando la celebre canzone E a stella rossa me parla e te, io le domando si aspiett' a me, e me risponne si o vvuo' sape', cca' nun ce sta nisciun. Ecco. Nisciun. Niente, zero, nemmeno un gol. Che amarezza!
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